Thailandia, in vigore legge contro utero in affitto. Ferree limitazioni contro assurdo mercato di madri surrogate

L’Act to Protect Babies Born through Assisted Reproductive Technologies proibisce la surrogazione di maternità commerciale e il commercio di seme e ovociti. Autorizzato il ricorso a una madre surrogata solo per le coppie etero, sposate e sterili

Gammy e la sua vera mamma, Roy, quella che lo ha dato alla luce e lo ama, mentre i suoi degenerati genitori biologici lo hanno rifiutato perché affetto dalla Sindrome di Down. Loro - australiani, occidentali e incivili - soccombono eticamente rispetto a Roy, una gigantessa di umanità (foto AsiaNews)
Gammy e la sua vera mamma, Roy, quella che lo ha dato alla luce e lo ama, mentre i suoi degenerati genitori biologici lo hanno rifiutato perché affetto dalla Sindrome di Down. Loro – australiani, occidentali e incivili – soccombono eticamente rispetto a Roy, una gigantessa di umanità (foto AsiaNews)

Bangkok – In Thailandia Venerdì 31 Luglio è entrata in vigore la nuova legge sulle tecniche per la procreazione assistita, volta a proteggere il bambino e a porre fine al mercato dell’utero in affitto, che nel Paese aveva aperto un filone molto fiorente, ma con problemi di natura etica venuti alla ribalta della cronaca in modo dirompente.

L’Act to Protect Babies Born through Assisted Reproductive Technologies proibisce la surrogazione di maternità commerciale e il commercio di seme e ovociti. Le sole persone autorizzata a utilizzare tecniche di riproduzione assistita e una madre surrogata sono da ieri solo le coppie thai eterosessuali, sposate e senza figli.

Benché la legge non abbia effetto retroattivo, gli stranieri non potranno più cercare servizi di surrogazione commerciale in Thailandia. Secondo le statistiche, ogni anno più di 2mila coppie andavano nel Paese per usufruire delle prestazione.

Inoltre, l’Act to Protect Babies Born through Assisted Reproductive Technologies impone che le madri surrogate siano parenti strette della coppia che ha problemi di fertilità.

Sbarrata la pratica in auge per le coppie omosessuali di ricorrere alla maternità surrogata: da ieri vige il divieto assoluto. Al divieto per la surrogazione commerciale è associato anche il divieto di fare pubblicità e di intraprendere l’attività di mediazione per trovare una madre surrogata.

Per i cittadini thailandesi che abbiano un partner straniero è previsto un periodo di franchigia del vincolo matrimoniale: prima che siano decorsi tre anni dal matrimonio non sarà possibile accedere a questo tipo di servizi medici.

In Thailandia questa legge è arrivata dopo una serie di eventi traumatici, che hanno destato vasta eco anche internazionale.

Il primo riguarda Gammy, un bimbo nato da madre surrogata thai. I suoi genitori biologici australiani lo hanno incredibilmente abbandonato perché affetto da sindrome di Down, mentre hanno tenuto la sorellina gemella, nata senza alcuna disabilità. La madre surrogata, Koy, ha intrapreso una lunga battaglia legale per poter tenere il bambino, che oggi vive con lei dopo che le corti thailandesi hanno riconosciuto il suo diritto a non separarsi dal bimbo che aveva dato alla luce. 

La seconda vicenda coinvolge un uomo giapponese, del quali si è scoperto fosse il padre biologico di almeno 16 bambini nati attraverso madri surrogate thailandesi. I media locali hanno chiamato il caso “la fabbrica dei bambini“.

Infine, qualche settimana fa è emersa la storia di una coppia gay statunitense rimasta bloccata in Thailandia perché la madre surrogata della bambina – data alla luce ‘per conto’ di questi due uomini – rifiuta di firmare il consenso per affidare loro la piccola, bloccandone l’emissione del passaporto e l’espatrio della piccola.

(Credit: AsiaNews) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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