Il Sultano all’attacco del Califfo: mossa bivalente di Erdogan contro l’Isis per combattere i curdi

La svolta del presidente turco sul sedicente Stato Islamico dà un colpo al cerchio e uno alla botta: impedire il successo completo dei curdi è vitale per la Turchia, che dichiara ‘guerra’ al terrore dopo aver condotto per anni una politica sul filo del doppio gioco

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Roma – Svolta nella guerra internazionale all’Isis: la Turchia per la prima volta ha bombardato postazioni jihadiste nel nord della Siria, nell’ambito di una vasta operazione anti-terrorismo che ha portato a retate anche contro militanti curdi e tutti i “nemici” che mettono a rischio la sicurezza del Paese.

Gli F-16 di Ankara la notte tra il 23 e il 24 Luglio hanno “completamente distrutto” quattro postazioni dell’Isis, uccidendo 35 jihadisti. Nelle stesse ore le forze di sicurezza turche hanno compiuto retate in 16 province, arrestando 297 persone  sospettate di appartenere a varie organizzazioni terroristiche, tra cui Abu Hanzala, importante leader qaedista. Le operazioni non hanno comportato la violazione dello spazio aereo siriano.

A Istanbul in un blitz è stata uccisa una militante del gruppo marxista Dhkp-C. Una squadriglia di caccia-bombardieri turchi ha colpito gli obiettivi dell’Isis dallo spazio aereo di Ankara, senza penetrare in quello siriano. Una rappresaglia per l’uccisione di un militare di Ankara al confine con la Siria e per la strage di lunedì scorso a Suruc, in cui un kamikaze aveva ucciso 32 giovani turchi e curdi. Nelle stesse ore dei raid, 5mila agenti di polizia, con elicotteri e forze speciali, hanno effettuato irruzioni in 26 quartieri di Istanbul, in oltre 100 edifici sospettati di ospitare jihadisti dell’Isis e dei miliziani curdi del Pkk.

Gli attacchi degli F-16 contro l’Isis rappresentano “un passo diverso” che Ankara ha dovuto intraprendere a causa dei “cambiamenti nel nord della Siria”, ha spiegato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Erdogan ha spiegato che la base aerea di Incirlik, nel sud, diventerà quartier generale della coalizione anti-Isis e a certe condizioni potrà essere usata per i bombardamenti, a conferma dell’impegno assunto mercoledì in una telefonata con Barack Obama di combattere insieme contro la minaccia del Califfato. Per Ankara l’impegno anti-Isis è anche a una risposta a chi la accusava di non combattere i jihadisti perché più preoccupata di arrivare al rovesciamento di Bashar al-Assad in Siria e di arginare le milizie curde nel sud-est del Paese.

La Turchia si accinge anche a istituire una No fly zone lunga 90 chilometri e profonda una cinquantina in un’area di confine del nord della Siria, in modo da favorire i raid della coalizione. L’offensiva antiterrorismo durerà 3-4 mesi, ha anticipato Erdogan.

La possibilità di usare per i bombardamenti la base di Incirlik, costruita dagli americani nel 1951 e ospitante truppe turche, americane e britanniche e decine di aerei da guerra, rappresenta una svolta nella strategia Usa contro l’Isis, perché è molto più vicina alla roccaforte dei jihadisti a Raqqa ed è la più grande base americana nella regione.

Finora i bombardamenti americani erano effettuati prevalentemente con gli F-18A ‘Hornet’ imbarcati sulla USS ‘George H.W. Bush’ di stanza a Manama, sede della Quinta Flotta del Pacifico.

(Credit: AGI) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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