Park Chan-wook sbarca a Hollywood con Stoker

Primo film occidentale per il regista di Oldboy, un thriller a tinte horror con Mia Wasikowska, Matthew Goode e Nicole Kidman

stoker

Dopo aver perso il padre in un tragico incidente, India Stoker si ritrova ad affrontare il proprio lutto con la madre Evelyn e Charlie, lo zio paterno, comparso misteriosamente dal nulla nella sua vita. Nonostante l’affetto della madre e le attenzioni piuttosto ambigue di Charlie, India entrerà a far parte di un oscuro gioco di attrazioni, che la coinvolgerà emotivamente facendo chiarezza sul suo effettivo destino.

Primo film lontano dalla sua Corea del Sud per Park Chan-wook, che dopo averci regalato tante emozioni con la sua “Trilogia della Vendetta” (Sympathy for Mr. Vengeance , Oldboy e Sympathy for Lady Vengeance), sceglie una storia tutt’altro che convenzionale per attrarre il pubblico hollywoodiano e attirarlo nella sua complessa rete cinefila. Il thriller, messo in scena in maniera impeccabile e con un gusto estetico ormai diventato marchio di fabbrica del regista coreano, trasuda moltissimi temi tipici di certa filmografia d’oltreoceano e certi rimandi (non ultimo quello dell’incesto) che da sempre scuotono violentemente l’immaginario a stelle e strisce. Il tutto è però sapientemente dosato e calibrato al pari di un film di Hitchcock, con citazioni evidenti (e altre meno) alla letteratura horror anglosassone, di cui il titolo Stoker ne ricorda l’oscuro e irresistibile fascino.

La storia oscilla in modo favolistico tra dramma familiare, thriller psicologico e film dell’orrore. Come una lugubre famiglia di vampiri, gli Stoker vivono e rivivono orrori in maniera masochistica e compulsiva, perdendo a poco a poco umanità e colore: le molte scene notturne o alla luce flebile di un seminterrato (felice e spensierato utilizzo dei classici cliché) non fanno che esaltare il bianco cadaverico del corpo umano. L’istinto animale è innato nell’essere umano, ma la sua propensione a compiere atti animaleschi sembra inevitabile per chiunque sia capace di abbracciare la sua vera natura. Nessun fato, niente destino, siamo già ciò che diventeremo.

Con una scenografia e una fotografia impeccabili nel rendere l’opera un perfetto connubio tra poetica ed estetica, la sceneggiatura svolge il non facile compito di rendere una storia non certo originale degna d’attenzione. Con una prima parte tesissima e assolutamente ineccepibile, l’unica colpa imputabile è un certo adagiamento nella seconda, che rende il film abbastanza prevedibile, al contrario delle scombussolanti premesse iniziali.

Il cast è di ottimo livello, su tutte naturalmente svettano le prove di Mia Wasikowska (sempre più star del mondo teenageriale alternativo) e Matthew Goode, coadiuvati da Nicole Kidman efficace come non lo era stata in tempi recenti.

Se questo è il saluto di Chan-wook al cinema occidentale, non ci resta che attendere a braccia aperte la sua prossima opera.

VOTO : 7

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Il trailer del film