Giuliano Ibrahim Delnevo, un jihadista italiano in Siria

L’Internazionale del Jihad può contare anche su italiani rinnegati della Libertà, nemici della convivenza civile. Toni Capuozzo: “grazie per non aver tramato contro di noi”. Onore al nemico morto in battaglia, ma la distinzione tra noi e loro è fondamentale per non perdere la bussola

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Roma – Giuliano Delnevo aveva 23 anni, si era convertito all’Islam e aveva assunto il nome di Ibrahim. Su Facebook e Youtube (Liguristan Tv) elogiava gli estremisti ceceni e postava brani del Corano. “Brutta fine per chi insulta il profeta” /VIDEO. Questo ragazzo è morto in Siria combattendo nelle fila dei ribelli contro le forze lealiste del presidente Bashar al-Assad ed è stato identificato dal passaporto italiano che aveva addosso.

Delnevo dopo la conversione all’Islam, quattro anni fa, aveva assunto il nome di Ibrahim, cresciuto in una famiglia che non aveva alcun legame con l’islam. A riportare la notizia oggi è stato “Il Giornale”, in un articolo di Gian Marco Chiocci e Gian Micalessin, che citano fonti dell’intelligence e del ministero dell’Interno.

ll ragazzo era indagato da tempo dalla procura di Genova per arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale. «L’indagine della Procura di Genova – ha spiegato il procuratore Michele Di Lecce – andava avanti da tempo e coinvolge altre persone, non necessariamente di Genova. Le attività delle persone indagate erano proiettate all’estero e anche l’addestramento se è avvenuto è stato all’estero».

Salah Hussein, segretario generale della comunità islamica ligure, ha sostenuto di conoscere poco Giuliano Delnevo e di averlo riconosciuto solo dalla foto. «L’ho visto un paio di volte, durante il Ramadan, al Porto Antico o in Sala Chiamate» ha detto il dirigente islamico «ricordo che indossava una tunica bianca come un sufi». Secondo Salah Hussein «quello degli islamici europei che vanno a combattere in Asia non è certo un fenomeno diffuso, neppure qui in Liguria, è una scelta forte, che fanno in pochi. Tanto più è difficile da fare nel caso della Siria, dove c’è molta confusione, non si capisce bene dove stia la verità e sembra che ci sia del marcio da entrambe le parti. Il mio augurio è che finisca al più presto questa guerra che ha già fatto tante vittime innocenti».

Più preoccupanti le affermazioni del dirigente dell’Ucoi (Unione comunità islamiche in Italia) Hamza Roberto Piccardo, intervistato da Micalessin e Chiocci: «ho chiesto ai miei contatti e risulta effettivamente che uno di Genova si trovi in questo periodo in Siria, ma non sappiamo cosa gli sia successo» ha detto Piccardo ai giornalisti de “Il Giornale”, mostrando di avere contatti in loco e di sapere molto di più di quanto affermi.

Secondo l’Adnkronos, diverse centinaia di occidentali sono attualmente nelle mani delle forze di Assad, catturate mentre combattevano a fianco dei ribelli islamisti, con un ruolo di primordine di Al Qaeda e di Hezbollah. Tra questi occidentali ci sarebbero sei o sette “cittadini italiani convertiti all’Islam”, afferma la fonte citata dall’agenzia di stampa del Gruppo Marra.

Il fenomeno dell’adesione al fronte radicale jihadista è monitorato dai servizi di informazione e sicurezza, con particolare attenzione agli italiani convertiti alla religione islamica. La figura del “convertito” è di particolare interesse, perché il nuovo adepto spesso incarna il percorso jihadista con toni ancora più radicali, per mostrare perfetta adesione alla battaglia contro la Libertà occidentale. Il web ha un ruolo di cerniera tecnica dell’islamismo militare, servendo come bacino e strumento di reclutamento, attraverso la radicalizzazione del messaggio con gli strumenti forniti dai social network.

Secondo il direttore del DIS, Giampaolo Massolo (di cui abbiamo già parlato nell’articolo sul rinnovato sito dell’intelligence nazionale), «Non c’è un bacino di reclutamento, ma solo delle individualità sulle quali l’intelligence tiene alta la guardia». «Non abbiamo specifici indicatori di minacce particolari – ha sottolineato l’ambasciatore Massolo – è chiaro però che la situazione in generale non ci fa stare tranquilli e necessita di essere monitorata. Il fenomeno del reclutamento è molto meno diffuso per quanto riguarda l’Italia rispetto ad altri partner occidentali, ma noi stiamo sempre attenti anche perché la vicenda dimostra come il web sia una potente arma di autoaddestramento e autoreclutamento».

La vicenda, che conferma i timori degli ambienti investigativi e dell’antiterrorismo, mostra come sia possibile in Italia e in Occidente che alcuni rinnegati della Libertà possano abbracciare l’ideologia di morte del jihad, nell’accezione che viene data dall’Internazionale del Terrore che si riconosce, in prevalenza, sotto l’insegna del franchisor Al-Qaeda. Nemici di se stessi, cui Toni Capuozzo ha riconosciuto in qualche modo l’onore delle armi, in un articolo su TGcom24. Capuozzo, uno dei migliori inviati di guerra italiani e grande esperto di Vicino ed Estremo Oriente, dopo aver ammesso che la morte di un italiano tra le fila jihadiste «è una notizia che lascia sconcertati», afferma che «un minimo rispetto glielo dobbiamo» perché «non ha tramato contro di noi, non ha progettato bombe contro innocenti. È andato a combattere una guerra lontana che sentiva sua, ed è morto». Parole dense di pietà cristiana, ma che potrebbero essere fraintese da gli ambienti più oscurantisti dell’islamismo insediato in Italia e in Europa.

Una situazione che dovrebbe fare riflettere anche chi sostiene a spada tratta l’introduzione di certi automatismi nel processo di acquisto della cittadinanza italiana da parte di cittadini stranieri. Delnevo mostra in modo inequivocabile che anche alcuni italiani meriterebbero la revoca della cittadinanza, se solo questo fosse annoverato tra le possibilità offerte dal Codice Penale.

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