«Se tu conoscessi il dono di Dio». Vangelo della III Domenica del Tempo di Quaresima

Queste acque escono di nuovo nella regione orientale, scendono nell’Araba ed entrano nel mare: sboccate in mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il fiume, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché quelle acque dove giungono, risanano e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Sulle sue rive vi saranno pescatori: da Engàddi a En-Eglàim vi sarà una distesa di reti. I pesci, secondo le loro specie, saranno abbondanti come i pesci del Mar Mediterraneo (Ez., 47, 8-10).

Vangelo  Gv 4, 5-42
Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.

Dal vangelo secondo Giovanni
[ In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.

Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».

Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». ] Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».

Gli replica la donna: «Signore, [ vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». ]

In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.

Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

[ Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». ]


S. Agostino, dal Trattato 15, 6–7. 10–12. 16. 25. 30–33 passim.

Gesù, dunque, stanco per il viaggio, stava così a sedere sul pozzo. Era circa l’ora sesta. Cominciano i misteri. Non per nulla infatti, Gesù si stanca; non per nulla si stanca la forza di Dio, non per nulla si stanca colui che quando siamo affaticati, ci ristora, quando è lontano ci abbattiamo, quando è vicino ci sentiamo sostenuti. Comunque Gesù è stanco, stanco del viaggio e si mette a sedere […]. È per te che Gesù si è stancato nel viaggio. Vediamo Gesù pieno di forza, lo vediamo debole; è forte e debole: forte perché «in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio; questo era in principio presso Dio». Vuoi vedere com’è forte il Figlio di Dio? «Tutto fu fatto per mezzo di lui, e niente fu fatto senza di lui»; e tutto senza fatica. Chi, dunque, è più forte di lui che ha fatto tutte le cose senza fatica? Vuoi vedere ora la sua debolezza? «Il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi (Gv., 1, 1–14). La forza di Cristo ti ha creato, la debolezza di Cristo ti ha ricreato. La forza di Cristo ha chiamato all’esistenza ciò che non era, la debolezza di Cristo ha impedito che si perdesse ciò che esisteva. Con la sua forza ci ha creati, con la sua debolezza è venuto a cercarci […].

Poiché dunque si è degnato di venire a noi, apparendo in forma di servo per la carne assunta, questa stessa carne assunta è il suo cammino. Perciò «stanco per il cammino», che altro significa se non affaticato nella carne? Gesù è debole nella carne, ma tu non devi essere debole; dalla debolezza di lui devi attingere la forza, perché «la debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1Cor., 1, 25).

«Arriva una donna. È figura della Chiesa», non ancora giustificata, ma già in via di essere giustificata: questo il tema della conversazione. Arriva senza sapere nulla e trova Gesù, il quale attacca discorso con lei. Vediamo su che cosa e con quale intenzione. «Arriva una donna samaritana ad attingere acqua» […] è significativo il fatto che questa donna, che rappresentava la Chiesa, provenisse da un popolo straniero per i Giudei: la Chiesa infatti sarebbe sorta dai Gentili, che per i Giudei erano stranieri. Ascoltiamo, allora, noi stessi in lei, in lei riconosciamoci e in lei rendiamo grazie a Dio per noi […].

«Gesù le dice: Dammi da bere. I suoi discepoli erano andati in città per acquistare provviste. La danna samaritana, dunque, gli dice: Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana? I Giudei, infatti, non sono in buoni rapporti con i Samaritani». Ecco la prova che i Samaritani erano stranieri: i Giudei non si servivano assolutamente dei loro recipienti; e la donna, che portava con sé un recipiente per attingere l’acqua, si stupì che un giudeo le chiedesse da bere, cosa che i Giudei non erano soliti fare. Ma, in realtà, colui che chiedeva da bere, aveva sete della fede di quella donna. Ascolta, adesso, chi è colui che chiede da bere. «Gesù rispose: Se conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice “dammi da bere” l’avresti pregato tu, ed egli ti avrebbe dato un’acqua viva». Chiede da bere e promette da bere. È bisognoso come uno che aspetta di ricevere, ed è nell’abbondanza come uno che è in grado di saziare. «Se conoscessi – dice – il dono di Dio». Il dono di Dio è lo Spirito Santo. Ma il Signore parla alla donna in maniera ancora velata, sol a poco a poco penetra nel cuore di lei. Intanto la istruisce […].

Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest’acqua avrà sete ancora; ma chi beve l’acqua ché io gli darò non avrà sete in eterno: l’acqua che io gli darò diverrà in lui sorgente d’acqua zampillante per la vita eterna». II Signore ha parlato in modo più chiaro: «Diverrà in lui sorgente d’acqua zampillante per la vita eterna». «Chi beve di quest’acqua non avrà sete in eterno». Nulla è più evidente che egli non prometteva un’acqua visibile, ma un’acqua misteriosa. Nulla è più evidente che il suo linguaggio non era materiale ma spirituale[…].

