Libia, Isis minaccia un massacro a Sirte: “entro fine mese dovete chiedere perdono”
Tutti gli abitanti destinatari dell’ultimatum, ma agli uomini in età di servizio militare o che hanno servito in forze armate o di polizia è stato imposto di aderire al cosiddetto Stato Islamico dell’Iraq e di al-Sham (sedicente califfato). Chiuse le banche: sarà ammesso riaprirle dopo che avranno adottato il sistema bancario islamico
Roma – Il sedicente Stato Islamico dell’Iraq e di al-Sham (ISIS) ha lanciato un ultimatum agli abitanti di Sirte, cui è stato dato tempo fino alla fine di settembre per chiedere perdono e aderire al gruppo jihadista.
Hussein al-Karami (a sinistra, nella probabile foto diffusa a marzo da ‘Libyan Insider’ su Twitter), emiro di Sirte e leader di Ansar al-Sharia – il braccio libico del sedicente califfato – ha emesso un messaggio via radio, captato dalle centrali di ascolto nel Mediterraneo, in cui afferma che “gli abitanti di Sirte si devono sbrigare nel chiedere perdono prima che sia troppo tardi, perché se non lo fanno li considereremo apostati e nemici dello Stato islamico“, il che equivale a condannarli a morte.
In particolare al-Karami ha emesso l’ordine politico e religioso di entrare nelle milizie dell’ISIS a tutti gli uomini in età di servizio militare o che hanno servito in forze armate o forze di polizia.
Due giorni fa, secondo quanto ha riportato la testata ‘Libya Herald’ citando fonti locali, i miliziani dell’ISIS hanno chiuso le banche della città, perché contrarie alle regole islamiche. La chiusura durerà finché le banche non avranno adottato il sistema islamico, che vieta l’apposizione di interessi sui prestiti, ma solo il pagamento dei costi materiali dell’attività (una presa in giro, ovviamente).
La chiusura – nota il quotidiano libico di matrice liberale – è poco più di un atto simbolico, perché le banche di Sirte non hanno e non avevano denaro a causa della situazione drammatica in cui versa la città.
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