Restiamo umani (ma anche lucidi però…). Aylan, i bambini senza nome e Anna Frank

La foto del piccolo curdo annegato in Turchia è assurta a simbolo di una tragedia che continua per demeriti diffusi: da Obama alle petromonarchie del Golfo. Un solo inascoltato testimone dei tempi presenti: Vladimir Putin (ma guardate voi se ci tocca difendere un ex agente segreto del Kgb…). Pochi però individuano la fonte del male: il jihadismo islamista. Il “Protocollo Al-Sisi” subito…

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Abdullah, Rehan, Galip e Aylan Kurdi, una famiglia come noi. Distrutta, come una famiglia europea incorsa in un incidente stradale? Non proprio, però i fatti vanno inquadrati con lucidità: queste persone sono vittime non dell’insensibilità europea, ma del diabolico disegno islamista del jihad lanciato contro il mondo intero. Da una minoranza musulmana? Lo speriamo con forza.

Restiamo umani, ma anche lucidi però.

Un incidente in mare, una fuga per la libertà, il ribaltamento di una barca che da mezzo di salvezza si trasforma – complice lo stato d’animo traballante dei viaggiatori – in trappola mortale per una famiglia di Kobane, la città martire e simbolo delle porcherie geopolitiche che hanno determinato la tragedia siriana, madre di tutte le vergogne, epicentro dell’orrore, ipocentro dell’inumanità. Un fatto drammatico che si trasforma in tragedia.

A Bodrum l’Europa prenderà coscienza dell’orrore? Questo l’interrogativo ricorrente e ridondante su molti media conformisti, con la tesi precostituita: “è colpa nostra se Aylan è morto in mare”.

Indirettamente è colpa nostra, però restiamo umani, ma anche lucidi.

Aylan, Galip e Rehan Kurdi – e i mille e mille morti in mare per sfuggire alla persecuzione e all’orrore del jihadismo – sono morti per colpa nostra molto indirettamente: avremmo dovuto intervenire con forze militari preponderanti, secondo un disegno che però lucido non è stato a causa di un imbecille seduto nella poltrona di ‘presidente dell’Occidente’ (e dell’ideale Lega della Libertà che dovrebbe unire tutti gli Stati occidentali e sedicenti civili).

Barack Obama, il più demeritato Premio Nobel della storia, attorniato da una folla di nani politici su cui si erge il nano gigante, Vladimir Putin. La Russia ha provato sulla carne l’orrore del jihadismo islamista caucasico: Beslan è passato invano? Abbiamo dimenticato i bambini massacrati da questi reietti dell’Umanità? Sì, probabilmente abbiamo dimenticato.

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Restiamo umani, ma anche lucidi però.

E la lucidità dovrebbe farci capire quanto Aylan sia vittima diversa dai bimbi senza nome decapitati in Siria per il sol fatto di essere cristiani o yazidi o sciiti.

La lucidità dovrebbe farci capire che c’è una differenza profonda tra chi muore in mare per un tragico incidente e chi viene privato della propria giovane vita, inoffensiva vita, con la forza brutale del coltello, con l’inumanità diabolica della mano satanica di un miliziano che si ammanta di religione e abusa del nome di Dio.

Lucidità imporrebbe che la foto di Aylan fosse stata preceduta da quelle degli orrori cui i bambini – dall’Indonesia all’Africa Occidentale – sono sottoposti dalle milizie islamiste. Crocifissi. Decapitati. Stuprati. Mutilati. Annientati. Da uomini e da donne in preda all’effluvio satanico risolutivo: una Shoa moltiplicata in prospettiva per 7 miliardi di persone.

E allora viene in mente il “Protocollo Al-Sisi”, proluso a inizio anno all’università sunnita di Al-Azhar, in cui il presidente egiziano ha ammonito: o l’islam si riforma da sé o dovremo sopportare l’ignominia di essere identificati con gli sterminatori potenziali di sette miliardi di persone con cui condividiamo il mondo. Urticante discorso, denso del riformismo proprio delle grandi personalità storiche, quelle che riempiono diverse pagine dei manuali di storia: a patto però che a vincere saremo noi, figli di Al-Sisi e di Benedetto Croce.

Restiamo umani, ma anche lucidi però.

I nazisti commisero una quantità indescrivibile di orrori, ma cercarono di celarle e hanno continuato a negarle. I nuovi nazisti del XXI Secolo (le cui gesta sono iniziate in quello passato) si vantano delle nefandezze commesse. Una differenza che dovrebbe convincere tutti dei pericoli cui corre il mondo, se non distingue i profughi e i perseguitati dagli altri migranti, tra cui – in mezzo a tante persone mosse da commendevoli intenzioni – si può nascondere tutta la gamma dei potenziali persecutori delle libertà democratiche. Libertà di circolazione e di stabilimento, con selezione e sorveglianza massima. Contratto sociale diverso e nuovo, non gratuita accoglienza senza sinallagma.

E allora per discernere un incidente (tragico e che ci commuove) – senza il quale questi bimbi sarebbero oggi in un posto più sicuro di Kobane – dall’esito deliberato, efferato e senza umanità di praticanti dell’orrore jihadista, occorre capire la differenza tra Aylan e i bambini senza nome, tra i bambini caduti nelle guerre e Anna Frank, uccisa con deliberata efferatezza dai servi del Fuhrer.

Dobbiamo restare molto lucidi per essere umani, ci serve per capire che l’orrore va combattuto con il coraggio e che la Storia impone di produrre sicurezza, non solo di consumarla impunemente come una bibita dolciastra, che si può gettare nel primo secchio a portata di mano.

La Storia ha il gusto che sappiamo dargli: è dolce solo se la sorveglianza democratica resta massima e non confonde mezzi e fini; diventa amarissima, potenzialmente mortale, se ci si distrae appena un attimo.

Ciao Aylan, ciao Galip. Ciao martiri della libertà e della nostra paura.

Restiamo umani, ma anche lucidi però.

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