Il Palermo è in B: Zamparini da “Re Mida” a usurpatore di sogni

Dopo nove anni consecutivi di serie A, il Palermo retrocede tra i cadetti. Sul banco degli imputati il presidente Maurizio Zamparini.

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Sei vittorie, quattordici pareggi e diciotto sconfitte. Questo il magrissimo raccolto del Palermo nel campionato di serie A che si è definitivamente concluso ieri. Di conseguenza, la squadra del capoluogo siciliano, dopo nove anni di permanenza nella massima serie, retrocede in B.

Da agosto, pertanto, niente più Inter, Juventus e Milan allo stadio Renzo Barbera. Niente più derby infuocato con il Catania che, al contrario dei rosanero, ha disputato la migliore stagione in assoluto. Niente più sogni di gloria, molti dei quali toccati con mano dal 2004 ad oggi: le qualificazioni in Europa League e la finale di Coppa Italia con l’Inter di Leonardo nel 2011. Si ritorna a giocare in campi “minori”, a sudare sette camicie per conquistare i punti necessari per una veloce risalita. Perché non sarà facile. Perché in campi come quelli di Castellammare di Stabia, Lanciano, Crotone e Trapani occorrerà affrontare gli avversari con umiltà, corsa e sacrificio. Il blasone, infatti, in provincia non serve a nulla.

Se ne andranno via dalla Sicilia, com’è giusto che sia, calciatori come Fabrizio Miccoli e Josep Ilicic.

Il primo, innanzitutto. Il capitano, il Romario del Salento, uno che a Palermo ha assunto gli stessi connotati d’intoccabilità di Santa Rosalia, grazie a 176 partite disputate e 74 reti siglate. Ma non solo per questi numeri, perché Miccoli ha rappresentato sul campo (e fuori) l’orgoglio d’indossare il rosanero. Il salentino non andrà a Lecce, a chiudere la carriera, come si pensava. Stando, infatti, alle ultime voci sull’argomento, il 34enne potrebbe solcare i campi di Dubai, deliziando gli appassionati di calcio arabi in cambio di molti petroldollari. A Palermo, tra l’altro, lascerebbe una situazione scomoda anche dal punto di vista professionale, visto le indagini in corso – su cui The Horsemoon Post ha scritto qui.

E poi c’è lo sloveno Ilicic, il gigante che si era addormentato per larga parte della stagione e si era svegliato per ridare la speranza di salvezza ai tifosi rosanero. Non bisogna dimenticare, infatti, che l’attaccante 25enne ha segnato nel campionato conclusosi ieri 11 reti, suo record personale. In totale, con la maglia del Palermo, ha disputato 98 partite ed ha messo per 20 volte la palla dietro le spalle dei portieri avversari. Uno con il suo talento non può giocare in serie B.

Il pensiero, però, va anche a tutti gli altri che, in questi nove anni, hanno vestito i colori rosanero: Luca Toni, Javier Pastore, Salvatore Sirigu, Giulio Migliaccio, Antonio Nocerino, Amauri, Mattia Cassani, Cesare Bovo, Federico Balzaretti, Edison Cavani, Simon Kjaer ed altri ancora. Giocatori che, se Zamparini avesse avuto sia la possibilità che la voglia di tenerli in squadra, avrebbero reso il Palermo una squadra da Champions League.

L’imprenditore friuliano, invece, è stato sempre coerente nel concepire la società come un’azienda, con entrate ed uscite da equilibrare e con la massimizzazione del profitto da ottenere. Niente conti in rosso, niente giocatori strapagati, niente collassi economici. Una strategia che ha, nonostante i malumori progressivi della piazza, funzionato finché il ricambio è stato all’altezza. E quest’anno, infatti, non è accaduto: chi è stato acquistato ha dimostrato sul campo di essere inferiore ai sostituiti.

Ed ora Zamparini, colui che portò il Palermo in serie A dopo un trentennio a girovagare tra la serie C (spesso) e la B (raramente), ha perso l’affetto dei tifosi. È considerata la causa primaria ed efficiente del tracollo. Troppo dedito al vendere piuttosto che all’acquistare, a mangiare allenatori piuttosto che costruire un progetto attorno ad un unico nome. Al contrario di quanto avvenuto in Sicilia Orientale con Antonino Pulvirenti.

L’uomo venuto dal Nord, insomma, è passato dall’essere una sorta di Re Mida (con tanto del fortissimamente voluto Centro Commerciale Conca d’Oro) ad un usurpatore di sogni e speranze. Perché il calcio, in terre come la Sicilia, non è solo un gioco ma una forma di riscatto sociale.

Adesso Zamparini ha solo una scelta da compiere: la restaurazione. Agire in silenzio, imparare dagli errori commessi e riportare il Palermo là dove dovrebbe stare.

Stavolta, magari, con un progetto stile “De Laurentis”.

@waltergianno

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Walter Giannò

Blogger dal 2003, giornalista pubblicista, ha scritto su diverse piattaforme: Tiscali, Il Cannocchiale, Splinder, Blogger, Tumblr, WordPress, e chi più ne ha più ne metta. Ha coordinato (e avviato) urban blog e quotidiani online. Ha scritto due libri: un romanzo ed una raccolta di poesie. Ha condotto due trasmissioni televisive sul calcio ed ha curato la comunicazione sul web di un movimento politico di Palermo durante le elezioni amministrative del maggio 2012. Si occupa di politica regionale ed internet.