«Questo è il mio Figlio prediletto. Ascoltatelo». Vangelo della II Domenica del Tempo di Quaresima

Cristo nostro Signore, dopo aver dato ai discepoli l’annunzio della sua morte, sul santo monte manifestò la sua gloria e chiamando a testimoni la legge e i profeti indicò agli apostoli che solo attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione.

Vangelo (Mt 17, 1-9)

Il suo volto brillò come il sole.

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Commento di Marie Thérèse Tapsobà Franceschini

Il comando che Israele aveva ricevuto da Dio nel deserto: «Ascolta Israele» (Dt., 6, 4), diviene qui più specifico: «Ascoltate Lui!» Lui, il mio Figlio diletto, amato. Il testo della colletta latina ci avvicina di più a quello che è il rapporto con l’Antico Testamento ed il comando legale, perché dice: «Deus, qui nobis diléctum Fílium tuum audíre praecepísti». Praecepísti viene dal verbo latino praecipio e significa “insegnare, comandare, prescrivere”. “Dio che ci comandasti di ascoltare il tuo amato Figlio” suonerebbe in traduzione. Dunque è un comando e giustamente il verbo italiano del testo evangelico è un imperativo presente: «Ascoltate», «Ascoltate Lui!».

La traduzione italiana della Colletta evidenzia, invece, il fatto di chiamare ad ascoltare, quindi, in qualche modo, un sostegno che ci viene dato per ottemperare il comando: siamo chiamati per ascoltare, così come ci è stato comandato. Siamo chiamati a uscire dalle nostre case per venire alla Casa di Dio, la Chiesa, nel giorno del Signore, per ascoltare. Questo è il motivo per cui i cristiani vanno in Chiesa alla Domenica: per ascoltare la Parola di Cristo, Parola del Padre e, ascoltandolo, nutrire la Fede, purificare gli occhi del cuore, al fine di godere la visione della Sua gloria. «O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio, nutri la nostra fede con la tua parola e purifica gli occhi del nostro spirito perché possiamo godere la visione della tua gloria».


Sant’Agostino, dal Discorso 78

Dobbiamo, carissimi, esaminare e spiegare la visione che il Signore offrì di se stesso sul monte. Poiché è la visione a proposito della quale aveva detto: «Vi assicuro che alcuni che sono qui presenti non morranno prima d’aver visto il Figlio dell’uomo nel suo regno» (Mt., 16, 28). Subito dopo questo comincia il brano ch’è stato letto. «Circa sei giorni dopo questi discorsi prese con sé i tre discepoli Pietro, Giovanni e Giacomo e salì su un monte» […]

Il Signore in persona si fece splendente come il sole, i suoi abiti divennero bianchissimi come la neve e parlavano con lui Mosè ed Elia. Sì, proprio Gesù in persona, proprio lui divenne splendente come il sole, per indicare così simbolicamente di essere lui la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Ciò ch’è per gli occhi del corpo il sole che vediamo, lo è lui per gli occhi del cuore; ciò ch’è il sole per i corpi, lo è lui per i cuori. I suoi vestiti sono la sua Chiesa. Se i vestiti non fossero tenuti ben stretti da colui che l’indossa, cadrebbero […]

Che c’è di strano se mediante il vestito bianchissimo viene simboleggiata la Chiesa, dal momento che sentite dire dal profeta Isaia: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, li farò diventare bianchi come neve» (Is., 1, 18)? Che valore avrebbero Mosè ed Elia, cioè la Legge e i Profeti, se non parlassero col Signore? Se non testimoniassero a favore del Signore, chi leggerebbe la Legge e i Profeti? Vedete quanto sinteticamente afferma ciò l‘Apostolo: «Per mezzo della Legge si ha solo la conoscenza del peccato. Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio» (Rm., 3, 20) […]

A tale visione Pietro, esprimendo sentimenti solo umani: «E’ bello per noi, o Signore – dice – stare qui». Era infastidito dalla folla, aveva trovato la solitudine sul monte; lì aveva Cristo come cibo dell’anima. Perché avrebbe dovuto scendere per tornare alle fatiche e ai dolori mentre lassù era pieno di sentimenti di santo amore verso Dio e che gli ispiravano perciò una santa condotta? Voleva star bene; perciò aggiunse: «Se vuoi, lascia che prepariamo qui tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia». A questa proposta il Signore non rispose nulla e tuttavia a Pietro fu data una risposta. Stava infatti ancora parlando quando venne una nuvola luminosa che li avvolse con la sua ombra. Pietro cercava tre tende; la risposta venuta dal cielo mostrò invece che noi ne abbiamo una sola, mentre la mentalità umana voleva dividerla. Cristo è la Parola di Dio, Parola di Dio nella Legge, Parola di Dio nei Profeti. Perché, o Pietro, cerchi di dividerlo? È necessario piuttosto che tu rimanga unito a lui. Tu cerchi tre tende: devi comprendere ch’è una sola! […]

