Cina, senza riforme l’economia di Pechino collasserà. Poi toccherà al Partito Comunista

di Wei Jingsheng

Il grande dissidente, autore del documento ‘Quinta modernizzazione’ pubblicato nel 1978 sul ‘Muro della Democrazia’, sottolinea l’inutilità della strategia del governo che disperde denaro per fare brutta figura all’estero e non sostiene le imprese locali, nel tentativo di rinnovarsi. Senza la fine del monopolio statale dell’economia e della corruzione dell’intero sistema i giorni peggiori per i cinesi “devono ancora arrivare”. Cinque punti per ‘salvare la Cina‘, tra cui libertà economica, fine dei monopoli, libertà di espressione e Stato di diritto (Francis Fukuyama gongola…)

Washington – Negli ultimi tempi sono arrivate molte pessime notizie. La marea di bancarotte verificatasi a Shenzhen è solo un segnale. Vi sono molte altre imprese individuali nella Cina continentale che sono crollate, ma la notizia non è circolata a causa della censura sull’informazione. Queste rappresentano la profondità della crisi economica in Cina.

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Un altro segnale ancora più pericoloso viene da Xi Jinping, che ha ereditato e persino aumentato la tradizione di Jiang Zemin e Hu Jintao. Per ottenere il plauso dei politici esteri, questi hanno per tradizione versato un fiume di denaro su altri Stati. Xi Jinping è andato ancora oltre: non solo spende un sacco di soldi per comprare cose, ma ne spende ancora di più per investire in altre nazioni. Si dice che Xi abbia versato ai britannici più di 100 miliardi di dollari americani. Agisce come se in Cina ci fosse troppo denaro e quindi può permettersi di spendere questa cifra per comprare gloria con cui decorarsi il viso.

Questi due segnali, da entrambi i lati, indicano che la crisi economica cinese diverrà sempre più profonda, fino al collasso. È chiaro che gli esperti analizzeranno i diversi aspetti e i maggiori dettagli della situazione. Noi ci limitiamo a guardare questi due estremi per capire perché Xi Jinping non si fermerà fino a che non avrà distrutto la Cina.

Il segnale della bancarotta di Shenzhen dimostra che la difficoltà maggiore per l’economia cinese oggi viene dalla ristrutturazione economica, la cosiddetta transizione. Prima di questa, quando l’economia della Cina si stata sviluppando in maniera rapida grazie al vento a favore degli Stati Uniti, le imprese cinesi avrebbero dovuto iniziare la propria transizione in modo da svilupparsi verso un livello migliore. In questo modo avremmo avuto uno sviluppo sostenibile, invece di essere costretti a trasformarsi soltanto quando nessuno più compra i tuoi prodotti di scarsa qualità.

Per non parlare di questa parola “aggiustamento”, che suona troppo sobria. Sembra che non ci sia un problema poi così grosso, ma solo un problemino che passerà rapidamente; sembra che non si capisca la serietà del problema.

Quando spende più di cento miliardi di dollari per comprare gloria, il Partito comunista dimostra di ritenere inutili lo sviluppo economico nazionale e la sopravvivenza della sua stessa popolazione. Inoltre sono stati la regina di Inghilterra e il suo governo a far fare a Xi Jinping una brutta figura, dato che una nazione povera ha donato denaro a una ricca per far vivere meglio i cittadini inglesi.

È vero che la Cina ha troppo denaro e non sa come o dove investirlo?

Guardando ai fatti di Shenzhen, dovremmo sapere che servono tanti soldi per risolvere la situazione di queste imprese che devono migliorarsi e che hanno operato per anni con i conti in rosso. Al momento, il capitale sta scappando dalla Cina per un valore che ammonta a circa mille miliardi di dollari americani ogni anno, più le centinaia di miliardi che spende il Partito per guadagnare faccia all’estero.

Come potrebbero le industrie cinesi trovare denaro per evolversi in una nuova generazione di imprese?

Mentre le compagnie accelerano la loro corsa verso la bancarotta, il collasso dell’economia cinese si avvicina; e questo significa che il collasso dell’intera Cina non è troppo lontano. Come dice il vecchio proverbio: “Quando la pelle è andata, dove dovrebbero attaccarsi i capelli?”. A questo punto non è lontano il momento in cui il Partito comunista morirà, senza neanche un luogo dove essere sepolto.

