Tributo agli Invalides. Tra la Marsigliese e il ‘Va Pensiero’ di Verdi la Francia è in guerra per la Libertà

Il presidente François Hollande ha individuato il nemico jihadista islamico come portatore di devianza all’interno dell’islam, non di fautore dell’applicazione rigida e letterale del Corano. Un espediente che serve a vincere la guerra contro l’oscurantismo islamista, anzitutto evitando divisione delle società occidentali e l’avvio di una guerra civile strisciante, pericolosa e in prospettiva violentissima – VIDEO: Il discorso di François Hollande – Il ‘Va pensiero’ del Nabucco di Giuseppe Verdi suonato dalla banda della Guardia Repubblicana – Documenti: il discorso ufficiale del Presidente della Repubblica Francese (in francese)

Parigi – La Strage di Parigi del 13 Novembre l’abbiamo chiamata l’ennesimo 11 Settembre (qui), ma ieri all’Hôtel national des Invalides – che ospita la tomba di Napoleone e il museo dell’Armée de Terre – la Francia (da sola) ha omaggiato le 130 vittime del jihadismo. Vittime provenienti da tanti Paesi, ma la nazione europea è stata assente. E anche la scelta solenne della location è significativa della posta in gioco, un omaggio ai combattenti civili della libertà, caduti nell’esercizio dei loro diritti di libertà: ascoltare musica, mangiare in un ristorante, bere un bicchiere di vino in compagnia.

Atti di libertà, interrotti dai nemici della libertà. Niente di più, niente di meno.


Discours à l’occasion de l’hommage national aux… di elysee

“Un’orda di assassini ha ucciso 130 dei nostri in nome di una causa folle e di un Dio tradito“. A dichiararlo è stato Francois Hollande durante la cerimonia in omaggio alle vittime degli attentati di Parigi . “Venerdì 13 novembre, un giorno che non dimenticheremo mai. La Francia è stata colpita vilmente in un atto di guerra organizzato da lontano“, ha ripetuto il presidente francese, reiterando un concetto già espresso a Versailles il 16 Novembre, di fronte al Senato e all’Assemblea Nazionale riunite in Congresso. “La nazione intera piange le vittime”, ha aggiunto, sottolineando: “È perché erano la vita che sono stati uccisi, perché erano la Francia che sono stati abbattuti“. Una punta di retorica che però non cambia il senso grave del discorso: sono stati assassinati perché erano liberi.

Cosa vogliono i terroristi? Dividerci? Falliranno perché hanno il culto della morte, ma noi abbiamo l’amore per la vita“, ha proseguito Hollande. “Conosciamo il nemico. È l’odio. Quello che ha ucciso a Bamako, Tunisi, Parigi – ha detto – È il fanatismo, l’oscurantismo, quello di un islam traviato che rinnega il messaggio del suo libro sacro“, ha ribadito mentendo sapendo di mentire. Ma del resto, che potrebbe dire il capo di Stato di un Paese così percorso da drammatiche cesure religiose e valoriali? Avrebbe forse dovuto dire che nel Corano sono prescritte le azioni che i jihadisti compiono, grazie – o a causa – dell’interpretazione letterale che ne danno? No, non avrebbe potuto dirlo, per non rendere plastico quanto sia vicino il fine perseguito e denunciato dallo stesso Hollande, la divisione delle società e l’avvio di una guerra civile strisciante, ma non meno pericolosa.

Il patriottismo che vediamo manifestarsi oggi, con le bandiere, quelle Marsigliesi…tutto ciò non ha nulla a che vedere con l’istinto di rappresaglia o di rifiuto dell’altro, è il simbolo della nostra unione e della nostra resistenza“, ha poi sottolineato il presidente aggiungendo: “La Francia mantiene intatti i suoi principi di speranza e di tolleranza”.

