Libia, Difesa smentisce agguato Isis a convoglio italiano. Bandiere dell’Italia bruciate a Tobruk, Derna e Bengasi

Il sito di intelligence israeliano Debka ha parlato di morti, feriti e ostaggi in mano ai jihadisti islamici. Le manifestazioni anti-italiane in Libia di ieri hanno registrato un elemento comune: no all’ingerenza italiana e dell’ONU nel Paese.

Roma –  Come vi abbiamo riportato ieri (qui), il sito di intelligence ‘Debka Files’ aveva reso noto che il 27 Aprile scorso un convoglio di militari italiani, britannici e libici fosse stato attaccato da milizie insorgenti jihadiste dello Stato Islamico, lungo la strada che porta da Misurata a Sirte, città roccaforte dell’ISIS in Libia.

Nell’attacco, condotto con un’autobomba e successiva incursione sul terreno, secondo ‘Debka’ erano stati uccisi militari italiani ed erano stati presi ostaggi, non precisando se vi fossero italiani, ma di certo che vi fossero dei libici. I militari libici, sempre secondo il sito vicino all’intelligence israeliana, facevano parte delle Forze Armate legittime guidata dal generale Khalifa Belqasim Haftar, ministro della Difesa del Governo di Tobruk e capo delle FFAA libiche lealiste.

Fonti del ministero della Difesa italiano hanno commentato la notizia nel tardo pomeriggio di ieri con l’agenzia di stampa Askanews, affermando che quanto riportato da ‘Debka’ è “privo di fondamento“, ribadendo un concetto immediatamente comprensibile a tutti: “non ci sono militari italiani in Libia“.

Una smentita non ufficiale che rende chiaro lo scenario attuale nel Paese nord-africano più vicino all’Italia per storia, interessi e legami culturali. Ammesso e non concesso che la Libia esista davvero.

Nel frattempo, bandiere italiane sono state bruciate in Libia (sempre se esiste davvero la Libia…) nelle città di Tobruk e Derna. Su Twitter sono state invece pubblicate foto di una bandiera italiana, bruciata presumibilmente a Bengasi, con una scritta rossa in arabo dal significato inequivocabile: “no all’intervento italiano” (foto in basso).

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L’episodio di Tobruk è stato riportato dal sito Al-Wasat, secondo cui “centinaia di libici” hanno manifestato ieri dopo la preghiera del venerdì al motto “nessuna tutela“. I manifestanti – riporta l’Ansa – brandeggiavano cartelli di protesta su cui era scritto “no all’intervento dell’Italia nei nostri affari interni“, “l’Italia non si sogni di occupare il nostro paese“. “I manifestanti hanno bruciato una bandiera italiana e issato striscioni sui quali era scritto ‘il nostro esercito è il nostro salvatore’, ‘congratulazioni per le vittorie dell’esercito a Derna e Bengasi e per i suo progressi in direzione della città di Sirte”, scrive il sito che identifica come ‘nostro esercito’ quello comandato dal geneale Haftar.

Bruciando una bandiera italiana, hanno condannato quello che definiscono un’interferenza italiana e dell’Onu in Libia“, ha invece spiegato il ‘Libya Herald’ descrivendo l’episodio di Derna, che ha senso opposto a quello di Tobruk, perché avvenuto nell’ambito di una protesta verso i raid aerei dell’aviazione libica sotto il comando proprio di Haftar.

Insomma, sembra che la Libia esista davvero, ma che non vi siano militari italiani presenti nel Paese nord-africano e che i libici si siano rimbecilliti di botto all’unisono, sia i teorici alleati (Tobruk e Haftar) che i potenziali ‘avversari’, gli islamisti di Derna.

Ma c’è anche una terza possibilità: che il Governo Renzi stia conducendo una politica vergognosamente sbagliata sulla Libia e sul Mediterraneo, mandando al macero la tradizionale influenza italiana nel Paese, fruttuosa per entrambi i Paesi e popoli. Nel caso, complimenti (anche per le smentite cui nessuno crede).

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