Guru indù propone colloqui di pace allo Stato Islamico, che risponde minacciando di tagliargli la testa

Ravi Shankar nel 1980 ha fondato un movimento pacifista che oggi contra quasi 300 milioni di seguaci in tutto il mondo. Dopo la sua proposta ad al-Baghdadi e la drammatica risposta ricevuta, il guru indù ha dovuto ammettere qualcosa che non avrebbe mai sognato di dover sostenere…

Palermo – Se testate internazionali di spessore – come ‘Washington Post’ o ‘La Libre Belgique’ – non ne avessero parlato, confessiamo che la tentazione di considerarla una provocazione sarcastica di Lercio.it sarebbe stata forte.

Invece è tutto vero.

Ravi Shankar (nella foto di apertura), guru indù fondatore di un movimento pacifista che oggi coagula il seguito di poco meno di 300 milioni di seguaci, ha cercato di allacciare contatti con lo Stato Islamico con la finalità di poter giungere alla pace.

Difatti, Shankar ha un solo, encomiabile fine nella vita: la pace nel mondo. Obiettivo di facile portata, soprattutto oggi… Da parte sua, il guru indù non si abbatte di fronte a “qualche intoppo” nel raggiungere il suo scopo e viaggia da nord a sud, da est a ovest, incontrando in grandi (si fa per dire, visti i personaggi …) della Terra, dalle Nazioni Unite al Parlamento Europeo, dai leader religiosi a quelli politici.

Di fronte alla guerra che oppone una parte consistente (ma non maggioritaria) dell’islam sunnita di matrice hanbalita al resto del mondo, Ravi Shankar ha pensato bene di tentare la carta della diplomazia personale. Tuttavia, ha dovuto arrendersi alla realtà. “Ho cercato di avviare colloqui di pace con lo Stato Islamico – ha dichiarato al “Washington Post” – ma mi hanno mandato la foto di un uomo decapitato di recente“, ha confessato il santone, ammettendo di averla considerata una minaccia diretta e precisa. Santone sì, scemo no.

Così, il guru pacifista ha dovuto riconoscere che “lo Stato Islamico non vuole colloqui di pace e che tutta la materia “dovrebbe essere trattata su un piano militare. Tradotto, significa che l’ISIS va annientato militarmente (e velocemente: più di quanto si sia mai fatto finora, quanto meno da parte dell’Occidente).

Sicché, la via della Coalizione Internazionale contro l’ISIS ha oggi un avallo insospettabile, quello di un leader religioso pacifista, messosi in gioco per avviare un percorso di ragionamento con i jihadisti dello Stato Islamico, i quali – ma non è una sorpresa – da quell’orecchio non ci sentono. Loro vogliono immolarsi nel martirio, per arrivare quanto più velocemente al cospetto del Creatore, Nostro Signore. Vanno accontentati.

Che aspettano Obama e Putin a incontrarsi, per dare vita a una Santa (laicissima) Alleanza per eliminare la minaccia jihadista dalla faccia della Terra?

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