Siria, i jihadisti strappano alle forze regolari la base aerea di Idlib. La Russia in soccorso di Assad

L’ultima base aerea governativa è caduta nelle mani delle milizie islamiste, fra cui al-Nusra. Un altro duro colpo per le truppe di Assad, che perde altro terreno. La tempesta di sabbia in atto nella regione avrebbe favorito l’avanzata dei miliziani. Analisti internazionali: decisivo il sostegno in armi e denaro di Arabia Saudita, Qatar e Turchia (membro indegno della NATO). Aerei russi carichi di armi a Damasco e Fanti di Marina giunti a Latakia

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Damasco – Dopo una lunga battaglia, le milizie di al-Nusra – gruppo jihadista affiliato ad al-Qaeda – ha conquistato una base aerea militare nella provincia nord-occidentale di Idlib, che era l’ultima postazione governativa nella zona. Un duro colpo per il presidente Bashar al-Assad e le forze regolari.

Secondo quanto riferito dalla tv di Stato, la base aerea di Abu al-Duhur era da due anni nel mirino dei jihadisti, aiutati dalla tempesta di sabbia che in questi giorni grava sulla regione e che ha impedito ai caccia dell’aviazione militare siriana di decollare e contrastare le truppe islamiste.

Dalla scorsa primavera il cosiddetto “Esercito di conquista” – una galassia variegata di movimenti islamici, fra cui le milizie di al-Nusra – ha conquistato diverse città, fra cui il capoluogo Idlib e Jisr al-Shughour. In agosto alcuni miliziani hanno portato diversi attacchi suicidi finalizzati a conquistare i punti di accesso alla base. I militari siriani hanno “evacuato le loro postazioni e si sono diretti in un altro punto”, riferisce sempre la tv di Stato siriana, mentre l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani – gruppo con base a Londra e legato all’insorgenza siriana – ha affermato che l’esercito regolare è stato “cacciato” dalla provincia e non vi è più un soldato legittimo in tutta l’area. Sotto la tutela di milizie filo-governative (Hezbollah) restano tuttavia i villaggi sciiti di Foua e Kfarya, ma sono circondati dalle forze sunnite ribelli che hanno bersagliato il territorio con centinaia di razzi e colpi di mortaio.

Analisti ed esperti di questioni militari sottolineano che la perdita della base di Idlib è un altro duro colpo” per le forze di Assad e che la regione è sotto il controllo di una “coalizione estremista islamica”, beneficiaria del sostegno economico e di armi provenienti da Arabia Saudita, Qatar e Turchia (Paese membro della NATO). 

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Nel frattempo, la Russia sta inviando armamenti in Siria per rafforzare l’esercito legittimo e consentire al regime di Assad di riprendere terreno contro i jihadisti. Lo ha confermato la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, sul sito web del ministero, spiegando che “la minaccia terroristica nel Paese ha raggiunto un livello senza precedenti in Siria e nel vicino Iraq” e “gli armamenti consegnati all’esercito siriano servono per scoraggiare tale minaccia“.

Zakharova ha precisato che “se ci dovesse essere bisogno di misure aggiuntive, al tema sarà data una appropriata considerazione, in ogni caso, sulla base del diritto internazionale e della legislazione russa”. La portavoce di Lavrov ha anche informato che ‘consulenti militari’ russi sono presenti al momento in Siria e stanno già assistendo la consegna di materiale bellico al regime di Damasco.

Un annuncio che segue le notizie diffuse da funzionari dell’amministrazione statunitensi, secondo cui almeno tre aerei da trasporto militare russi sono atterrati in Siria negli ultimi giorni: due Antonov 124 ‘Condor’ e un terzo velivolo cargo, che ha trasportato personale militare. I tre aerei sono atterrati a Latakia, città della Siria nord-occidentale, roccaforte del presidente Assad.

Sempre a Latakia, i russi hanno installato strumenti di controllo e strutture provvisorie in grado di ospitare “centinaia di persone”. Mosca ha anche inviato due navi per trasporto di mezzi corazzati e un ristretto numero di uomini della Fanteria di Marina, la forza anfibia russa.

Dopo il diniego elevato da Bulgaria e Grecia, l’Iran ha aperto il proprio spazio aereo ai velivoli russi, definiti “voli umanitari”.  “Oggi l’ambasciata russa ha ricevuto l’autorizzazione per tutti i voli russi carichi di aiuti umanitari diretti in Siria”, ha annunciato il portavoce dell’ambasciata russa a Teheran, Maxim Suslov. L’annuncio è arrivato dopo che il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aveva affermato l’esistenza di “rotte alternative che saranno valutate e analizzate”, dopo il veto bulgaro e greco.

Dall’inizio della guerra civile siriana – marzo 2011 – sono morte 240.381 persone. Il 9 giugno scorso il tragico bilancio era già di 230.618 morti, con 11.964 bambini periti, mentre i civili deceduti sono complessivamente 71.781.

Un terzo del totale delle vittime erano soldati dell’esercito che combatte per Assad, ovvero 88.616 unità: di questi, 50.570 erano soldati regolari e il resto combattenti alleati. Gli sfollati, secondo i dati delle Nazioni Unite, sono circa 10 milioni. Almeno 4 milioni di siriani hanno scelto di fuggire verso le nazioni confinanti – Turchia, Libano, Giordania e Iraq – mentre altri 150mila hanno chiesto asilo all’Unione Europea. Gli altri 6,5 milioni sono invece sfollati interni, persone che hanno dovuto abbandonare tutti i loro averi, ma hanno scelto di rimanere nel Paese.

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