Vatileaks, Papa all’attacco. “Beni della Chiesa ai poveri, non per vita da faraone”. “No ad arrampicatori sociali”

In un intervista al quotidiano olandese ‘Straatnieuw’ e nell’omelia durante la messa officiata alla Domus Santa Marta, il Pontefice si toglie i guanti e non usa perifrasi contro la corruzione mondana del clero. Sganassoni storici…

Città del Vaticano – “Un credente non può vivere da faraone”. Questa la risposta cardine data da Papa Francesco nel corso di un’intervista concessa al quotidiano di strada olandese Straatnieuw’, nei giorni in cui imperversano le polemiche sull’uso improprio delle risorse finanziarie della Santa Sede, rivelate da documenti riservati pubblicati in due libri, di Gianluigi Nuzzi e di Emiliano Fittipaldi.

Il Papa non va per il sottile e non usa perifrasi, affermando che i beni della Chiesa devono servire per mantenere “le strutture” della Chiesa stessa, ma anche che per “tante opere che si fanno nei Paesi bisognosi: ospedali, scuole“. E se “le opere artistiche come la Pietà di Michelangelo non possono essere vendute perché sono “tesori dell’umanità”, e “questo vale per tutti i tesori della Chiesa” intanto, assicura, “abbiamo cominciato a vendere dei regali e altre cose che mi vengono date“. Un giusto distinguo che serve a separare il patrimonio disponibile da quello indisponibile della Santa Sede, perché appartenente alla comunità umana (senza se, senza ma).

“La povertà è sempre al centro dei pensieri di Francesco”, secondo il testo tradotto da Radio Vaticana. “Se un credente parla della povertà o dei senzatetto e conduce una vita da faraone, questo non si può fare”, dice il Pontefice nell’intervista, confidando di “volere un mondo senza poveri“, ma considerando realisticamente che “la cupidigia umana c’è sempre” è “la mancanza di solidarietà, l’egoismo che crea i poveri. Per questo mi sembra un po’ difficile immaginare un mondo senza poveri”.

Secondo Francesco, anche la Chiesa comunque deve essere povera perché “Gesù è venuto al mondo senzatetto e si è fatto povero”. Un richiamo all’essenzialità che vale per tutti, compresi i laici. Tuttavia c’è – per tutti – il diritto ad avere una vita dignitosa, dunque: lavoro, casa, terra”.

Nell’omelia tenuta durante la messa presso la Domus Santa Marta questa mattina, il Pontefice ha ripreso – ancora una volta senza perifrasi – i concetti espressi nell’intervista alla testata olandese. Nella Chiesa c’è chi invece di servire se ne serve: arrampicatori, attaccati ai soldi“, ha detto. “Quanti sacerdoti e vescovi!“, ha rilevato, secondo quanto riportato in un tweet dell’Osservatore Romano.

Dio ci salvi dalle tentazioni di una doppia vita, dove mi mostro come uno che serve e invece mi servo degli altri”, ha aggiunto. “Ci si chiede – spiega Francesco – di metterci al servizio, ma c’è chi ha raggiunto uno status e vive comodamente senza onestà, come i farisei nel Vangelo. Mi commuovono quei preti e quelle suore che per tutta la vita sono al servizio degli altri”.

In questa messa – ha continuato Papa Bergoglio ai fedeli di una parrocchia romana che hanno partecipato alla funzione odierna – vengono alcuni preti e mi salutano: ‘Oh padre, sono venuto qui a trovare i miei, perché da 40 anni sono missionario in Amazzonia‘. O una suora che dice: ‘No, io lavoro da 30 anni in ospedale in Africa‘. O quando trovo la suorina che da 30, 40 anni è nel reparto dell’ospedale con i disabili, sempre sorridente. Questo si chiama servire, questa è la gioia della Chiesa: andare oltre, sempre; andare oltre e dare la vita. Questo e’ quello che ha fatto Paolo: servire“.

Nel Vangelo, ha osservato il Papa, il Signore ci fa vedere l’immagine di un altro servo, “che invece di servire gli altri si serve degli altri“. A tal proposito, poi Francesco ha sottolineato: “abbiamo letto cosa ha fatto questo servo, con quanta scaltrezza si è mosso, per rimanere al suo posto”. “Anche nella Chiesa ci sono questi, che invece di servire, di pensare agli altri, di gettare le basi, si servono della Chiesa: gli arrampicatori, gli attaccati ai soldi. E quanti sacerdoti, vescovi abbiamo visto così“. “È triste dirlo, no?“, si è chiesto.

La radicalità del Vangelo, della chiamata di Gesù Cristo: servire, essere al servizio degli altri, non fermarsi, andare oltre sempre, dimenticandosi di se stessi. E la comodità dello status: io ho raggiunto uno status e vivo comodamente senza onestà, come quei farisei dei quali parla Gesù che passeggiavano nelle piazze, facendosi vedere dagli altri”.

Per il Papa dunque “la Chiesa che non serve diventa una Chiesa affarista“. Ci sono, infatti, “due immagini di cristiani, due immagini di preti, due immagini di suore. Due immagini”. E Gesù, ha ribadito, “ci fa vedere questo modello in Paolo, questa Chiesa che mai è ferma”, che “sempre va avanti e ci fa vedere che quella è la strada”. “Invece quando la Chiesa è tiepida, chiusa in se stessa, anche affarista tante volte, questo non si può dire, che sia una Chiesa che ministra, che sia al servizio, bensì che si serve degli altri. Che il Signore ci dia la grazia che ha dato a Paolo, quel punto d’onore di andare sempre avanti, sempre, rinunciando alle proprie comodità tante volte, e ci salvi dalle tentazioni, da queste tentazioni che in fondo sono tentazioni di una doppia vita: mi faccio vedere come ministro, cioè come quello che serve, ma in fondo mi servo degli altri”.

Sganassoni storici che cambiano la Chiesa istituzione, da cui molti cittadini si distanziano – senza abbandonare il messaggio salvifico di Cristo – per estremo disgusto verso una parte del clero.

(Credit: AGI)© RIPRODUZIONE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favoreMi piacesulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie.


Save the Children Italia Onlus