A Bologna grande attesa per la mostra antologica su Edward Hopper

A Palazzo Fava si offre al visitatore un percorso di 60 opere che raccontano uno degli artisti americani più noti al mondo, dallo stile inconfondibile

Bologna – Dopo 6 anni dagli eccezionali 450mila visitatori di Roma e Milano, Edward Hopper torna in Italia e lo fa con un’antologica inedita nelle sale di Palazzo Fava dal 25 marzo fino al 24 luglio. In “EDWARD HOPPER”, prodotta e organizzata da Arthemisia Group, in collaborazione con la Fondazione Carisbo e Genus Bononiae, Musei nella città, Comune di Bologna e Whitney Museum di New York, nei circa 60 capolavori – in prestito dal museo newyorkese che ne custodisce l’intera eredità – è tracciato il percorso di uno degli artisti americani più famosi al mondo e dallo stile inconfondibile.

Nelle 6 sezioni curate da Barbara Haskell e Luca Beatrice secondo un ordine cronologico e insieme tematico, si incontrano gli autoritratti del periodo accademico, gli acquerelli parigini come Soir Bleu, gli studi preparatori come Study for Gas e Study for Summertime, i classici degli anni ’30, ’40 e ’50, le istantanee cittadine, le incisioni, gli interni abitati da solitudini in cui si evince tutta la carica umana di Hopper, la sua capacità di raffigurare le sfumature del quotidiano, gli attimi impercettibili, la bellezza racchiusa in ciò che è comune, di immortalare per sempre quei piccoli e banali momenti che tracciano la vita degli uomini.

C’è una leggera poesia in quelle tele apparentemente impersonali, nei colori freddi, nelle figure ora cubiche ora angolari rese fisse da una luce fredda, abbacinante come in una giornata d’estate, nel silenzio irreale che avvolge le composizioni lineari divenute, con il tempo, icone di un artista discreto, sfuggente, taciturno ma profondamente sensibile alle dinamiche del mondo. Nelle inquadrature di tipo fotografico si rivelano l’animo di Hopper, l’influenza di Degas e degli impressionisti, la volontà di fermare, come in uno scatto, i dettagli di un orizzonte marino, di una duna di sabbia, degli stereotipi americani o di un nudo femminile.

Anticipatore di tecniche che sarebbero state adottate dal cinema, dalla pubblicità, dalla fotografia del XX secolo, Edward Hopper soleva affermare: “Se potessi dirlo a parole, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere” esplicitando così quell’urgenza di narrare visivamente una realtà non ideale ma concreta, vera, tangibile in cui lo spettatore non fatica a rintracciare se stesso. Nei gesti, nelle abitudini, nei luoghi che l’artista americano cristallizza nel tempo c’è, infatti, un’intera epoca insieme alle peculiarità dell’uomo moderno, imbrigliato in una vita frenetica ma, in verità, sempre più solo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favoreMi piacesulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie.


Save the Children Italia Onlus

“EDWARD HOPPER”, dal 25 Marzo al 24 Luglio 2016, Palazzo Fava, Via Manzoni n. 2, Bologna

ORARIO: da lunedì a domenica dalle ore 10 alle ore 20 (la biglietteria chiude un’ora prima)

BIGLIETTO: intero 13 euro – ridotto 11 euro – scuole 5 euro

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 051 0301089

http://www.mostrahopper.it/