“E invece sì!”. Il paradosso moderno dei bambini maleducati, figli di genitori educati (ma troppo morbidi)

Il 28 Agosto scorso, il regista e attore Leonardo Pieraccioni ha pubblicato su Facebook un lungo e ironico post sul ribaltamento di scenario nell’educazione dei figli. I bambini una volta connotavano l’educazione dell’ambiente in cui crescevano, oggi non è più così, ma la responsabilità è nostra, che non facciamo i genitori nel modo migliore

Quanti danni sta facendo la modernità educativa del dialogo a oltranza verso i figli? Difficile dirlo, ma il fenomeno è in aumento e appare come effetto di un gigantesco paradosso, quello dei figli maleducati di genitori educati.

Fenomeno trasversale, sembra colpire più le fasce medio-alte della popolazione, la cosiddetta borghesia che prima reggeva la colonna vertebrale del Paese – anche sotto il profilo della compostezza nei costumi – e ora sembra dissanguata sul piano economico da scelte governative su cui glisso (per non scadere nel turpiloquio…) ed è devastata dall’ondata di neo-barbari dalle mille pretese e dalle maniere scandalose.

Lo scorso 28 agosto, il regista e attore Leonardo Pieraccioni ha pubblicato sul proprio profilo ufficiale Facebook un lungo post che affronta il tema dei bambini prepotenti, supponenti, male educati, figli di genitori educati, a modo, perbene, ma troppo accondiscendenti, morbidi, piegati a un contrattualismo senza fine, avendo abdicato alla funzione genitoriale seria, ferma, pur se amorevole. Una piaga, sembra.

“Signori! Siamo passati da ‘mio padre mi fulminava con uno sguardo’ a ‘mio padre se dice di no lo fulmino’ – ha scritto l’eclettico regista toscano, riferendosi a Martina, avuta dal l’attrice Laura Torrisi, aggiungendo che “i nostri amatissimi pargoli sin dalla tenera età stanno prendendo dito, mano, braccio e cosce. Sono i cosiddetti scatenatissimi “nativi digitali” ma mi sa che son pure “nativi” più stronzi di un tempo!”, per usare un francesismo…

Pieraccioni ha, con il tuscany sense of humour che lo contraddistingue, fotografato la realtà contemporanea di questi piccoli dittatori. “Imparano velocissimi il nostro limite di sopportazione e sanno che “alla quinta volta di fila che glielo chiedo piagnucolando” noi cediamo”, ha continuato, “maleducati per la nostra mancanza di fiato”. Motivo del contendere, una proposta indecente: una richiesta di pagamento per l’ubbidienza verso i genitori. “Babbo – mi ha chiesto seria la mia – ma se io da oggi faccio tutto quello che mi dici, tu mi potresti pagare?”. “La risposta – ha osservato Pieraccioni – doveva essere un tenero calcio nel culo alla Chinaglia e invece mi è pure scappato da ridere”.

Una storia che ha avuto un seguito, perché Martina è tornata all’attacco due giorni dopo, lamentandosi del fatto di essere stata portata “nel “solito ristorante” due volte nella stessa settimana!”. Anche in questo caso, secondo il regista toscano, la sanzione avrebbe dovuto essere un calcio (affettuoso, s’intende) nel culo, anche a futura memoria, perché è possibile che di fronte all’inazione genitoriale “il risultato potrebbe essere che il passaggio da “simpatica bambina birichina” a “impertinente ragazzetta stronzetta” sia già scritto”.

La soluzione? L’unione dei genitori, con un appello preciso: “Colleghi genitori, uniamoci! Se le nostre amorose e moderne spiegazioni sul vivere corretto sono accolte da pernacchie e risatine, risdoganiamo il vecchio e caro “calcio nel culo” dei nostri nonni”, che “non ha mai fatto male a nessuno, anzi!”. “Ritorniamo, in qualsiasi modo, a quei bambini educati e felici di ricevere un balocco e non a questi che ne chiedono uno al giorno per poi scordarselo nel punto esatto di dove lo hanno scartato”, ha proseguito Pieraccioni, il quale, non curante di passare per neoluddista, è andato dritto alla questione: “E soprattutto leviamoli davanti quel cazzo di Ipad che è solo un moderno “tavor elettronico” che mettiamo loro in mano per quando gli esauriti siamo noi. Uniamoci, facciamolo per loro”.

Il post di Leonardo Pieraccioni su Facebook

“La mia non sta a tavola più delle sue cinque penne al pomodoro. Credetemi, gliel’ho detto in tutti i modi possibili che si rimane seduti finché tutti non hanno finito. La sua risposta è stata sempre alzarsi e andare a giocare. Non ci arriva a parole perché è nella natura ribelle di tutti i bambini fare così? Benissimo: userò il bonus di una terapeutica pedata nel culo, di quel tempo che fu (in questo caso il testo originale è corretto, ndr)”.

Lo scenario delineato da Pieraccioni è chiaro: “un paio (di pedate nel culo, ndr) a semestre riorganizzeranno sicuramente quei ruoli persi in questo lascivo vivere moderno”. Fine.

Come non dare ragione a Pieraccioni? A 52 anni il regista (come noi) ricorda perfettamente come veniva impartita l’educazione alle nostre generazioni. E anche chi – come il sottoscritto – non era bersaglio di legnate educative, mai si sarebbe sognato di comportarsi fuori casa come si comportano i bambini di oggi.

E invece sì!” è la risposta costante e imperturbabile che mia figlia dà a ogni diniego di sua mamma o mio. Non si scompone, provoca, ti guarda dritto con aria di sfida, perché sa che uno dei due cede sempre di fronte ai suoi meravigliosi occhi. Ci prende per i fondelli con la sua sdolcinata furbizia. Ci manipola con la sua dolcezza, sincera nell’animo ma costruita nel modo di esprimerla nei momenti topici, realizzando il paradosso contemporaneo dei figli maleducati di genitori educati.

Soluzioni? Non sono un educatore, cerco di fare il padre al meglio delle possibilità. Forse le uniche cose sensate sono quelle evocate da Pieraccioni: uno scappellotto educativo (che è cosa diversa dall’esercizio cieco e criminale della violenza) non ha mai fatto male a nessuno, se inserito in un quadro familiare di rispetto e accordo (anche solo apparente), in cui i genitori non si smentiscono a vicenda e sono concordi nel ritenere l’educazione dei figli un bene immateriale da coltivare a favore loro, non per se stessi.

Il tempo passa inesorabile per tutti e a molti di noi sarà già venuto in mente molte volte un pensiero preciso: “mio padre (o mia madre) aveva ragione”. Facciamo in modo che i nostri figli possano un giorno fare la stessa riflessione, altrimenti avremo allevato futuri genitori maleducati di figli ancora più maleducati.

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