La MotoGP 2015 è davvero finita? FMI e CONI adiscano il Tas di Losanna a prescindere da Valentino Rossi

La ‘combine’ ormai evidente tra Jorge Lorenzo e Marc Marquez inficia il risultato finale del campionato, ma costituisce anche un illecito sportivo con ripercussioni sulle scommesse. Ci sono margini per annullare il risultato dell’ultimo Gran Premio della stagione

Verona – Quanto accaduto domenica scorsa sul circuito ‘Ricardo Tormo’ di Valencia è un palese illecito sportivo, ormai acclarato.

Il Gran Finale, come è stato definito l’ultimo e decisivo appuntamento del motomondiale, è stato lordato da un comportamento molto più che antisportivo, un vero e proprio reato sportivo commesso dal pilota della Yamaha Jorge Lorenzo e dal pilota della Honda Marc Marquez, entrambi spagnoli. Il ruolo da gregario assunto da Marquez, anche contro il compagno di team Daniel Pedrosa, ha consegnato il titolo in modo non corretto, il che non significa non meritato.

Lorenzo ha meritato il titolo sotto il profilo del risultato, ha vinto di più durante la stagione, è stato più performante. Ma la vittoria in ogni sport non è un risultato a se stante, slegato dal modo con cui si ottiene. Le regole sportive generali impongono a ogni sportivo un comportamento etico preciso, perché l’esito non sia alterato da elementi esterni e diversi dalla propria capacità, dalla competitività degli strumenti usati (in questo caso una moto da corsa), dall’assenza di accordi illeciti volti a modificare in modo artificioso la conclusione.

Domenica invece è avvenuto tutto questo: una evidente combine ha alterato il risultato sportivo, come ultimo determinante episodio di una catena di atti illeciti, tesi a provocare la reazione scomposta di un altro competitor (in questo caso Valentino Rossi), punito per un ‘fallo di reazione’ a una scorrettezza commessa ai propri danni.

E risultato finale ha dunque inquinato sia la battaglia per la conquista del titolo iridato (che Lorenzo avrebbe potuto aggiudicarsi lo stesso e con merito) sia l’esito delle scommesse internazionali giocate sulla MotoGP, un aspetto su cui forse non è stata finora puntata sufficiente attenzione.

La combine – “il biscottone”, come si usa definire un accordo al limite del lecito sportivo teso a favorire uno dei contendenti ai danni di un altro – non ha bisogno di prove ulteriori. Perfino due aziende sponsor di Lorenzo e Marquez – Sector (orologeria) e Gas (abbigliamento) – hanno censurato in modo pesante e inedito i rispettivi testimonial, con un atto che ha pochi precedenti e che costituisce una macchia etica sui due piloti spagnoli, rescindendo il contratto di sponsorizzazione e sottolineando i motivi che hanno portato a questa grave decisione.

Esiste dunque lo spazio giuridico – con una mole di prove, non limitate all’ultimo appuntamento (come ha notato Loris Reggiani durante la telecronaca della gara) – per chiedere al TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) di Losanna l’annullamento del Gran Premio di Spagna e la chiusura del mondiale con la classifica precedente.

È probabile che gli avvocati di Valentino Rossi non perseguano questa strada per non nuocere alla Yamaha, per un encomiabile spirito di squadra, anche per l’atteggiamento che il costruttore giapponese ha tenuto verso l’altro alfiere, Jorge Lorenzo. Ma la Federazione Motociclistica Italiana e il CONI possono agire in vece di un proprio tesserato, perché venga dichiarata l’illiceità di un comportamento che ha determinato un risultato falsato.

Si muovano dunque FIM e CONI per il ristoro di un risultato alterato da un comportamento illecito, da cui Lorenzo esce con le ossa rotte sotto il profilo sportivo ed etico.

Ai due piloti spagnoli (Lorenzo e Marquez) va impartita una lezione storica, perché imparino un concetto essenziale dello sport: il rispetto dell’avversario passa per il rispetto di se stessi e dello spirito sportivo. Senza questo presupposto, si può essere performanti, si può essere veloci, si possono vincere gare e titoli, ma si conquisteranno risultati sviliti dalla vigliaccheria umana e sportiva.

Annotazioni che nei palmares trovano posto – oggi come mai –e che profumeranno per sempre di un odore nauseabondo: quello del letame.

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.