Gian Luca Brambilla: “No taxation without representation”. E minaccia lo sciopero fiscale…

Ultimatum dai novelli “Figli della Libertà” di Monza e Brianza? Manco per niente… “Regolamentisti” brianzoli contro “ultraberisti”, problemi complessi affrontati in modo inadeguato

Gian Luca Brambilla (foto tratta dal sito personale)
Gian Luca Brambilla (foto tratta dal sito personale)

S’ode in Brianza uno squillo di tromba rivoluzionaria, si potrebbe dire parafrasando il Conte di Carmagnola di Manzoni. Gian Luca Brambilla a qualcuno potrebbe sembrare un novello John Hancock, l’imprenditore (e collega) commerciante di Braintree animatore dei rivoluzionari di Boston, poi primo presidente del Congresso Continentale, in questa veste firmatario della Dichiarazione di Indipendenza del 4 Luglio 1776, infine primo governatore del Massachusetts, carica da cui si spese molto perché l’ex colonia britannica ratificasse la Costituzione degli Stati Uniti approvata dalla Convenzione del 1788.

Brambilla è imprenditore, laureato in economia alla Bocconi (arieccola…), specializzato in giro per il mondo. Un open minded, promotore di un moto rivoluzionario, attraverso un ultimatum perentorio, irrevocabile, alla politica: entro il 16 Maggio, se non si elegge un Capo dello Stato e non e non si approva una legge elettorale che consenta di scegliere il proprio eletto in Parlamento, gli imprenditori brianzoli sono intenzionati a chiudere il rubinetto fiscale.

«Signori della Politica si legge nel duro comunicato – l’intero mondo degli imprenditori e dei lavoratori autonomi, con i loro collaboratori e le loro famiglie vi avvisa: se entro il 16 maggio 2013 non avrete eletto il nuovo Capo dello Stato, varato una Riforma Elettorale dove potremo scegliere chi eleggere come nostro rappresentante a Roma e deciso se fare un governo o andare alle elezioni, noi inizieremo, tutti uniti, a non versare più nessuna imposta, tassa o contributo previdenziale», a partire dal versamento dell’IVA del primo trimestre 2013, per andare «avanti a oltranza sino a quando non avremo modo di votare con la nuova legge elettorale». Letto, firmato e sottoscritto.

A chi, di fronte a queste parole, avesse un brivido liberale sulla schiena, consiglieremmo di aspettare. Brambilla è un imprenditore che ama la sfida, è un cavaliere dell’innovazione, ma in qualità di “Vice Presidente Vicario di Confcommercio per Monza e Brianza e Consigliere della Camera di Commercio di Monza” – come si legge nel suo sito personale – è meno rivoluzionario, meno aperto alle novità, più conservatore.

Sulla sua pagina fan su Facebook (18 “mi piace”, ma il trend è positivo…) si legge una nota sugli “Stati Generali del Commercio” dello scorso 4 febbraio chiarisce ancor di più il retroterra dell’iniziativa. Parole precise che hanno però il sapore del bel tempo andato. Brambilla è un “duro e puro” di Confcommercio, contro “i boss di Federdistribuzione”, che vien da chiedersi, allarmati, cosa distribuiscano mai… Niente paura, qualche riga dopo si apprende che i commercianti “tradizionalisti” sono contrapposti ai rinnegati che hanno aderito a una catena, a un franchising, a un gruppo di acquisto. Rinnegati perché hanno barattato l’identità per qualche denaro in più.

Da una parte chi è geloso della propria libertà di fare impresa, chi vuol essere padrone al 100% a casa propria e non accetta di perdere un minimo di sovranità decisionale. Dall’altra chi accetta di contaminarsi, stringere accordi, costituire gruppi di acquisto per il vil denaro, compresi i grandi gruppi della GDO (grande distribuzione organizzata, ndr) nazionali e esteri, colpevoli di spendere le loro capacità in termini di lobby e relazioni personali. Quasi il diavolo, si direbbe.

Tanto è vero che il nostro eroe, si fa per dire, è perentorio. «Da oggi non userò più il termine ‘piccoli’ e ‘grandi’. È superato e non rappresenta la realtà delle forze in campo. Da oggi dirò ‘Regolamentisti’ (cioè noi di Confcommercio) ed gli ‘Ultraliberisti’ (quelli di Federdistribuzione)» afferma Brambilla, che spiega poi il ‘chi siamo e che vogliamo’ in termini chiari: «Noi siamo per un mercato regolato, ordinato, pianificato in orari e aperture, in saldi e promozioni, che tuteli l’autonomia del singolo. Noi siamo per regole che permettano ad un’azienda di vivere decorosamente. Noi mettiamo l’imprenditore sullo stesso piano del consumatore in materia di diritti e doveri. Loro sono per il liberismo totale che pone il cliente-consumatore-individuo (me lo hanno detto ieri loro!) al di sopra di tutto, anche delle loro vite personali (che poi è la vita dei loro dipendenti, non quella dei dirigenti che la domenica vanno a sciare con la moglie, mica in negozio)». La soddisfazione del consumatore come scandalo permanente…

Parole pesanti come le pietre, che non ci si aspetterebbe mai di leggere da un imprenditore, per di più bocconiano di ferro, quindi teoricamente cresciuto a pane e competizione. Ironia a parte – e neanche tanta, perché il discorso è serio – il problema dei piccoli commercianti fagocitati dalla GDO, dagli ipermercati e dai centri commerciali è una questione complessa, che mette in discussione migliaia di posti di lavoro, spesso di imprese familiari. Ma di certo il problema non può essere risolto senza tenere in considerazione le esigenze del consumatore, che trova nei centri commerciali facoltà di risparmio, possibilità di maggiore scelta, occasioni conviviali e perfino esperienze turistiche (si pensi agli Outlet, vere città negozio in cui passare la giornata). Per non parlare della semplice comodità di chi, lavorando durante la settimana, ha il temo di andare a fare la spesa solo il sabato pomeriggio o la domenica.

Duole rilevare che ricette vecchie siano proposte da chi dovrebbe – per indole professionale e retroterra formativo – trovare nuove vie, anche attraverso l’aggregazione delle forze di piccoli imprenditori, capaci di ridurre un po’ la propria “sovranità decisionale” per fare massa critica contro i grandi gruppi, almeno a livello locale, dove la qualità può avere ancora spazio di attenzione del consumatore.

Insomma, questi bocconiani, dall’apice alla base, negli ultimi tempi deludono molto, forse un drammatico segno dei tempi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

@horsemoonposti