Giorgio Napolitano ha scelto Enrico Letta per aprire una nuova fase della Storia italiana

Il vicesegretario del PD preferito a Giuliano Amato, forse per timori sull’ordine pubblico. L’ex presidente del Consiglio è personalità che divide. La Lega ha posto – con grande coraggio  – il veto. Domani le consultazioni, venerdì il governo dovrebbe giurare e entrare in attività

20130424-enrico_letta_770x500

Roma – Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha scelto Enrico Letta per la guida del governo di “servizio nazionale”, su cui dovranno convergere i voti del PD, del PDL, di Scelta Civica, della Lega Nord e di Fratelli d’Italia, per uscire dalle secche causate dal risultato elettorale.

Dopo sessanta giorni, la rielezione di Napolitano al Quirinale è stata la mossa decisiva per trarre d’impaccio la partitocrazia italiana, che ora non ha più alternative: riformare lo Stato e ridare slancio all’Italia o perire nell’ignominia nazionale e internazionale.

Insomma, un suicidio assistito che può avere il sapore della palingenesi (è facile prevedere che molti si autorigereneranno), ma serve cambiare il Paese in profondità, nelle sue istituzioni bloccate, nel suo apparato burocratico, nell’invadenza dello Stato sulla vita economica dei cittadini.

Enrico Letta ha accettato l’incarico, con riserva, come da prassi. Domani le rapide consultazioni, poi il giuramento, probabilmente venerdì. Letta non ha voluto anticipare alcun nome, ma indirettamente ha risposto alle affermazioni di Alfano, che in mattinata aveva dichiarato l’opposizione del PDL per un “governicchio” balneare e il favore per un governo di alto profilo, che duri il tempo delle riforme (ma con grande speditezza).

Il governo non nascerà a tutti i costi” ha detto il presidente del consiglio incaricato “ma solo se ci saranno le condizioni”. Letta ha ringraziato Napolitano per l’incarico, volto alla realizzazione di un governo che innovi il Paese, che “ha bisogno di risposte”, soprattutto quella parte che soffre per mancanza di lavoro.

Letta ha colpito tutti per la sobrietà con cui è arrivato al Quirinale, alla guida della sua automobile personale (nella foto, lanciata da Pino Scaccia, gironalista RAI, su Facebook). “O si ritrova credibilità tutti insieme o non ci sono strumenti per risolvere i problemi tutti insieme” ha ammonito l’attuale vice-segretario del PD, che poi ha anche chiarito l’intento dell’Italia perché le politiche dell’Unione Europea volte all’austerità cambino, come ha affermato anche il presidente della Commissione Barroso due giorni fa. Solo l’austerità fine a se stessa si è rivelata inefficace.

20130424_enricoetta_by_carNapolitano ha poi parlato di “soddisfazione e serenità” e di governo di larghe intese come “sola prospettiva possibile” nell’attuale quadro politico uscito dalle elezioni con questa legge elettorale, uno dei temi che il governo dovrà velocemente affrontare, insieme alla riforma del bicameralismo perfetto “che ha bloccato l’Italia”, come aveva prima affermato Letta con puntualità.

Il M5S ha avocato, in qualità di unico partito di opposizione, la presidenza della Commissione di Vigilanza Rai e quella sui Servizi (COPASIR). Per questo motivo è probabile che Fratelli d’Italia permanga nella posizione di opposizione costruttiva “concordata”, in modo da evitare soprattutto che il Copasir cada in mano grilline, un fatto che sarebbe grave per un movimento che non ha ancora maturato la necessaria esperienza democratica in temi di tale delicatezza.

Giuliano Amato, in predicato per l’incarico, sembra abbia subìto l’irremovibile veto della Lega Nord, mentre Matteo Renzi sarebbe stato fermato dal “niet” di Berlusconi (al quale il sindaco di Firenze dovrà fare una statua fra qualche anno, per non averlo bruciato in questa fase difficile).

Da rilevare che Enrico Letta è incorso per due volte, all’inizio e alla fine delle sue dichiarazioni alla stampa, nello stesso lapsus, definendo Napolitano “presidente del consiglio”. Circostanza da noi evidenziata su Twitter, quasi in contemporanea con Enrico Mentana nello speciale del TG La7.

Terza Repubblica, avanti march!” si potrebbe dire. I fatti diranno se questa transizione avverrà davvero.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

20130424_TW