Le bugie del Volkswagen Gate svelano la doppiezza di Angela Merkel. ‘Die Welt’: “il governo sapeva”

Il quotidiano di Berlino svela le bugie della Bundeskanzlerin, che qualche ora prima aveva chiesto “chiarezza” sulla vicenda. Un deputato federale dei Verdi aveva presentato sul tema un’interrogazione al ministro tedesco dei Trasporti, che aveva fornito una risposta. “Uno scandalo” hanno definito i Grünen per l’inerzia del governo della Groß Koalition. Le auto interessate nel mondo sarebbero 11 milioni, uno scenario da incubo per il gruppo VW-Audi. Winterkorn resiste e in un video si scusa, ma i vertici della società decideranno tra giovedì e venerdì

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Berlino – “Il governo federale era a conoscenza di frodi sulle emissioni“. Questo il titolo di un articolo del quotidiano berlinese ‘Die Welt’, che sul Volkswagen-Gate è intervenuto martedì sera con un articolo sul proprio sito web, spiegando che “la tecnica per la manipolazione dei motori è nota a Berlino e Bruxelles da tempo“.

Lo dimostrerebbe un documento del Bundestag (la Camera dei Deputati federali della Germania, ndr) contente la risposta del ministero dei Trasporti a una interrogazione presentata sul tema dai Grünen il 28 Luglio scorso. Il quesito posto dai Verdi tedeschi non distingueva motorizzazioni a ciclo Otto (a benzina, ndr) o a ciclo Diesel (a gasolio), ma intendeva capire se il governo sapesse della possibilità che vetture sottoposte ad analisi delle emissioni potessero avere una ‘capacità di reazione’, abbassando la potenza e, di conseguenza, le emissioni.

La risposta del ministero dei Trasporti dimostrava uno scambio di opinioni con la Commissione Europea, per cui secondo Bruxelles “non è stata dimostrata” la possibilità di mettere in pratica questa adattabilità del software.

Circostanza che però dimostra in modo indiscutibile che anche la Commissione Junker fosse a conoscenza de rilievi sollevati alla VW negli Stati Uniti.

“Il fatto che ancora non sia accaduto nulla, è considerato uno scandalo dai Verdi”, afferma il quotidiano berlinese, secondo cui “il governo federale è da tempo a conoscenza del fatto che in sede di controlli i costruttori automobilistici possono utilizzare dispositivi di manipolazione” delle emissioni per falsarne le rilevazioni.

A questo punto le dichiarazioni di martedì mattina della Bundeskanzlerin, Angela Merkel, assumono un altro significato.

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Ieri mattina infatti la cancelliera tedesca aveva usato toni perentori: “Spero che i fatti vengano chiariti al più presto“, aveva dichiarato alla stampa, chiedendo una soluzione rapida e trasparente. Al contrario, ‘Die Welt’ nella serata di martedì ha dimostrato che Merkel mentiva sapendo di mentire, solo per salvare la faccia di un esecutivo che era a conoscenza della questione.

Altrettanto si può dire per la Commissione Europea, che tramite una portavoce faceva sapere in mattinata di essere “pronta ad andare fino in fondo“, mentre il quotidiano di Berlino – citando la risposta del ministero dei Trasporti all’interrogazione dei Grunen a fine Luglio – dimostrava poi come anche da Justus Lipsius mentissero sapendo di mentire.

A questo punto, mentre tutti hanno mentito per coprire una verità scandalosa – che le autorità statali tedesche e quelle comunitarie di Bruxelles sapessero della truffa informatica di una casa automobilistica che della propria correttezza ha fatto un pilastro identitario – bisognerebbe capire perché questo scandalo è scoppiato proprio in questo momento, a soli due giorni dall’apertura al pubblico del Salone di Francoforte, quando i fatti erano invece noti, anche se non di pubblico dominio.

Che cosa nasconde questa ‘bomba’ ecologica, che rischia di portare a fondo l’industria automobilistica tedesca?

Non a caso ‘Automotive News‘ ha descritto lo scenario dell’automotive in modo preoccupante. “Il dieselgate Volkswagen è solo la punta dell’iceberg“, afferma Nico Muzi, portavoce di “European Federation for Transport and Environment“, più nota come Transport & Environment. L’organizzazione ha redatto un rapporto che è stato rilanciato proprio da ‘Automotive News‘, secondo cui anche altri costruttori sarebbero coinvolti nell’affaire.

Nel documento si citano infatti la Bmw, la Daimler-Benz e la Opel della General Motors. Se un portavoce di BMW sulla questione ha precisato che i modelli della casa di Monaco rispondono ai parametri delle emissioni inquinanti “sia in un contesto di test che in condizioni reali”.

Da Daimler-Benz è arrivata la precisazione che i modelli della Mercedes non montano sistemi come quelli usati dal gruppo VW-Audi, mentre da General Motors non hanno rilasciato alcun commento, rifiutandosi di commentare un eventuale coinvolgimento.

Anche FCA ha diramato un comunicato ad hoc per spiegare che le automobili del gruppo non montano particolari elettronici che abbiano la stessa finalità di ‘prendere in giro’ i sistemi di rilevazione delle emissioni inquinanti.

Martedì pomeriggio Martin Winterkorn ha diffuso un video in tedesco (spiegato anche in inglese) in cui ha ribadito le scuse per quanto accaduto, ma non ha dato segno di volersi dimettere, sottolineando che i gravi errori di pochi non possano mettere in pericolo il lavoro di 600.000 persone che lavorano nel gruppo. Una spiegazione che potrebbe non aver convinto il board di VW-Audi, che oggi e domani si riunirà per capire come affrontare questo tsunami commerciale abbattutosi sulla casa tedesca.

Indiscrezioni vorrebbero Winterkorn licenziato venerdì, forse anche con un occhio all’andamento di borsa. Le responsabilità del CEO del gruppo Volkswagen sono evidenti, perché direttamente dirige il reparto ricerca e sviluppo e quindi non poteva non sapere di quanto i tecnici combinassero per coprire lacune in tema di emissioni inquinanti.

Al posto del 68enne manager di Leonberg, sembrerebbe possa arrivare l’attuale CEO di Porsche AG, Matthias Mueller. Un rumors rilanciato dai media tedeschi.

Da ogni parte del mondo infatti si moltiplicano le azioni di verifica della regolarità tecnica dei propulsori montati sulle auto del gruppo.

In Italia il ministro dell’Ambiente – Gianluca Galletti – ha scritto all’amministratore delegato e direttore generale di Volkswagen Group Italia, Massimo Nordio, chiedendo informazioni sulle vetture vendute nel mercato italiano. “Ho appreso con preoccupazione le risultanze delle indagini – scrive Galletti – e le chiedo di volermi fornire elementi oggettivi che nelle autovetture commercializzate in Italia non siano stati installati accorgimenti tecnici analoghi volti ad alterare i dati emissivi da test rispetto alla realtà“.

Su tavolo del ministro c’è anche l’ipotesi di bloccare la vendita di automobili Volkswagen ed Audi con propulsori a gasolio, uno scenario d.a vero incubo per la casa di Wolfsburg e quella di Ingolstadt, che in una prima valutazione hanno quantificato le auto interessate dal problema in ben 11 milioni. 

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.