Mentre la nube li avvolgeva tutti e in certo qual modo facendo per essi una sola tenda, si fece sentire anche una voce che diceva: «Questo è il Figlio mio prediletto». Erano lì Mosè ed Elia, eppure non fu detto: “Questi sono i figli miei diletti”. Una cosa è il Figlio unigenito, un’altra cosa sono i figli adottivi. Veniva esaltato Colui del quale si gloriavano la Legge e i Profeti. «Questo è il Figlio mio prediletto – è detto – nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo!». Poiché lo avete udito attraverso i Profeti e attraverso la Legge […]

Ci viene già mostrato nella Chiesa il Regno di Dio. Qui c’è il Signore, qui c’è la Legge e i Profeti; ma il Signore in quanto è il Signore, la Legge invece in quanto rappresentata da Mosè e la Profezia rappresentata da Elia; ma essi in quanto servi, in quanto esecutori degli ordini. Essi come recipienti, Egli come sorgente. Mosè ed i Profeti parlavano e scrivevano, ma da lui proveniva ciò ch’essi proferivano […]

Il Signore però tese la mano e fece rialzare i discepoli. «Essi poi non videro nessuno all’infuori del solo Gesù». Che significa questo? Avete sentito quando si leggeva la lettera dell’Apostolo: «Noi adesso vediamo Dio in confuso, come in uno specchio, ma allora lo vedremo faccia a faccia» (1Cor., 13, 12). Cesserà inoltre il dono delle lingue, quando avverrà ciò che ora speriamo e crediamo. Il fatto che i discepoli caddero bocconi a terra significa simbolicamente che moriremo, poiché è stato detto alla carne: «Terra sei e nella terra tornerai» (Gn., 3, 19). Il fatto invece che il Signore li fece rialzare, simboleggiava la risurrezione. Dopo la risurrezione a che ti serve la Legge? A che ti serve la profezia? Ecco perché scompaiono Elia e Mosè. Ti rimane: «In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio» (Gv., 1, 1). Ti resta che «Dio sia tutto in tutti» (1Cor., 15, 28). Vi sarà Mosè, ma non vi sarà più la Legge. Vedremo lì anche Elia, ma non più gli scritti del Profeta. Poiché la Legge e i Profeti resero testimonianza a Cristo che doveva patire e il terzo giorno risorgere dai morti ed entrare nella sua gloria. Lì si avvererà ciò che ha promesso a coloro che lo amano: «Chi mi ama, sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò» (Gv., 14, 21). E come se gli fosse stato chiesto: “Poiché Tu lo amerai, che cosa gli darai?”, risponde: “Mi farò conoscere a lui”. Gran dono, grande promessa! Dio non ti riserva un proprio dono, ma Se stesso. Perché mai, avaro, non ti basta ciò che ti promette Cristo? A te sembra d’esser ricco, ma se non hai Dio, che cosa hai? Un altro invece è povero ma se possiede Dio, che cosa non possiede?

Scendi, Pietro; desideravi riposare sul monte: scendi; “predica la parola di Dio, insisti in ogni occasione opportuna e importuna, rimprovera, esorta” (cfr., 2Tm., 4, 2), incoraggia usando tutta la tua pazienza e la tua capacità d’insegnare. Lavora, affaticati molto, accetta anche sofferenze e supplizi affinché, mediante il candore e la bellezza delle buone opere, tu possegga nella carità ciò ch’è simboleggiato nel candore delle vesti del Signore. Poiché nell’elogio della carità, letto nella lettera dell’Apostolo, abbiamo sentito: «Non cerca i propri interessi» (1Cor., 13, 5).

[…] l’Apostolo te lo spiega più chiaramente in un altro passo. Di se stesso dice: «Non cerco quel ch’è utile a me personalmente, ma quel ch’è utile a tutti, affinché tutti si salvino» (1Cor., 10, 24). Ciò Pietro non lo capiva ancora, quando sul monte desiderava vivere con Cristo. Questa felicità Cristo te la riservava dopo la morte, o Pietro. Ora invece egli stesso ti dice: “Discendi ad affaticarti sulla terra, a servire sulla terra, ad essere disprezzato, ad essere crocifisso sulla terra”. È discesa la vita per essere uccisa, è disceso il pane per sentire la fame, è discesa la via, perché sentisse la stanchezza del cammino, è discesa la sorgente per aver sete e tu rifiuti di soffrire? Non cercare i tuoi propri interessi. Devi avere la carità, predicare la verità; allora giungerai all’eternità, ove troverai la tranquillità.

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