Furti di rame, a Palermo è emergenza. AMG: “C’entra la mafia”
Crescono a dismisura a Palermo i furti di rame. A tal punto che l’amministrazione comunale il 29 aprile scorso ha convocato una conferenza stampa per raccontare quanto sta succedendo in città, soprattutto ai danni degli impianti di pubblica illuminazione, necessari per garantire la sicurezza notturna di automobilisti e pedoni.
Il presidente dell’azienda che si occupa della gestione dei lampioni del capoluogo siciliano, ovvero Emilio Arcuri di AMG Energia Spa, ha, infatti, svelato che «dietro quest’impennata di furti c’è la mafia, che gestisce la commercializzazione del rame sul mercato nero».
Per potere fronteggiare questo fenomeno crescente e dilagante, l’AMG le sta provando tutte, come la saldatura dei coperchi dei pozzetti e l’utilizzo della sabbia per bloccare i cavi e renderne difficile l’estrazione dei cavidotti.
Ma si cerca di eliminare il problema della radice, ovvero sostituire il materiale con cui si costruiscono i cavi: non più rame ma alluminio (tra l’alto meno costoso).
Proprio per quanto concerne l’aspetto economico, Arcuri ha affermato che «un chilometro di rame costa circa 500 euro, viene venduto al mercato nero a 147 euro ma crea un danno di oltre 3.000 euro, il costo, appunto, del ripristino».
I numeri dei furti sono impressionanti: nel 2013, fino ad oggi, sono stati rubati 19.918 metri di cavi, per un totale di 69.773,49 euro, un dato in preoccupante crescita rispetto al 2012 (2.765 metri rubati per un importo di 12.280, 20 euro), al 2011 (15.972 metri rubati per un importo di 59.025 euro) e al 2010 (14.204 metri di cavo rubati per un importo di euro 111.978,10) anno in cui ad incidere è soprattutto il furto compiuto nella zona di via Pecoraino-Laudicina di ben diecimila metri di cavo.
Un esempio è avvenuto ieri notte, intorno alle 2.30, quando i carabinieri hanno arrestato in flagranza di reato un malvivente che stava asportando centinaia di metri di cavi in via Clemente Comella. Le forze dell’ordine sono state allertate da alcuni cittadini.
A proposito di ciò, il presidente Arcuri ha voluto rimarcare «la sinergia tra l’azienda, i cittadini e le Forze dell’Ordine», grazie alla quale si sta provvedendo «ad arginare un fenomeno che sta assumendo vaste proporzioni».
Ma perché si ruba il rame?
Innanzitutto, perché il suo costo è in continua ascesa – è quotato, infatti, in borsa – ed è riciclabile al 100 per cento, mantenendo le caratteristiche originarie con un’ovvia conseguenza economica, in quanto consente di far risparmiare l’85 percento dell’energia rispetto all’estrazione del rame primario.
Insomma, un affarone per chi ne fa un uso industriale e perciò un settore molto proficuo per la criminalità organizzata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA