THE HORSEMOON POST ©2012 | Cronaca, Italia | Una voce dal sen fuggita dal ministero degli Esteri dell'India attacca la Ferrari, che forse si difende male, di VS - 26.10.2012 -

Cerca su THP
, ore
Vai ai contenuti

Menu principale:

THE HORSEMOON POST ©2012 | Cronaca, Italia | Una voce dal sen fuggita dal ministero degli Esteri dell'India attacca la Ferrari, che forse si difende male, di VS - 26.10.2012

Cronaca > Italia



Sosteniamo le famiglie dei fucilieri del Btg San Marco, ingiustamente inquisiti in India per omicidio

Cronaca, Italia – Critiche alla Ferrari dall'India
Una "voce dal sen fuggita" del ministero degli Esteri dell'India
attacca la Ferrari, che forse si difende male

Finisca il dialogo e si apra la controversia davanti al giudice naturale: il Tribunale di Amburgo sul diritto del mare.

di Vincenzo Scichilone | Articolo del 26.10.2012

Tag:  Salvatore Girone, Massimiliano Latorre, Marina Militare Italiana, Battaglione San Marco, Legge 130, pirateria, Giulio Terzi

Nel pomeriggio di oggi le agenzie di stampa hanno lanciato una notizia: il ministero degli esteri indiano attacca la Ferrari. A cascata tutti i media italiani a ruota. Il governo indiano attacca la Ferrari. Ci attiviamo, per verificare. Sul sito del ministero degli esteri della Federazione Indiana non c'è traccia di alcuna  dichiarazione del ministro, né di comunicati stampa. Decidiamo di approfondire su testate inglesi e troviamo l'inghippo. I giornali e le tv indiane citano, riprendendola, la dichiarazione di un portavoce del ministero degli esteri, tale Syed Akbaruddin (nella foto a destra), secondo il quale “utilizzare eventi sportivi per promuovere cause che non sono di natura sportiva significa non essere coerenti con lo spirito sportivo”. Anche Ecclestone sarebbe contrario all'apposizione della bandiera della Marina Militare Italiana su una monoposto.

La Ferrari ieri aveva reso noto l'iniziativa
, tesa a "rendere omaggio a una delle migliori eccellenze del nostro Paese auspicando anche che le autorità indiane e italiane trovino presto una soluzione per la vicenda che vede coinvolti i due militari della Marina Italiana". Oggi ha risposto alle affermazioni del burocrate indiano il presidente Montezemolo (noi avremmo chiamato un magazziniere, per reciprocità): «Con la bandiera della Marina italiana sulle Ferrari al Gp d’India vogliamo dare solo un piccolo contributo, con grande rispetto delle autorità indiane, perché si trovi una soluzione attraverso il dialogo», ha detto il presidente della Ferrari, Luca di Montezemolo.   Capre e cavoli. Marmellata e salmone norvegese. Un mezzo pastrocchio.

Si badi però: qualunque fosse la motivazione addotta dalla Ferrari – allarme per alieni in avvicinamento compreso – noi la difenderemmo,  "a prescindere" come direbbe Totò, al secolo Antonio de Curtis etc... Ergo, non partiamo da questo punto per valutare improvvido l'intervento del funzionario ministeriale indiano, di basso rango, quindi probabilmente non autorizzato a rilasciare una dichiarazione di quel tipo.

In caso contrario, ossia se quella voce dal sen fuggita manifestasse la posizione del governo indiano, saremmo in una situazione diversa e il governo presieduto da Mario Monti dovrebbe prenderne atto e cambiare passo (per rimanere in tema racing). Dopo aver mutato l'assetto della sua politica, finora poggiata su un rispetto formale delle pretese indiane di violare il diritto internazionale vigente e valido per Italia e India, Stati firmatari della Convenzione sul diritto del mare, conclusa a Montego Bay nel 1982 e entrata in vigore nel 1994.

La dichiarazione di Akbaruddin potrebbe anche essere motivata nella forma, perché forse sarebbe stato preferibile che la Ferrari mettesse sulle fiancate o sul cockpit un bel fiocco giallo, simbolo internazionale che indica l'attesa per un militare prigioniero all'estero. Adottare la bandiera di una forza armata, come la Marina Militare, forse è un passo troppo grave per essere adottato da un team di F1. Ma tant'è, vale la premessa: in questo caso (ma solo in questo) anche se la Ferrari avesse sbagliato (e non è questo il tema), noi la difendiamo lo stesso.

Va rilevato che la "sparata" dall'India potrebbe essere stata lanciata ad uso di comunicazione con finalità diverse. Qualche burocrate, corrotto, potrebbe avere l'interesse di elevare lo scontro per evitare che l'indagine della magistratura italiana sulle forniture di elicotteri Agusta Westland all'India, per la quale sarebbero state pagate tangenti milionarie, arrivi a conclusione. Nel segno del motto "la miglior difesa è l'attacco", si potrebbe dire. Lo ammettiamo, siamo peccatori, pensiamo male...

È invece indifendibile la posizione del governo
, troppo attendista, osservatore quasi passivo di uno stillicidio che somiglia a una tortura. Probabilmente è arrivato il momento di rompere questa "melina" diplomatica e cambiare schema. Ci sono gli strumenti giuridici internazionali perché - deve essere chiaro a tutti – l'Italia soffre all'interno, ma non può accettare di farsi insegnare l'educazione internazionale da nessuno.

Che fare? Internazionalizzare la controversia, portandola di fronte uno dei giudici naturali, il Tribunale sul diritto del mare di Amburgo, istituito proprio dalla Convenzione di Montego Bay dell'82. In questo modo l'Italia metterebbe l'India con le spalle al muro, evidenziando davanti al consesso internazionale la violazione deliberata della legalità. Meraviglia che il governo non abbia ancora fatto questo passo, che andrebbe fatto prima dell'8 novembre, data per la quale si aspetta la sentenza della Corte Suprema sulla legittimità dell'azione giudiziaria della magistratura del Kerala.

Il percorso giudiziario internazionale non pregiudicherebbe quello interno in India, anzi lo rafforzerebbe, perché significherebbe dire all'India "noi abbiamo altre soluzioni, ma le conseguenze per voi sarebbero molto più gravi". Non serve che il governo secreti le lettere dei due sottufficiali del Battaglione San Marco, che stanno mostrando una fiducia verso lo Stato che viene difficile da mantenere; un senso del servizio esemplare; un silenzio istituzionale non normale. Serve azione coordinata, ma senza più attendismi.

Ci sono due militari italiani nei guai per colpa del Parlamento e due famiglie
– quella di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone – in grande costernazione, ma fedeli alla compostezza imposta dall'appartenenza dei propri cari alle Forze Armate. Non "cambiare passo" significherebbe mortificare queste persone e tutti gli italiani che credono nel valore delle Forze Armate (tra questi non c'è Giuliana Sgrena, per la quale proviamo solo pena umana e nulla più) come strumento di difesa della democrazia e della civile convivenza.


PS
Sul silenzio del ministero degli esteri italiano, non intervenuto a difendere la propagine sportiva di una grande industria nazionale (right or wrong, is my country), c'è da riflettere, perché sembra dare ragione a chi pensa – e e schiere si rimpolpano ogni giorno di più – che il governo Monti sia tra i più inconsistenti della storia unitaria italiana.


© Riproduzione riservata

Syed Akbaruddin, il funzionario del Mnistero degli Affari Esteri indiano che ha attaccato la Ferrari
La bandiera della Marina Militare Italiana sul dorso del cockpit dela F2012
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
 
THE HORSEMOON POST NEWSLETTER

Tip
Iscriviti per ricevere
aggiornamenti e promozioni
Traduzione by Google Traslate
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu