Il Fondo Monetario Internazionale alza le stime per l’Italia, ma la crescita mondiale rallenta

Il Pil del nostro Paese previsto a +0,8% nel 2015 e +1,3% nel 2016. Economie dei Paesi emergenti in frenata

Washington – La crescita dell’economia italiana è “più forte delle attese”, secondo il giudizio del Fondo monetario internazionale, che nel “Rapporto economico autunnale” fissa allo 0,8% l’incremento del Pil nel nostro paese quest’anno e all’1,3% nel 2016.

Numeri ancora inferiori alle previsioni del Governo (+0,9% e +1,6%), ma che rivedono al rialzo dello 0,1% le aspettative comunicate dallo stesso istituto di Washington nel luglio scorso. Ancor più evidente il ritocco verso l’alto rispetto ai dati di aprile, pari rispettivamente allo 0,3% su quest’anno e allo 0,2% sul prossimo.

Buone notizie anche sul fronte della disoccupazione, destinata a scendere sotto la soglia del 12%. Secondo i tecnici del Fondo il tasso dei senza lavoro calerà dal 12,7% del 2014 al 12,2% nel 2015 e fino all’11,9% nel 2016. Se è questa la riduzione della disoccupazione che dovrebbe far rialzare l’Italia, al FMI stanno sperimentando sostanze strane…

L’inflazione – sempre secondo il ‘Rapporto’ dell’FMItornerà a salire nel 2016, spingendosi allo 0,7% dallo 0,2% di quest’anno. L’avanzo delle partite correnti migliorerà al 2% nel 2015 e al 2,3% nel 2016. L’aumento dei consumi domestici si attesterà attorno all’1%, con quelli privati in aumento dello 0,7% nel 2015 e dell’1,1% nel 2016.

Il Fondo monetario taglia invece le stime di crescita globale. “Il Sacro Graal di una ripresa robusta e sincronizzata”, avverte il capo degli economisti dell’istituto di Washington, Maurice Obstfeld, “rimane sfuggente” e “i rischi verso il basso per l’economia mondiale appaiono oggi più pronunciati rispetto a pochi mesi fa“.

Di qui la sforbiciata alle previsioni: il Pil globale, stima l’Fmi, crescerà del 3,1% quest’anno per poi accelerare al 3,6% il prossimo, con una riduzione dello 0,2% rispetto alle previsioni di luglio in entrambi gli anni e uno stato di salute migliore per le economie avanzate rispetto a quelle emergenti e in via di sviluppo.

Sul quadro complessivo pesano “tre potenti forze”, sottolinea ancora Obstfeld. Innanzitutto, la trasformazione in corso dell’economia cinese, che sta spostando i suoi driver dall’export e la manifattura ai consumi interni e ai servizi; quindi, la caduta dei prezzi delle materie prime; infine, l’incombente aumento dei tassi d’interesse negli Stati Uniti.

PROSEGUE LA RIPRESA DELLE ECONOMIE AVANZATE La crescita delle economie avanzate è stimata aumentare leggermente quest’anno e il prossimo. In particolare, secondo il Fondo, il Pil accelererà dall’1,8% del 2014 al 2% nel 2015 fino al 2,2% nel 2016. Rispetto a luglio c’e’ un taglio dello 0,1% per quest’anno e dello 0,2% per il prossimo. A trascinare il rimbalzo saranno gli Stati Uniti, il cui prodotto è previsto salire del 2,6% nel 2015 e del 2,8% nel 2016. Destinata a rafforzarsi appare anche la “modesta” ripresa nella zona dell’euro (+1,5% nel 2015 e +1,6% nel 2016). La crescita migliora in Francia (+1,2% e +1,5%), in Italia (+0,8% e +1,3%) e soprattutto in Spagna (+3,1% e +2,5%). In Germania l’aumento dovrebbe invece mantenersi attorno all’1,5% nel 2015 e all’1,6% nel 2016. “Le prospettive a medio termine”, avverte tuttavia il Rapporto, “rimangono frenate, riflettendo una combinazione di bassi investimenti, sfavorevoli tendenze demografiche e debole crescita della produttività”. 

RALLENTANO LE ECONOMIE EMERGENTI E IN VIA DI SVILUPPO: La crescita frenerà dal 4,6% del 2014 al 4% nel 2015, per poi riaccelerare al 4,5% nel 2016. Rispetto a luglio c’e’ un taglio dello 0,2%. Il quinto rallentamento annuo di fila della crescita per questo gruppo di Paesi, spiega il Fondo, riflette innanzitutto l’andamento più debole dei Paesi esportatori di petrolio e la frenata della Cina dal 7,3% del 2014 al 6,8% del 2015 fino al 6,3% del 2014. In particolare, sebbene la decelerazione cinese sia in linea con le previsioni le sue ripercussioni all’esterno appaiono più ampie delle stime, a causa del calo del prezzo delle materie prime e delle ridotte importazioni.

SIGNIFICATIVI RISCHI VERSO IL BASSO – “Data la distribuzione dei rischi sul breve termine, è più facile che le previsioni falliscano per un eccesso di aspettative che per sorprese verso l’alto”, avverte l’Fmi. Tra le ombre più scure: un ulteriore calo del prezzo del petrolio e delle materie prime, una frenata dell’economia cinese più ampia di quanto previsto, un aggiustamento violento dei mercati finanziari, un ulteriore apprezzamento del dollaro, le tensioni geopolitiche in Ucraina e Medio Oriente. 

POLITICA MONETARIA RESTI ACCOMODANTE – Nelle economie avanzate una politica monetaria accomodante continua a essere essenziale. Ma il Fondo invita anche i Paesi con spazio fiscale, come la Germania, a utilizzarlo per stimolare gli investimenti pubblici, specialmente in infrastrutture di qualità. I paesi emergenti dovrebbero invece aumentare la loro resistenza agli shock esterni, diversificando le loro economie.

(AGI)

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