Iraq, deputato cristiano chiede l’alleanza tra Russia e Usa: unite possono possono debellare l’ISIS

Yonadam Kanna, dell’Assyrian Democratic Movement, è convinto che il Paese saprà mantenersi unito. Solo i curdi, in futuro, potrebbero “staccarsi” in cerca di autonomia. In un colloquio con AsiaNews spiega che Mosca è decisiva nella lotta contro i jihadisti islamici ed è fondamentale unire gli sforzi nella lotta al terrorismo. La posizione dei cristiani è sempre più critica: servono protezione, aiuti e riconciliazione nazionale

Baghdad – Yonadam Kanna, parlamentare cristiano e leader dell’Assyrian Democratic Movement, nonché membro della Commissione parlamentare sul Lavoro e gli Affari Sociali del Parlamento di Baghdad, in un colloquio con AsiaNews, l’agenzia di stampa del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), ha delineato lo scenario che renderebbe possibile la fine dell’aggressione jihadista dell’ISIS su

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Yonadam Kanna, parlamentare cristiano iracheno e leader dell’Assyrian Democratic Movement

Iraq (e Siria, ndr), con la sconfitta finale di questa banda di barbari inumani.

Kanna ha rilevato che in Iraq vi sono “interessi esterni” che premono in direzione di unadivisione in tre parti” del Paese [sunnita, sciita e curda, ndr] e forse questi attori “potranno creare situazioni di caos, tensione e conflitto”, ma “non avranno successo”. “Forse i curdi” nel lungo periodo “potrebbero staccarsi” e dar vita a una nazione autonoma, “ma non adesso, in futuro. E forse un futuro lontano“, ha osservato il deputato assiro. Peraltro i curdi hanno una sostanziale autonomia nel nord dell’Iraq, sotto attacco dei jihadisti dell’ISIS.

Ma proprio in tema di violenza jihadista islamica, Kanna ha spiegato che per sunniti e sciiti il discorso è diverso: “non lo faranno”, non si divideranno, in particolare dopo “gli attacchi della Russia e la possibili cooperazione fra Washington e Mosca” [al terzo round di colloqui, ndr] che – secondo il deputato iracheno cristiano – “uniti” potrebbero mettere “la parola fine a questo conflitto”. Una lettura non originale dello scenario iracheno (e siriano), ma che assume particolare significato vista la fonte dell’analisi.

L’avanzata delle milizie jihadiste del sedicente Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS, Islamic State of Iraq and al-Sham) – dove controllano quasi metà del territorio, sebbene si tratti di aree in prevalenza desertiche fatta eccezione per Mosul, Anbar (Iraq) e Raqqa e Palmira (Siria) – ha subito una brusca frenata con l’intervento aereo russo, iniziato a fine settembre con pesanti bombardamenti lanciati contro obiettivi dei miliziani in Siria, a sostegno del presidente Bashar al-Assad. I raid russi hanno provocando forti perdite fra i jihadisti, ma hanno colpito anche gli oppositori di Assad ‘laici’, malgrado negli ultimi giorni la strategia russa abbia avuto una decisa apertura verso l’Esercito Siriano Libero, considerato un interlocutore per i colloqui diplomatici in prospettiva di una transizione post bellica che inevitabilmente dovrà comportare anche il futuro del presidente Assad. 

Anche sul fronte iracheno le forze jihadiste, secondo Kanna, cominciano a perdere colpi. 

I raid russi e le operazioni della Coalizione Internazionale guidata dagli Usa, spiega il deputato assiro, hanno permesso all’esercito iracheno, ai peshmerga curdi, alle milizie locali e ai gruppi di lotta popolari di guadagnare terreno. “A Kirkuk – ha ricordato – i curdi hanno liberato 12 villaggi, mentre i militari di Baghdad hanno circondato Anbar e Ramadi“.

Tuttavia vi sono anche dei problemi, fra cui “il crollo del prezzo del petrolio e la mancanza di fondi“, che rendono critica la situazione con l’inverno alle porte. “Per questo – ha avvertito – serve l’attenzione della comunità internazionale, oltre che aiuti e più serietà nella lotta” contro il sedicente Stato Islamico.

