Guerra al jihad: ONU autorizza “tutte le misure necessarie” contro ISIS e al-Nusra. Luce verde alla Grande Alleanza

Il Consiglio di Sicurezza ha adottato la Risoluzione 2249 all’unanimità, nello spirito di collaborazione emerso anzitutto tra i 5 membri permanenti al recente G20 di Antalya. I gruppi jihadisti ISIL e Al-Nusra definiti una minaccia “globale e senza precedenti per la pace e la sicurezza internazionale”. Tutti gli Stati membri dell’Onu obbligati a collaborare alla eliminazione di questa minaccia responsabile dei recenti attacchi a Parigi, Beirut, Sinai e in Tunisia. Via libera allaGrande Alleanza per la Libertà dal Terrore jihadista‘. Trionfo politico e diplomatico del presidente Vladimir Putin, ma nessuno è in grado di agire da solo

New York – Trionfo del realismo alle Nazioni Unite, dove il Consiglio di Sicurezza ha adottato ieri sera all’unanimità la Risoluzione 2249 che invita “tutti i Paesi che possono farlo a portare guerra al terrorismo ai territori dello Stato Islamico in Siria e Iraq e distruggere i suoi santuari“, ammonendo che il gruppo jihadista “intende attuare ulteriori attacchi come quelli che hanno devastato Parigi e Beirut la scorsa settimana”.

Se non è la legittimazione della Grande Alleanza contro l’ISIS perorata, richiesta, proposta da mesi dal presidente russo Vladimir Putin, poco ci manca. Nel senso che ora manca la dichiarazione di volontà reale dei 5 membri permanenti (anzitutto) a formalizzare sotto il profilo operativo e militare questa alleanza, che non possiamo definire che ‘Alleanza per la Libertà dal Terrore‘.

Visto che le parole in diplomazia hanno un senso, la Risoluzione 2249 autorizza l’uso della forza contro il jihadismo islamico, considerato una “una minaccia globale e senza precedenti per la pace e la sicurezza internazionale“, come hanno dimostrato (in ultimo) i “terribili attacchi terroristici” perpetrati recentemente a Sousse (Tunisia), Ankara (Turchia), in Sinai (Egitto) con l’abbattimento di un aereo russo, a Beirut e Parigi.

Avvertendo dunque che lo Stato Islamico in Iraq e il Levante (ISIL), “conosciuto anche come Da’esh”, “ha la capacità e l’intenzione di effettuare” nuovi attacchi, il Consiglio di Sicurezza chiama gli “Stati membri che hanno la capacità di farlo a prendere tutte le misure necessarie, nel rispetto del diritto internazionale, in particolare i diritti umani internazionali, dei rifugiati e del diritto umanitario sul suo territorio“.

La Risoluzione 2249 condannanei termini più forti” l’ISIL e gli altri gruppi terroristici della regione, anzitutto Al-Nusrah, invitando gli Stati membri a intensificare gli sforzi per arginare il flusso di combattenti terroristi stranieri in Iraq e Siria e per prevenire e reprimere il finanziamento del terrorismo, un tema su cui il presidente russo Vladimir Putin haconcentrato molta attenzione negli ultimo giorni.

L’ISIL ha ribadito anche che i responsabili di atti terroristici, di violazioni del diritto umanitario internazionale o di violazioni o abusi su esseri umani saranno portati a risponderne di fronte alla comunità internazionale.

Nella 2249 si citano espressamente “i continui gravi abusi, le sistematiche e diffuse violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario, nonché gli atti barbarici di distruzione e saccheggi di beni culturali” portati a compimento dall’ISIS.

Con la sua ideologia estremista violenta, i suoi atti terroristici, i suoi continui attacchi pesanti sistematici e diffusi diretti contro i civili, gli abusi dei diritti umani e le violazioni del diritto umanitario internazionale, inclusi quelli condotti su base religiosa o etnica, la sua distruzione del patrimonio culturale e del traffico di beni culturali” – si legge nel comunicato congiunto – “ISIL costituisce una minaccia globale e senza precedenti per la pace e la sicurezza internazionale“, il Consiglio ha sottolineato.

Nella decisione unanime del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si esprime anche profondo cordoglio per le vittime degli attentati terroristici e alle loro famiglie e al popolo e ai governi di Tunisia, Turchia, Russia, Libano, Francia e di tutti i governi i cui cittadini sono stati mirati in questi attacchi e di tutte le altre vittime del terrorismo.

Il documento cita infine il controllo delle risorse energetiche da parte dei terroristi in Iraq e Siria, ma anche il “reclutamento e la formazione di combattenti terroristici stranieri“, la cui minaccia “colpisce tutte le regioni e gli Stati membri, anche quelli lontani dalle zone di conflitto“.

La Risoluzione 2249 è stata adottata nel quadro delle azioni previste dal Capitolo VII dello Statuto delle Nazioni Unite, “Azioni rispetto alle minacce alla pace, alle violazioni della pace ed agli atti di aggressione“, in particolare con l’applicazione del disposto dell’articolo 39, secondo il quale “il Consiglio di Sicurezza accerta l’esistenza di una minaccia alla pace, di una violazione della pace, o di un atto di aggressione, e fa raccomandazione o decide quali misure debbano essere prese“, al fine di “mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale“, scegliendo mezzi “non implicanti l’impiego della forza armata” (articolo 41) ovvero, se queste fossero “inadeguate“, adottare misure implicanti la forza militare, con “con forze aeree, navali o terrestri“, per intraprendereogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale“, comprese azioni dimostrative, “blocchi ed altre operazioni mediante forze aeree, navali o terrestri di Membri delle Nazioni Unite“.

Di fatto, sotto il profilo storico e diplomatico, la Risoluzione 2249 del 20 Novembre 2015 dà il via alla costituzione di quella Grande Alleanza contro il Terrore jihadista, evocata da più parti e resa necessaria dalla perdita di leadership statunitense in Medio Oriente, l’accusa principale formulata il mese scorso dall’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger al presidente Obama (di cui abbiamo parlato qui).

Vladimir Putin è il grande vincitore politico di questa inevitabile decisione dell’Onu, cui si è giunti per l’inossidabile pazienza russa di non farsi cogliere dalla tentazione di far crollare le capacità statunitensi nella regione mediorientale. Putin – da ‘tecnico’ delle relazioni internazionali – ha costruito con determinazione e risolutezza una serie di passaggi costitutivi, ultimo dei quali l’avvicinamento con Obama al recente G20 di Antalya.

Nei giorni precedenti il vertice, Mosca e Washington avevano chiarito che non ci sarebbe stato alcun incontro bilaterale, ma l’incombenza dell’evoluzione dei fatti ha imposto ai due leader un incontro informale durato troppo per non produrre effetti.

La Russia riguadagna la ribalta internazionale come grande potenza politica, capace di esprimere una forza militare adeguata e modulata con moderazione, senza esibizione di muscoli, ma con manifestazione di capacità chirurgiche sul terreno.

Se il mondo nei prossimo futuro potrà vivere più in pace, molto si dovrà a questa risoluzione che impone alle Grandi Potenze la responsabilità dell’azione, con tutti i mezzi.

L’inazione non è più ammessa.

(Foto UN/Loey-Felipe) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favoreMi piacesulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie.


Save the Children Italia Onlus