Vittoria, Ram Lubhaya libero: come si può scarcerare un presunto rapitore di bambini?

Dopo la scarcerazione dell’indiano Ram Lubhaya, che il 16 Agosto aveva tentato di rapire una bambina di 5 anni a Vittoria, si moltiplicano gli interrogativi sul funzionamento della giustizia nel capoluogo ibleo. L’udienza di convalida del fermo è stata rimandata a data da destinarsi, lasciando libero un pluripregiudicato, già colpito da decreto di espulsione dall’Italia, ma ancora in giro.  Orlando, invii gli ispettori al Tribunale di Ragusa. Che Paese è questo? Il regno dei delinquenti (indigeni e non)?

Vittoria (Ragusa) – Sconcerto. Rabbia. Frustrazione. Tre sentimenti che da ieri serpeggiano tra abitanti e vacanzieri di Scoglitti e Vittoria, tra tutori dell’ordine e tra le persone di buon senso di tutta Italia, che attraverso i social network hanno appreso di un fatto gravissimo.

Un indiano di 43 anni, Ram Lubhaya, martedì 16 Agosto ha tentato di rapire una bambina di 5 anni, che si trovava con la famiglia e altri amici in spiaggia nei pressi del faro di Scoglitti, frazione marinara di Vittoria (Ragusa). Accortisi della sottrazione della bimba, gli adulti presenti hanno reagito, inseguendo il presunto rapitore, obbligandolo a lasciare la bambina e a fuggire da un probabile (umanissimo) pestaggio.

Nel frattempo, qualcuno aveva già avvertito i Carabinieri, che provvedevano ad arrestare un’ora dopo il quarantatreenne in una zona della località ragusana in cui è presente una folta comunità straniera (di eterogenea provenienza). Fondamentali le indicazioni ricevute dai testimoni del tentato rapimento, che avevano consentito ai militari dell’Arma di tracciare un identikit dell’uomo.

Ieri, il colpo di scena: Ram Lubhaya è stato scarcerato, perché l’udienza di convalida è stata rinviata come ha riportato l’agenzia Ansa a data da destinarsi. Se ne ignora però la motivazione.

L’uomo, secondo ‘Il Giornale’, ha precedenti penali per droga e ricettazione, ma è anche destinatario di un provvedimento di espulsione dal territorio nazionale, che però è stato graziosamente violato, senza che alcuna autorità di Pubblica Sicurezza abbia potuto eseguirlo con la coercizione.

Così, per una catena di inefficienze, la popolazione ragusana si trova a dover sopportare un probabile rapitore di bambini in giro per le strade. I Carabinieri sono mortificati per aver svolto un lavoro efficace in poco tempo, vanificato dall’inefficienza del sistema giudiziario. Il senso di insicurezza aumenta e rende la gente sempre meno fiduciosa delle istituzioni.

Avremmo potuto chiedere all’ufficio stampa del Tribunale di Ragusa quali motivazioni vi siano alla base della clamorosa scarcerazione di Ram Lubhaya, ma il presidio della legalità repubblicana del capoluogo ibleo non ha un ufficio stampa, in piena violazione della legge 150/2000 che disciplina le “attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni. Così come in quasi tutti i presidi giudiziari italiani. La Legge che viola la legge. Assurdo.

Della questione si è occupato anche un sindacalista della CGIL di Gela, Ignazio Giudice, che ha postato su Facebook un post durissimo (molto commentato e condiviso). “Che sia indiano, statunitense, europeo, resta il fatto che colui che ha tentato di sequestrare una bimba di 5 anni è stato in carcere 24 ore”, ha scritto Giudice, che non è un pericoloso leghista, reazionario o fascista, ma solo una persona di buon senso, avente responsabilità pubbliche. “Un famoso costituzionalista disse: la legge è uguale per tutti ma non tutti sono uguali per la legge. Sono e resto garantista ciò non esula il mio sdegno nel saperlo, in giro, tra noi”, si conclude il post del dirigente nisseno della CGIL.

20160819-giudice-ignazio-rapimento-scoglittiIn alcuni commenti al post di Giudice si riflette sul pericolo che la gente decida di farsi giustizia da sé, ma anche l’assoluta impossibilità di difendersi da un soggetto pericoloso, che non dovrebbe trovarsi più in Italia, visto il decreto di espulsione (cui non ha ottemperato).

Così, da vacanzieri preoccupati (e molto arrabbiati) della località iblea, anche chi scrive ha affidato ai social un’ideale bottiglia con messaggio indirizzata al ministro della Giustizia Andrea Orlando, perché predisponga un’ispezione urgente al Tribunale di Ragusa, onde capire cosa sia accaduto e cosa abbia causato una situazione di grave pericolo per la popolazione (in coda la pubblicazione del tweet).

Da più parti si sta diffondendo la necessità di organizzare forme di sicurezza territoriale partecipata e in appoggio alle Forze dell’Ordine, ma se poi i delinquenti (indigeni e non) sono lasciati liberi dal sistema giudiziario, può scattare in alcuni esasperati cittadini l’idea di fare del bricolage giudiziario, menando le mani (e non solo).

Ergo, è indifferibile un’azione decisa del ministro Orlando, cui spetta l’esercizio dell’azione ispettiva negli uffici giudiziari. Agirà? Ne dubitiamo. Orlando però non potrà dire di non sapere.

Le bottiglie a mare si possono perdere, post e tweet sui social no. Auguri, sudditi.

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