Cina: corruzione al ‘Quotidiano del Popolo’. L’Anti-corruzione di Pechino indaga

Operazione di ‘pulizia’ o processo di epurazione nel quadro di una lotta intestina che sconquassa il Partito Comunista Cinese? Giornalisti accusati di aver distratto fondi del governo e di aver chiesto mazzette per scrivere articoli o per non scriverli. La corruzione è punita con sanzioni penali severissime fino alla pena di morte

Pechino- L’autorità anti-corruzione cinese (Central Commission for Discipline Inspection) indaga su casi di corruzione in una delle istituzioni privilegiate dell’establishment cinese, il “Quotidiano del Popolo“, giornale ufficiale del Partito Comunista Cinese, equivalente di quel che una volta rappresentava la Pravda per l’Unione Sovietica, pubblicato in oltre 4 milioni di copie e in diversi idiomi: su una popolazione di oltre 1,2 miliardi di abitanti una tiratura ridicola, a uso e consumo dei gangster del partito in ogni declinazione, non certo un quotidiano di opinione.

20151020-quotidiano-del-popoloIn ogni caso, l’Anti-corruzione di Pechino – ufficio di epurazione interna – ha messo sotto accusa uffici di corrispondenza e relativi giornalisti, i quali dovranno fronteggiare l’accusa di aver accettato somme di denaro per scrivere articoli o per non scriverli, ma anche di distrazione di fondi del governo.

Si tratta dell’ultimo episodio della campagna contro la corruzione in seno al partito e allo Stato (istituzioni che, peraltro, coincidono) lanciata dal presidente Xi Jinping.

Alcuni uffici di corrispondenza hanno usato risorse del quotidiano del partito per ottenere profitti da progetti di sviluppo; altri hanno avuto problemi con alcuni giornalisti, che hanno ricevuto soldi per scrivere o non scrivere articoli e in alcuni casi i reporter hanno ricattato persone affinché ignorassero alcune notizie“, si legge nell’atto d’accusa sollevato, citato dall’AGI.

Il direttore del giornale, Yang Zhenwu, secondo quanto emerge dai documenti della commissione, si è impegnato a usare il rapporto per fare pulizia e come deterrente per impedire che simili episodi di corruzione si ripetano.

La corruzione politica in Cina è un reato che prevede anche la pena di morte, circostanza che può anche far pensare a una bella (si fa per dire) campagna di epurazione all’interno del PCC, scosso da lotte intestine che alcuni osservatori internazionali hanno sottolineato come fattore di profonda instabilità interna, con riflessi anche sull’economia.

(Credit: AGI) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.