Scandalo Volkswagen negli Stati Uniti, taroccati i dati sull’inquinamento. Winterkorn: “abbiamo mentito”

Sotto accusa un software che nasconderebbe le emissioni a comando. Negli Stati Uniti il gruppo VW obbligati a richiamare 500mila Volkswagen. L’EPA ha accusato i tedeschi di aver deliberatamente cospirato per aggirare i controlli, il Ceo della VW ha ammesso le colpe. Uno ‘scherzetto’ che potrebbe costare una cifra folle: 18 miliardi di dollari. In arrivo una multa senza precedenti e una valanga di disdoro su VW-Audi, con ripercussioni in tutto il mondo (anche in Europa) – STOP VENDITE VW-AUDI DIESEL IN USA. DIPARTIMENTO GIUSTIZIA APRE INDAGINE PENALE

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Francoforte – È un “disastro” per la Volkswagen. Il gruppo automobilistico VW-Audi – che ha nel proprio bouquet di brand anche Bentley, Bugatti, Lamborghini, Porsche, Seat e Skoda – ha riconosciuto di aver falsato la misurazione sugli scarichi di gas di alcuni veicoli diesel venduti sul mercato degli Stati Uniti con l’intento deliberato di aggirare gli standard ambientali.

Un portavoce dell’azienda, riporta il ‘Der Spiegel’ nell’edizione online, ha compiuto un’ammissione di colpa: “Lo abbiamo ammesso davanti alle autorità. Corrisponde a verità. Collaboriamo attivamente“.

Una versione su cui si è espresso anche il Ceo della Volkswagen, Martin Winterkorn, che – annunciando l’avvio di un’inchiesta indipendente per chiarire l’accaduto – ha però dichiarato: “mi scuso personalmente in tutti i modi, per aver perso la fiducia dei nostri clienti e del pubblico. Quanto accaduto ha per tutti noi del direttivo e per me personalmente la massima priorità“. Citato da ‘Der Spiegel’, Winterkorn ha continuato affermando che deve essere chiaro che “la Volkswagen non tollera alcuna violazione delle regole o delle leggi” e quindi “farà tutto il possibile per recuperare la fiducia persa“, un’osservazione tautologica che rende evidente la pressione cui sono sottoposti i vertici del gruppo di Wolfburg-Ingolstadt. 

“Lavoriamo con le autorità in modo completo e per chiarire tutta la vicenda in modo rapido e trasparente”, ha poi proseguito il numero uno della casa automobilistica tedesco-austriaca. Secondo l’accusa dell’EPA (Environment Protection Agency) degl Stati Uniti – l’ente federale di protezione ambientale – il gruppo VW-Audi avrebbe messo a punto un software in grado di rilevare quando la macchina è sottoposta ai test sulle emissioni nocive, in modo tale da limitare i livelli di inquinamento solo in quel periodo di tempo.

Negli altri momenti,  secondo l’Epa, i veicoli inquinerebbero molto più di quanto comunicato dalla casa produttrice in via ufficiale.

Secondo questa valutazione l’EPA ha ordinato il richiamo di quasi 500.000 veicoli del gruppo Volkswagen-Audi dei modelli VW Jetta, Beetle, Golf e Passat, ma anche di Audi A3, tutte in versione diesel. Un quantità di vetture da richiamare di oltre 482mila veicoli, da sottoporre a immediata revisione di software, per evitare di superare i controlli di routine in occasione delle analisi programmate di revisione. Le vetture da richiamare sono state prodotte tra il 2009 e il 2015.

Il sowtware consentirebbe perciò di abbassare in modo fittizio i dati delle emissioni – nel momento del controllo di revisione – ma normalmente le auto questi veicoli inquinerebbero più di quanto comunicato dall’azienda produttrice.

Il software è stato creato per nascondere l’emissione di monossido di azoto. “Usare un impianto di manipolazione nelle macchine per eludere gli standard ambientali è illegale”, ha dichiarato Cynthia Giles, un’alta funzionaria che si occupa del sistema di controlli dell’EPA. La signora Giles ha anche aggiunto che questo stratagemma costituisce “una minaccia alla salute pubblica“.

Un dato su cui – come noto – gli americani non sono inclini al perdono. Tanto è vero che secondo alcuni esperti il richiamo potrebbe costare alla VW-Audi fino a 18 miliardi di dollari, ma non sarebbe l’unico costo da affrontare, perché l’EPA sarebbe intenzionata di irrogare una sanzione esemplare per un fatto gravissimo che mai si era verificato in precedenza, come ammesso dalla stessa Giles.

Secondo alcuni rumors di stampa, il Deutsche Umwelthilfe (UDH) di Berlino avrebbe chiesto alle autorità tedesche l’emissione in Germania di un divieto di circolazione delle autovetture diesel del gruppo VW interessate dallo scandalo, ma tale richiesta al momento non è stata confermata.

La richiesta però si fonderebbe sul fatto che il problema non riguarderebbe solo gli USA, ma addirittura in Europa sarebbe ancor più grave, soprattutto per quanto riguarda i produttori automobilistici tedeschi, che da anni mantengono un braccio di ferro con le autorità di Bruxelles, rallentando con tutti i mezzi il processo di riduzione delle emissioni dei gas inquinanti dei motori diesel in Europa.

Alla ripresa delle contrattazioni di questa mattina si vedrà in che modo il mercato azionario reagirà a questo incidente che rischia di bloccare la corsa del gruppo VW-Audi verso la vetta di primo costruttore automobilistico al mondo, scalzando la Toyota. Un obiettivo previsto per il 2018, ma che sembrava alla portata di Wolfsburg, se non fossero intervenuti rallentamenti nelle vendite in Cina, Russia e Sudamerica.

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.