L’Isis distrugge monastero cattolico di Mar Elian. Nunzio a Damasco si appella alla Comunità Internazionale

I jihadisti hanno raso al suolo con le ruspe l’edificio cattolico risalente al V Secolo d.C. In un video le immagini delle devastazioni. Violati i resti di Sant’Elian, ucciso dai romani nel 282 per essersi rifiutato di abiurare la fede. A maggio i jihadisti avevano rapito il priore del monastero, Jacques Mourad. Monsignor Zenari ammette: “notizie dall’area frammentarie”. Poi accoglie con cauto ottimismo la risoluzione Onu e gli sforzi della Comunità Internazionale, cui si appella per salvare la Siria – FOTO

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Damasco (AsiaNews) – Le milizie dello Stato islamico (SI, ex Isis) hanno distrutto nelle ore scorse il monastero cattolico di Mar Elian ad Al Qariatayn, a sud-ovest di Homs, in Siria. Un edificio del V Secolo d.C., che i jihadisti hanno abbattuto con ruspe e bulldozer, postando in rete in video (in realtà si tratta di alcuni scatti fotografici montati in sequenza) che ritrae alcuni momenti dello scempio.

In una prima immagine si vede la profanazione della chiesa, cui segue la riesumazione dei resti di Sant’Elian – ucciso dai romani nel 285 – al quale il monastero era dedicato. Infine la distruzione dello storico complesso, situato nel deserto siriano.

Interpellato da AsiaNews monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, ha riferito che “è difficile avere notizie di prima mano”. Il prelato ha cercato di contattare “la diocesi della zona, ma non vi sono al momento conferme indipendenti o altre informazioni utili”. 

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Al Qariatayn, cittadina che ospitava il monastero, è un’area strategica ricca di giacimenti situata nella provincia centrale di Homs, strappata a inizio mese dai jihadisti islamici alle forze fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad. Secondo quanto riferito dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (Sohr), con base a Londra e una fitta rete di informatori sul luogo, lo le truppe dell’Isis avrebbero inoltre trasferito gran parte dei cristiani assiri rapiti all’indomani della cattura di Qaryatain

“Anche per quanto riguarda le famiglie cristiane” prosegue monsignor Zenari, “le notizie sono frammentarie e mai precise. È probabile che siano trattenuti per vari motivi, forse come scudi umani o altro. L’unico dato certo è che sono nelle loro mani, la situazione è ingarbugliata e sono tuttora in atto scontri fra le varie fazioni”. 

Padre Jacques Mourad, sacerdote siro-cristiano e priore del monastero di Mar Elian, rapito a maggio dai diabolici miliziani jihadisti dell'Isis

Resta avvolta nel mistero anche la sorte del prete siro-cristiano Jacques Mourad (nella foto a sinistra), il priore del monastero di Mar Elian, famoso per la sua opera a favore di cristiani e musulmani, rapito nel maggio scorso nei pressi del luogo di culto ora distrutto. Al momento del rapimento egli era al lavoro per accogliere le centinaia di rifugiati in fuga da Palmira in seguito alla presa della città da parte dei jihadisti dell’Isis.

Si cerca di escogitare tutti i mezzi possibili per liberarlo – ha detto il nunzio apostolico in Siria ad AsiaNews – ma finora ogni tentativo non ha dato l’esito sperato. Anche se non si è rimasti con le mani in mano, non vi sono stati risultati tangibili”. 

Zenari ha espresso però cauto ottimismo verso gli ultimi sviluppi della diplomazia internazionale, al lavoro per attuare un piano di pace per la Siria, martoriata da quattro anni e mezzo di guerra e ostaggio delle milizie jihadiste. “Qualcosa si muove – secondo Zenari – anche se siamo ancora lontani dall’obiettivo bisogna continuare, usando una metafora calcistica, a giocare con l’obiettivo di arrivare a far gol. Siamo ancora lontani dalla porta, ma stiamo muovendo dei piccoli passi in quella direzione”. 

Ieri l’Iran ha accolto con favore il piano delle Nazioni Unite che vuole mettere fine al conflitto siriano, sottolineando la necessità del coinvolgimento diretto del regime del presidente Assad. Il 18 agosto il Consiglio di Sicurezza Onu aveva adottato una nuova risoluzione volta ad avviare nuovi colloqui di pace fra le varie fazioni in lotta, sostenuta dalla Russia – alleato di Damasco – e dagli altri 14 Paesi membri.

Il piano elaborato da Staffan de Mistura, inviato speciale in Siria dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, dovrebbe essere avviato nel prossimo mese di Settembre e mira alla creazione di quattro gruppi di lavoro che studieranno soluzioni in materia di sicurezza, anti-terrorismo, questioni politiche e legali, ricostruzione

Per monsignor Zenari “vale la pena lavorare, anche iniziando dai lati, per arrivare un giorno al centro”. Il nunzio a Damasco ha confermato che “qualcosa si sta muovendo” e ormai tutti “si è d’accordo sul fatto che così non si può andare avanti perché l’unico a guadagnarci in questo momento è lo Stato islamico. Questo elemento è entrato nella coscienza di tutti, governo e opposizione, governi stranieri e comunità internazionale. Resta ancora il problema legato all’organo di transizione dotato di poteri esecutivi chiamato a traghettare il Paese – conclude il prelato – ma sugli altri punti (lotta al terrorismo, questione umanitaria, civili) si registrano convergenze”.

Tuttavia, monsignor Zenari non tiene in alcun conto il fatto che i jihadisti dell’Isis non mostrano alcuna propensione al dialogo, perché sono rivolti alla conquista territoriale della Siria e a dilagare in tutto il Medio Oriente e il Nord Africa.

Il progetto dell’Isis è di natura geopolitica e georeligiosa, non ammette prigionieri, ma solo sottomessi all’islam. Ormai è chiaro come la gerarchia cattolica sia succube della paura di dover dichiarare di avere un nemico avente il progetto di annientarla. Un errore che sembra essere diffuso anche tra le ‘cancellerie’ occidentali, incapaci di deliberare una strategia di intervento collettivo in difesa delle popolazioni dei Paesi in cui l’Isis e i suoi alleati stanno compiendo ripetuti massacri di massa con mezzi primitivi di distruzione.

(Credit: AsiaNews) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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