Guerra al jihad: in Francia la de-radicalizzazione dei jihadisti è fallita

di Soeren Kern

Il rapporto Désendoctrinement, désembrigadement et réinsertion des djihadistes en France et en Europe) – il titolo evita di usare la parola “de-radicalizzazione” perché è considerata da qualcuno politicamente scorretta – è stato presentato il 22 febbraio alla Commissione Affari costituzionali e giuridici del Senato francese. “Il programma di de-radicalizzazione è un fiasco totale. È tutto da rivedere, da rimodulare“, ha dichiarato Philippe Bas, presidente della commissione. “Non si de-radicalizza qualcuno in sei mesi. Queste persone, alle quali non è stato dato alcun ideale e che si sono aggrappate all’ideologia dello Stato islamico, non riescono a sbarazzarsene di punto in bianco. Non esiste la formula magica ‘Apriti Sesamo!’“, ha fatto eco Esther Benbassa, senatrice e componente dello stesso organismo di indagine

Parigi – Il rapporto preliminare rivela che il governo non ha nulla da mostrare per le decine di milioni di euro provenienti dalle tasche dei contribuenti che ha speso nel corso degli ultimi anni per combattere la radicalizzazione islamica in Francia, dove 238 persone sono rimaste uccise negli attacchi jihadisti dal gennaio 2015. Il report indica che la de-radicalizzazione, nei centri specializzati o nelle carceri, non funziona perché la maggior parte dei radicali islamici non vuole essere de-radicalizzata.

Il report, intitolato “Disindottrinamento, de-reclutamento e reinserimento dei jihadisti in Francia e Europa” (Désendoctrinement, désembrigadement et réinsertion des djihadistes en France et en Europe) – il titolo evita di usare la parola “de-radicalizzazione” perché è considerata da qualcuno politicamente scorretta – è stato presentato il 22 febbraio alla Commissione Affari costituzionali e giuridici del Senato.

Il rapporto è la versione preliminare di un ampio studio in corso, condotto da un gruppo di lavoro trasversale incaricato di valutare l’efficacia degli sforzi di de-radicalizzazione del governo. Il rapporto finale è previsto per il mese di luglio.

Gran parte delle critiche mosse si concentrano su un piano da 40 milioni di euro (42 milioni di dollari) per costruire 13 centri per la de-radicalizzazione di sedicenti jihadisti – conosciuti come Centri di prevenzione, inserimento e cittadinanza (CPIC) – uno in ogni area metropolitana della Francia.

Il piano originario, rivelato con gran clamore nel maggio 2016, prevedeva che ogni centro ospitasse un massimo di 25 individui, di età compresa tra i 18 e i 30 anni, per un periodo di dieci mesi. Il governo ha stabilito che 3.600 individui dovrebbero accedere a queste strutture nei prossimi due anni.

Il primo – e finora l’unico – di questi centri, si trova nel castello di Pontourny, un isolato maniero del XVIII secolo che sorge nel cuore della Francia, ed è stato aperto nel settembre 2016.

Quando le senatrici Esther Benbassa e Catherine Troendlé, alla guida della task force, si sono recate a Pontourny il 3 febbraio scorso, hanno trovato un solo ospite nella struttura. Questo individuo è stato poi condannato e arrestato per “violenza domestica”.

Dopo solo cinque mesi di attività, Pontourny è ora vuoto, anche se dà lavoro a 27 persone, tra cui cinque psicologi, uno psichiatra e nove educatori, con un costo annuale di 2,5 milioni di euro (2,6 milioni di dollari).

Articolo originale “Francia: La de-radicalizzazione dei jihadisti è un “fiasco totale“, Traduzione Angelita La Spada, Gatenstone Institute, titolo originario ‘France: Deradicalization of Jihadists a “Total Fiasco”, foto del Castello di Pontourny da fotogramma di servizio su LC1′ © RIPRODUZIONE RISERVATA

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