Il parlamentare cristiano ha definito l’intervento russo “molto più efficace” nella lotta allo Stato Islamico, rispetto a quanto “fatto sinora dalla Coalizione Internazionale” guidata dagli Stati Uniti. Allo stesso tempo, secondo Kanna è necessario che Mosca “non vada per contro proprio, ma si coordini con le altre forze sul terreno come gli Stati Uniti“, perché anzitutto deve essere evitato che si pensi all’intervento russo come una manovra “per difendere gli sciiti dai sunniti, così come l’America e l’Occidente non devono sembrare i difensori dei sunniti dagli sciiti“. La soluzione del problema è che entrambi devono essere “uniti nella lotta al terrorismo” e “non devono sembrare difensori dei cristiani contro l’islam“: “questa è una lotta unita al terrorismo“, ha sottolineato. 

Finora Turchia e Arabia Saudita hanno condizionato l’intervento americano in Iraq, con una strategia debole e mutevole. “Tutto è cambiato – ha ribadito Kanna – alcuni alleati di Europa e Stati Uniti hanno tradito, non hanno sostenuto i movimenti democratici di opposizione in Siria, [e altrove, ndr], ma i terroristi”. “Questo è il risultato”, ha osservato il deputato cristiano.

Le soluzioni finora “non sono state ottimali, ora si cerca una strada comune fra Mosca e Washington e questo è positivo: se ciascuno dei due va per contro proprio è un pericolo per la pace, ma se lavorano in comune vi sono buone prospettive“, ha evidenziato Kanna. “Vi è un rischio concreto di penetrazione massiccia dell’estremismo in Europa, in Occidente, un problema globale di sicurezza che non riguarda solo l’Iraq, la Siria“, ha ammonito il deputato assiro, con un’osservazione che andrebbe fatta leggere e assimilare a tutti i politicanti inadeguati in Europa e Stati Uniti che inneggiano all’apertura indiscriminata delle frontiere ai migranti illegali dal Medio Oriente e dall’Africa

In questo contesto, la situazione dei cristiani si fa sempre più critica. Molti hanno abbandonato il Paese o hanno trovato rifugio nel Kurdistan iracheno, unica enclave in cui godono di protezione e parità di diritti e dove trovano riparo dalle violenze del sedicente Stato Islamico, abbandonando le loro case a Mosul e nella piana di Ninive.

In poco più di un decennio la popolazione cristiana si è dimezzata e anche il riconoscimento nella Costituzione della minoranza, della lingua aramaica, della quota riservata in Parlamento non sono bastati. “Le discriminazioni – ha detto il leader dell’Assyrian Democratic Movementsono un dato evidente, basti pensare alle possibilità di lavoro. Il 60% dei membri che un tempo formavano la comunità della capitale è fuggito, noi siamo in pericolo, il nostro patriarca [Mar Sako, ndr] e i vescovi fanno bene a denunciare, il nostro popolo deve essere protetto dalla comunità internazionale“. 

Dopo 2.000 anni, nella piana di Ninive non si sente il suono di una campana e non si celebra una messa domenicaleLe persone soffrono, il governo non interviene a fondo, la crisi economica acuisce i problemi e manca la fiducia nel futuro. “La sopravvivenza della comunità cristiana d’Iraq – ha sottolineato Kanna – è legata alle settimane, ai mesi che serviranno per cacciare l’Isis e riportarli a Mosul e nei loro villaggi, avviando un nuovo ‘piano Marshall’ che permetta loro di ricostruire un’esistenza dignitosa. Servono lavoro, infrastrutture, protezione internazionale e riconciliazione fra le diverse anime del Paese“, conclude Kanna, secondo il quale è necessario “risolvere il problema fra Erbil e Baghdad, delineando con chiarezza il controllo delle rispettive aree”, una definizione chiara delle competenze nazionali e autonomiste, premessa per la stabilità e la serenità futura dell’Iraq e in una prospettiva di un Medio Oriente pacificato e instradato verso una pagina più edificante della propria storia.

(Fonte: AsiaNews) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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