Ovviamente a me non interessa se il Partito comunista collassa o meno. Se dovesse cadere sarebbe una buona cosa per la Cina, ma se questo volesse dire nuove sofferenze per il popolo cinese non potrei rimanere pigramente a guardare. Dovrei sottolineare alcuni punti per uscire dalla foresta.

Al primo punto, nel momento in cui le industrie cinesi hanno bisogno di trasformarsi, il regime comunista deve smetterla immediatamente con le sue cosiddette azioni diplomatiche, spendere denaro per acquistare faccia. Anche perché il regime non compra una decorazione per il proprio viso, ma semplicemente i vestiti nuovi dell’impero: si sta ingannando da solo con stupidità.

I media comunisti scrivono con enfasi che Germania e Francia sono pronte a venerare Pechino, ma di fatto la Gran Bretagna ha mandato un segnale chiaro agli altri: “I cinesi sono gente stupida con un sacco di soldi, sbrigatevi a venire”.

Spendere denaro per comprare faccia non solo non raggiunge lo scopo da “gente stupida”, ma colpisce in maniera diretta la fiducia del capitale dentro la Cina. Che i soldi siano cinesi o stranieri, chi vuole mettere il suo denaro nelle mani di uno stupido? Questo è buon senso, che persino un idiota capisce. Quindi questo comportamento accelera la fuga di capitali all’estero.

Al secondo punto, il governo cinese dovrebbe rimuovere ogni tipo di barriere commerciali e non, e aprire il mercato cinese. Questo aiuterebbe l’accesso in Cina di tecnologie, capitali e manager necessari per compiere l’updgrade delle imprese cinesi. Forse questo riuscirebbe a evitare il collasso completo.

Le nazioni sviluppate oggi hanno tecnologie, capitali e manager in eccesso: in modo particolare hanno un grande quantitativo di tecnologie e talenti già obsoleti. L’arretratezza della Cina rappresenta la loro occasione per mostrare questi talenti e continuare a fare denaro. Negli ultimi dieci anni, il capitale in mano ai burocrati cinesi ha cercato in tutti i modi di fare profitto in maniera esclusiva, e quindi ha ostruito l’ingresso di questi fattori favorevoli.

Al terzo punto, le varie forme di monopolio devono essere ridotte e persino eliminate in Cina, in modo particolare il monopolio su larga scala sostenuto con il pretesto della proprietà statale. Dobbiamo incoraggiare un’economia orientata sul mercato, invece che seguire un’economia statalizzata. Il monopolio delle imprese di proprietà statale non è soltanto la causa principale della mancanza di competitività della Cina, ma anche il fattore generante di un sistema che sta creando miliardari e al tempo stesso aumenta la disparità fra ricchi e poveri. Ora le misure anti-corruzione in Cina assomigliano a chi mescola la zuppa per fermare l’ebollizione dell’acqua: soltanto eliminando i monopoli e riportando in auge lo stato di diritto si può cercare di controllare la corruzione.

Al quarto punto c’è la libertà di parola e la fine della censura di internet. La libertà di trasmettere le informazioni è la premessa per realizzare il libero desiderio di esprimersi. Lo scambio di idee è la premessa per la creatività. La creatività è la premessa per lo sviluppo economico in continua crescita, e allo stesso tempo della società armoniosa. Introdurre soltanto saggezza, senza la propria creatività, ha recuperato decenni di debito nel potenziamento delle imprese cinesi. Per decenni, la mancanza di creatività in Cina è stata proporzionale al grado di mancanza di libertà di parola. Non ha nulla a che vedere con il quoziente di intelligenza del popolo cinese.

Infine, la cosa più importante, si deve riportare la correttezza e la credibilità del sistema legale per restaurare la protezione di legge per ciascuno in Cina. L’attuale dittatura mono-partitica protegge un piccolo numero di persone che vive al di fuori della legge, mentre la maggior parte dei cinesi vengono trattati come inferiori, senza alcuna protezione. Quindi, il diritto in Cina ha perso ogni credibilità. Il cosiddetto Partito comunista è una entità molto superiore alla legge, e i voleri e gli interessi individuali dei despoti locali – a diversi livelli – la superano di molto. Quindi di fatto non è la legge o il Partito a essere al vertice, ma sono questi despoti con denaro e potere.

Di conseguenza, la speranza che la Cina possa evitare il collasso totale viene soltanto dal futuro della riforma o dalla rivoluzione. Se la dittatura mono-partitica non cambia, i giorni peggiori per i cinesi devono ancora arrivare.

(Testo raccolto da AsiaNews)

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