Il Signore dice: «Chi beve di quest’acqua, avrà sete ancora; chi invece beve dell’acqua che gli darò io, non avrà sete in eterno. «Saremo saziati – dice il salmo – con i beni della tua casa» (Sal., 64, 5). Allora, qual è l’acqua che ci darà lui se non quella di cui è stato detto: «Presso di te è la sorgente della vita?» E come potranno aver sete coloro che saranno inebriati dall’abbondanza della tua casa (cfr., Sal., 35, 10)?

Il Signore prometteva abbondanza e pienezza dì Spirito Santo […].

«Dio è Spirito e i veri adoratori devono adorarlo in Spirito e verità». È chiaro ciò che abbiamo sentito. Eravamo usciti fuori, e siamo stati riportati dentro. Oh se potessi trovare, dicevi, un monte alto e solitario! Credo, infatti, che Dio sta in alto e potrà più facilmente ascoltarmi se io pregherò su un monte. E tu pensi davvero di essere più vicino a Dio perché stai su un monte e che più presto ti potrà esaudire, quasi tu lo invocassi da vicino? Certo, Dio abita in alto; ma «guarda le umili creature» (Sal., 137, 6). «II Signore è vicino»; ma a chi? Forse a quelli che stanno in alto? No. «Il Signore è vicino a quelli chi hanno il cuore contrito» (Sal., 33, 19). Cosa mirabile! Egli abita in alto, e si avvicina agli umili: «riguarda all’umile e da lontano conosce il superbo». Vede i superbi da lontano e tanto meno si avvicina a loro quanto più essi si ritengono alti. E tu cercavi un monte? Discendi, se vuoi raggiungere Dio. Ma se vuoi ascendere, ascendi; solo non cercare un monte. C’è un salmo che parla di ascensioni nel cuore, nella valle del pianto (cfr., Sal., 83, 6–7). La valle è in basso. Cerca di raccoglierti dentro di te. E se vuoi trovare un luogo alto, un luogo santo, offriti a Dio come tempio nel tuo intimo. «Santo – infatti – è il tempio di Dio, che siete voi» (1Cor., 3, 17). Vuoi pregare nel tempio? Prega dentro di te; ma cerca prima di essere tempio di Dio, affinché egli possa esaudire chi prega nel suo tempio […].

«La donna, dunque, lasciò la sua anfora». Dopo aver udito: «Sono io, io che ti parlo» e dopo aver accolto nel cuore Cristo Signore che altro avrebbe potuto fare se non abbandonare l’anfora e correre ad annunziare la buona novella? Gettò via la cupidigia e corse ad annunziare là verità. Imparino quanti vogliono annunciare il Vangelo: gettino la loro idria nel pozzo […] La donna, dunque, gettò via l’idria che ormai non le serviva più, anzi era diventata un peso: era avida ormai di dissetarsi solo di quell’acqua. Liberatasi del peso ingombrante, per annunziare il Cristo corse in città a dire alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto» […].

«II mio cibo – disse [Gesù ai suoi discepoli] – è fare la volontà di colui che mi ha mandato». Anche nei confronti di quella donna, la sua bevanda era fare la volontà di colui che lo aveva mandato. Per questo le aveva detto: «Ho sete, dammi da bere», con l’intenzione di suscitare in lei la fede e bere quella fede e poterla così assimilare al suo corpo: al suo corpo che è la Chiesa. Questo è dunque, egli disse, il mio cibo: «fare la volontà di colui che mi ha mandato».

«Non dite voi: “Quattro mesi ancora e poi viene la mietitura”?» Era tutto infervorato della sua opera e pensava già a mandare gli operai. Voi calcolate quattro mesi per la mietitura e io vi mostro un’altra messe già biancheggiante e pronta per la mietitura. Ebbene, io vi dico: «levate gli occhi e contemplate i campi: già biancheggiano per la mietitura». Quindi, egli si preparava a inviare i mietitori […] Dove bisognava inviare i mietitori, dunque?

Dove in precedenza i profeti avevano predicato: essi infatti erano i seminatori. Se non fossero stati loro i seminatori, come avrebbe potuto giungere a quella donna la notizia: «So che deve venire il Messia»? Già questa donna era un frutto maturo e le messi erano biancheggianti e attendevano la falce.

«Molti samaritani di quella città credettero in lui» […] Dapprima fu la donna a portare l’annuncio, e i Samaritani credettero alla testimonianza della donna e «pregarono il Signore di restare con loro. Il Signore si trattenne due giorni e molti di più credettero»; e dopo aver creduto dicevano alla donna: «Non è più per quanto hai detto tu che noi crediamo; noi stessi lo abbiamo ascoltato e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo». Cioè prima credettero in lui per ciò che avevano sentito dire, poi per ciò che avevano visto con i loro occhi. È quanto succede ancor oggi a quelli che sono fuori della Chiesa e non sono ancora cristiani: dapprima Cristo viene loro annunziato per mezzo degli amici cristiani; come fu annunziato per mezzo di quella donna che era figura della Chiesa; vengono a Cristo, credono per mezzo di questo annunzio; egli rimane con loro due giorni, cioè dà loro i due precetti della carità; e allora, molto più fermamente e più numerosi credono in lui come vero salvatore del mondo.

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