“Vi dirò della mia fiducia nella generazione che viene. Altre generazioni hanno conosciuto nel fiore dell’età eventi tragici che hanno forgiato la loro identità”. Questi eventi sono stati “un’iniziazione terribile alla durezza del mondo, ma anche l’impegno ad affrontarla”. “Questa generazione avrà il coraggio di prendere pienamente in mano l’avvenire della nostra nazione. La libertà non chiede di essere vendicata ma servita. Questa generazione saprà dare prova di grandezza, vivrà pienamente in nome dei morti che oggi piangiamo. Questa generazione è diventata il volto della Francia”, ha detto ancora Hollande.

Era la musica a essere insopportabile per i terroristi. È quella gioia che volevano seppellire nel fracasso delle loro bombe. Per meglio rispondere, moltiplicheremo canzoni, concerti, continueremo ad andare allo stadio“, ha continuato il capo di uno Stato scopertosi di nuovo in guerra per la Libertà.

Dopo la Marsigliese, Nolwenn Leroy, Camelia Jordana e Yael Naim hanno intonato ‘Quand on a que l’amour‘ di Jacques Brel, mentre sul maxi-schermo sfilavano le immagini dei volti delle vittime. Poi Nathalie Dessay ha interpretato ‘Perlimpinpin’ di Barbara.

La lettura dei nomi delle 130 vittime della Strage di Parigi del 13 Novembre 2015 è avvenuta con un tributo solenne: tutti in piedi.

Alla cerimonia hanno presenziato oltre 2.000 persone, tra le famiglie delle vittime, i feriti che hanno scelto di partecipare e che erano in condizioni di farlo, il governo, molti parlamentari, i responsabili dei partiti. Tra loro, ovviamente, il Primo Ministro Manuel Valls, l’ex presidente Nicolas Sarkozy.

Due famiglie delle vittime hanno reso noto alla vigilia che non avrebbero partecipato alla solenne cerimonia agli Invalides.

Anzitutto la famiglia Peretti, di chiare origini italiane. Jean Marie Peretti – padre di Aurelie, 33 anni, uccisa al Bataclan, è giornalista e membro del consiglio di amministrazione di Reporters sans Frontieres ha accusato il governo francese di non aver fatto nulla di “concreto” dopo l’attacco a Charlie Hebdo del 7 Gennaio 2015.Tuttavia, Peretti ha sottolineato che il suo non era un appello al boicottaggio del tributo ai caduti.

Analoga motivazione è stata espressa ieri su Facebook da Emanuelle Prevost, fratello di di Francois Xavier, ucciso al Bataclan. La giovane donna ha esortato altre famiglie a imitarla.

Significativa l’apertura e la chiusura di questo tributo ai combattenti civili di una guerra lanciata contro il secolarismo e le libertà civili, contro la divisione tra legge morale e legge civile.

Nessuna bandiera dell’Unione Europea esibita, solo una – nascosta dal Tricolore Francese – come da protocollo, né l’Inno alla gioia di Beethoven suonato. Al contrario, a sigillo di una manifestazione cui avrebbero dovuto partecipare tutti i capi di Governo degli Stati dell’Unione Europeo, la banda della Guardia Repubblicana ha suonato (e cantato) il ‘Va pensiero’ del Nabucco di Giuseppe Verdi mentre il presidente Hollande lasciava gli Invalides.

Un inno alla Libertà, non un omaggio all’Italia, ma una chiamata alle armi per la lotta decisiva per la Libertà e le libertà. Non ci sarà gioia nel lottare con le armi un nemico efferato che si fa interprete della volontà di un Dio feroce, una bestemmia essa stessa.

Ma non ci sarà Europa unita e non ci sarà libertà senza che ciascuno di noi, popoli e Stati della moribonda Unione Europea. Che va salvata da questa morte atroce con uno scatto di fantasia creativa di rilievo storico, istituzionale e costituzionale.

(Credit: Repubblica TV, Presidence de la République ) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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