Innuendo dei Queen compie 25 anni. È il ‘disco-testamento’ della mitica band inglese

Il 4 febbraio 1991 usciva Innuendo, album che pochi sapevano sarebbe stato l’ultimo dei Queen con Freddie Mercury ancora in vita

Il 1991 nella mente dei Queen doveva essere l’anno del riscatto, della rinascita. All’epoca, la leggendaria band stava per festeggiare i vent’anni di carriera, che li aveva visti uscire allo scoperto nei primi anni Settanta e con una serie di album di successo (soprattutto il memorabile A Night at the Opera) avevano conquistato un pubblico vastissimo e poco non catalogabile nel solo genere dei “fan del rock”. L’hard rock degli esordi, quindi, fu contaminato da ispirazioni alla Led Zeppelin e ricodificato poi verso uno stile decisamente più pop (con la parentesi funky pre-annunciata in The Game ed esplosa in Hot Space – il loro disco shock e anche il più sottovalutato), per poi sfornare una serie di album dall’indiscusso successo commerciale, ma che non incontrarono il favore della critica specializzata. Per questo motivo, urgeva una scossa, un cambiamento radicale che portasse la band inglese a riscoprire il piacere della composizione per rivivere (per l’ultima volta insieme) gli antichi fasti.

Tuttavia, i Queen non ebbero il tempo di premurarsi della loro sorte discografica, perché problemi ben più seri erano all’orizzonte: la salute del loro leader e cantante Freddie Mercury, che alla fine degli anni Ottanta era risultato positivo al test per l’HIV. Sull’argomento venne adottato il massimo riserbo e nulla trapelò ai media, che in poco tempo si sarebbero certo insospettiti; il tutto su richiesta dello stesso Mercury, deciso ad incidere più musica possibile in tutta tranquillità, prima della sua inevitabile e prematura scomparsa. Il risultato fu Innuendo, 14° album in studio dei Queen e pubblicato per la prima volta il 4 febbraio 1991. Co-prodotto da David Richards e dalla band, il disco fu considerato un ritorno alle origini rispetto alla deriva pop degli ultimi album nel decennio precedente. Il dramma interno alla band, contribuì di certo a questo risultato, il ché lo rende giustamente un lavoro straordinario.

Non si può rimanere indifferenti di fronte all’afflato epico suscitato dalla title track, messa in apertura, che rievoca il drammatico avanzare di “Kashmir” dei Led Zeppelin, pur mantenendo riconoscibile la ferrea identità dei Queen (vi si avvertono anche echi potenti di “Bohemian Rhapsody”).

All’epoca della sua uscita, il singolo omonimo faticava a trovare una larga distribuzione tra le emittenti, spaventate dall’eccessiva durata del brano (superiore ai sei minuti). Altre canzoni dell’album possiedono influenze che sembrano arrivare direttamente dalla musica gospel come “All God’s People”, ma l’atmosfera giocosa e la verve di Mercury rimangono immutate, come è evidente in “I’m Goingo Slightly Mad” e la malinconica “Bijou”, che sembra uscita da Queen II. Il ritmo adrenalinico torna prepotente in “Headlong” – canzone inizialmente concepita per rientrare nel primo tentativo solista di May, Back to the Light – che ha molti elementi in comune con un’altra perla dei Settanta, “Keep Yourself Alive”. Si prosegue con il rock contagiato dal ritmo da ballata di “I Can’t Live With You” e “The Hitman”. Chiaramente, tutto il disco è pervaso da quell’atmosfera malinconica che sarebbe diventata evidente la mattina del 24 novembre 1991, ma lo spirito ottimista dei Queen è sorprendentemente intatto, soprattutto per volere dello stesso leader: così, non mancano le odi alla vita (“Ride the Wild Wind”, “Don’t Try So Hard”) e il porre l’attenzione su ciò che è veramente importante, come il vivere in funzione del presente e mai del futuro incerto (“These Are the Days of Our Lives”). Il pezzo di chiusura è indubbiamente il più emozionante: “The Show Must Go On”, che nell’economia emozionale dell’album è un chiaro invito a non arrendersi mai.

Accolto positivamente dalla critica, che per la maggior parte approvò totalmente il ritrovato entusiasmo della band, Innuendo raggiunse subito la prima posizione nelle classifiche britanniche, mentre si fermò alla 30ª in quelle americane. Chissà cosa avrebbero scritto i critici all’epoca, se avessero saputo in che condizioni fu registrato l’album; sicuramente riamane uno dei risultati migliori di una band destinata a rimanere nella storia della musica e nella leggenda.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favoreMi piacesulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie.


 

Save the Children Italia Onlus