Turchia, dopo contro-golpe di Erdogan, mettere al sicuro bombe nucleari di Incirlik ad Aviano e Sigonella

Fin dalle fasi immediatamente successive al fallimento del colpo di Stato militare contro l’islamizzazione corrente in Turchia, la base aerea di Incirlik è stata messa sotto assedio dalle forze leali al ‘sultano’ Erdogan. Urge portare fuori dalla Turchia la dozzina di bombe B61 americane, ma senza scoprire il fronte meridionale della Nato. Unica soluzione sicura è la ricollocazione in Italia

Catania – La base aerea NATO di Incirlik, nei pressi di Adana, è da giorni al centro delle tensioni tra la Turchia e gli Stati Uniti, ancor prima del fallito colpo di Stato del 17 Luglio scorso.

Al di là della posizione strategica nella lotta contro lo Stato Islamico (ISIS/Daesh), Incirlik è anche sede del 39th Air Base Wing dell’US Air Force e costituisce l’avamposto sul fronte sud-orientale del dispositivo nucleare della NATO, il braccio armato dell’Alleanza Atlantica (con cui spesso si confonde, sbagliando).

Nelle convulse operazioni in risposta al fallito putch, il comandante turco della base è stato arrestato dalle truppe fedeli al presidente Erdogan, mentre la base stessa è stata isolata per molte ore, con il taglio dell’energia elettrica e di ogni approvvigionamento esterno, tanto che i servizi essenziali sono stati assicurati attraverso le batterie di gruppi elettrogeni.

A preoccupare, in effetti, non è stata solo l’azione gravissima di assedio alla base NATO, con vilipendio di ogni regola statuita nei protocolli segreti e non dell’Alleanza fondata con il Trattato di Washington del 4 Aprile 1949, ma soprattutto la presenza nella base di un numero imprecisato di bombe nucleari all’idrogeno di tipo Sandia B-61, aviotrasportabili da un range esteso di aeroplani militari.

Come ha rilevato Jeffrey Lewis su ‘Foreign Policy’, i golpisti non avrebbero avuto interesse a mettere in pericolo queste armi strategiche americane, attivabili solo con una procedura complessa attraverso l’immissione di codici alfanumerici complessi, ma il contro-golpe di Recep Tayyp Erdogan (peraltro sospettato, con molti indicatori a favore di questa tesi, di essere l’ispiratore di un’operazione tendente a consegnargli il potere assoluto nel Paese) può invece far emergere la necessità di mettere in sicurezza quelle bombe – da 12 a 50 – che potrebbero finire nelle mani di un regime instabile, provocando la reazione statunitense verso l’alleato.

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Uno scenario da brividi, che ha portato a riflettere sulla necessità di spostare le Sandia B-61 dalla Turchia a un altro Paese della NATO, cercando nel contempo di assicurare la sicurezza della allocazione di tali armi strategiche e di non scoprire il fronte meridionale dell’Alleanza, soprattutto con un Mediterraneo in preda alle convulsioni jihadiste e sempre più vicino al punto di rottura.

Scartate le basi in Belgio e Olanda per motivi di sicurezza (incredibile…), secondo Lewis il posto migliore dove portare le Sandia B-61 è l’Italia, che – a dispetto dell’autoflagellazione permanente – garantisce sicurezza delle strutture e prontezza operativa tali da assicurare la pressoché intangibilità delle bombe nucleari statunitensi, che servono al mantenimento di un deterrente strategico in questa regione fibrillante.

Sotto la lente di osservazione allora sarebbe la base di Aviano, in cui è schierato il 31st Fighter Wing (31 FW), che è già sede di armamento nucleare tattico statunitense dello stesso tipo di quello di Incirlik.

Ma la base di Aviano sarebbe più disassata al Nord rispetto al ‘fronte caldo’ mediorientale, così il Governo italiano dovrebbe a nostro avviso prendere la palla al balzo e mettere a disposizione la base NATO di Sigonella, nei pressi di Catania, che è sede logistica della US Navy, in cui sono schierati anche i reparti speciali della Delta Force e dei Seals – con i Bell Boeing V-22 Osprey da trasporto truppe – che operano in tutto il Mediterraneo e l’Africa settentrionale. Sono stati da qualche tempo rischierati sulla base etnea i droni strategici Global Hawk, che servono all’apparato militare americano (e alleato) nella lotta contro il fondamentalismo islamico che sta caratterizzando questo primo scorcio di XXI Secolo.

La più importante base logistica statunitense nel Mediterraneo è anche una base militare italiana, visto che a Sigonella è di stanza il 41º Stormo AntiSom e l’11º Reparto Manutenzione Velivoli dell’Aeronautica Militare Italiana. 

Proprio per il ruolo strategico delle due basi NATO nel dispositivo nucleare tattico statunitense e alleato, Sigonella e Aviano dovrebbero essere poste nelle condizioni di ricevere una consistente aliquota di Sandia B-61, per non scoprire il fronte meridionale dell’Alleanza. Una opportunità che il Governo italiano non dovrebbe farsi sfuggire, anche nel caso in cui la base siciliana necessitasse di investimenti per l’adeguamento del perimetro di sicurezza dei depositi in cui vengono allocate queste armi fondamentali per la difesa di tutta l’Europa.

In cambio, l’Italia potrebbe ricevere benefit di varia natura, politica e strategica, in grado di far guadagnare al Paese maggiore considerazione in Europa e nelle diverse sedi internazionali (a completamento del semi-successo registrato con l’elezione come membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, seppur in ‘condominio’ con i Paesi Bassi).

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