Obama avvia iter di sospensione delle sanzioni all’Iran. L’UE adotta quadro legislativo per la revoca

L’«Adoption Day», come è stato chiamato enfaticamente, segna l’inizio dell’applicazione da parte americana dell’accordo concluso a Vienna lo scorso Luglio. In attesa dell’avvio degli adempimenti iraniani. Critiche di Henry Kissinger: tra Stati Uniti e Iran non c’è simmetria di approccio, gli USA sono ancora definiti il ‘Grande Satana’, di Israele si preconizza la distruzione

Washington – Il presidente degli Stati Uniti Barack Hussein Obama ha dato mandato formale alla sua amministrazione di avviare il processo che porterà alla sospensione delle sanzioni all’Iran, in virtù dell’accordo firmato lo scorso 14 Luglio da Teheran e dal Gruppo 3+3 (formato da Stati Uniti, Russia e Cina e da Francia Gran Bretagna e Germania), con l’UE in qualità di ‘portatore di bibite’ (il ruolo dell’Alto Rappresentante PESC è universalmente riconosciuto come un tributo alla pompa più che un’espressione di sostanza geopolitica).

20151019-barack-obama-320x213La giornata di ieri, domenica 18 Ottobre, è stata definita “Adoption Day” in modo enfatico per definire la scadenza del termine dei 90 giorni dalla ratifica del Consiglio di Sicurezza dell’Onu della risoluzione che sancisce l’accordo diplomatico con Teheran. “Vi chiedo con la presente di intraprendere tutte le misure supplementari appropriate per l’applicazione effettiva degli impegni americani elencati” nell’accordo sul nucleare, ha dichiarato Obama in un memorandum.

Le sanzioni economiche e commerciali contro l’Iran saranno sospese da parte dell’Onu, degli Usa e dell’Ue, e saranno definitivamente adottate quando l’Aiea (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) di Vienna avrà verificato il rispetto da parte iraniana delle condizioni previste dall’intesa.

Ieri l’Iran avrebbe notificato all’Aiea che applicherà il Protocollo Addizionale al Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), una tappa prevista dalle procedure di applicazione dell’accordo di Luglio, che consente agli ispettori dell’Agenzia di Vienna l’effettuazione dei controlli per appurare che il programma nucleare iraniano abbia carattere pacifico, monitorandone il programma di ricerca e lo sviluppo.

Il primi passi saranno quelli di smantellare quasi 15.000 centrifughe e la riconversione del reattore ad acqua pesante di Arak, in modo da produrre meno plutonio e di ridurre l’uranio arricchito.

Ali Akbar Salehi, capo dell’Atomic Energy Organizzation di Teheran, ha dichiarato ieri alla televisione di Stato iraniana che i primi passi dell’applicazione dell’intesa saranno avviati dopo che il presidente Hassan Rohani darà l’ordine. Tra i primi passi vi sono appunto la rimozione delle centrifughe di arricchimento dell’uranio e la rimozione del nocciolo del reattore di Arak.

Salehi ha affermato che l’avvio di questo processo dovrebbe iniziare alla fine della settimana e concludersi entro due mesi, ma osservatori occidentali – citati dal Wall Street Journal – hanno invece dilatato questa operazione di diversi mesi.

Tuttavia, il capo dell’agenzia atomica iraniana ha anche affermato che se l’Occidente non manterrà gli impegni, la reinstallazione delle centrifughe potrebbe avvenire entro sei/otto mesi e quella del nocciolo del reattore di Arak in due anni. Segno che l’eventualità non è esclusa e che le dichiarazioni enfatiche di Obama e della Commissione Europea sono mal riposte (almeno fino a prova contraria).

Ieri infatti Federica Mogherini, Alto Rappresentante PESC dell’UE, ha reso noto che l’Unione Europea ha avviato l’iter legislativo per la revoca delle sanzioni, sottoposta però alla condizione che Teheran adempia agli obblighi dell’accordo.

“L’Ue – si legge in un comunicato congiunto di Mogherini e del ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif – ha adottato oggi il quadro legislativo per la revoca di tutte le sanzioni economiche e finanziarie legate al dossier nucleare”. Si tratta, si legge ancora “di una tappa importante” nella messa in opera dell’accordo di luglio.

Ieri, sempre dalle colonne del WSJ, Henry Kissinger – già consigliere per la sicurezza nazionale sotto Lindon Johnson e Segretario di Stato di Nixon e Ford – non ha lesinato critiche feroci all’Amministrazione Obama, considerata ignorante in politica estera e alla base dell’attuale semicollasso in Medio Oriente, dove gli Stati Uniti non determinano le scelte a causa di decisioni contraddittorie, inefficaci e focalizzate su obiettivi sbagliati (ne abbiamo scritto qui).

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