La Commissione UE taglia stime di crescita per l’Italia: Pil +1,1%. Smentito Renzi

Flessione delle esportazioni, domanda interna in affanno. Quest’anno Pil +1,1%, disoccupazione all’11,4%, ma nessun cenno sulla ‘emigrazione fiscale’. Nel 2017 “più ore lavorate, ma Prodotto Interno Lordo in calo. Nel 2017 calerebbe il rapporto deficit/Pil (per virtù dello Spirito Santo…)

Brussels – L’Italia crescerà meno di quanto precedentemente stimato secondo la Commissione Europea, che accredita – nelle previsioni economiche di primavera – un aumento del Pil italiano pari all’1,1% per il 2016 (a fronte delle previsioni di tre mesi fa al +1,4%), mentre conferma il +1,3% nel 2017, che era però in diminuzione rispetto all’anno precedente. “Durante il 2015, il ritmo della crescita si è ridotto“, si spiega nel capitolo delle previsioni dedicato all’Italia, provocando come conseguenza la riduzione dell’aumento del Pil nel 2016. “In particolare, le esportazioni aumenteranno a un ritmo più lento, mentre la domanda interna resta il principale motore della crescita”, si legge nel testo dell’esecutivo sull’Italia.

Quest’anno il rapporto deficit/Pil scenderà al 2,4%, dopo aver segnato 2,6% nel 2015 e in vista di scendere all’1,9% nel 2017. La legge di stabilità italiana per il 2016 in deficit “spiega il fatto che il deficit” italiano scenda solo “marginalmente” al 2,4% del Pil “nonostante un calo nella spesa per gli ingressi e il miglioramento delle condizioni cicliche”.

Scende, anche se “solo gradualmente nel 2016 e 2017” la disoccupazione: il tasso sarà pari all’11,4% quest’anno e all’11,2% l’anno prossimo, dopo aver registrato 11,9% nel 2015. Mentre la ripresa prende forza, si legge nel rapporto, “l’occupazione continuerà a recuperare nel 2016 e 2017, ma più in termini di ore lavorate che di occupati”, segnala Bruxelles.

Tuttavia, nel rapporto si tace sul fenomeno della ‘emigrazione fiscale’, che spinge sempre più italiani a trasferirsi in un Paese dell’UE (e perfino extra-UE), per un nuovo progetto di vita e di lavoro in un posto più sostenibile sotto il profilo fiscale.

Infatti, se nel 2015 il numero di occupati è aumentato grazie al Jobs Act, con l’esenzione per 3 anni dei contributi delle aziende per le nuove assunzioni, “la legge di stabilità del 2016 estende questo schema ma con una riduzione dei contributi sociali meno generosa”. E i primi effetti si sono visti, al netto del fenomeno prima citato dell’emigrazione fiscale.

La Commissione rinvia al 2017 l’inizio della discesa del debito pubblico italiano. Il picco del debito al 132,7% del Pil toccato nel 2015 si stabilizzerà, rimanendo invariato anche quest’anno, mentre un calo inizierà solo l’anno prossimo, quando è previsto che scenda al 131,8%, “grazie a una crescita nominale più alta e all’eccedenza primaria“. Secondo le precedenti stime pubblicate lo scorso 4 febbraio, invece, la discesa avrebbe dovuto iniziare già nel 2016.

(Credit: AGI) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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