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Spielberg e Lucas profetizzano il collasso di Hollywood

After Earth, The Lone Ranger e White House Down sono dei flop commerciali in patria: è l’inizio della fine? 

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Hollywood è da sempre la terra dove i sogni diventano realtà. Patria del famosissimo cinema americano, produttrice di film ad alto livello di budget e capace di incassare a ripetizione centinaia di milioni di dollari (se non addirittura miliardi) per continuare a detenere il primato nell’industria mondiale. Mantenere questo strapotere indiscusso e illimitato non sempre è stato facile. Anche Hollywood ha avuto i suoi momenti di crisi, che negli ultimi dieci anni (dall’avvento delle tecnologie digitali) è sempre stata considerata come remota e spesso allontanata dai successi stratosferici di molte (forse troppe) produzioni.

A lanciare un segnale d’allarme ci hanno pensato due nomi che hanno contribuito al successo esorbitante del sistema, ovvero Steven Spielberg e George Lucas. Poche settimane fa, infatti, mentre erano ospiti a un evento celebrante l’inaugurazione di una nuova struttura alla University of Southern California, i due celebri cineasti (e profondi innovatori del sistema produttivo di Hollywood con i loro blockbuster) avevano parlato di una “implosione” del sistema.

“Ci sarà un’implosione”, è Spielberg a parlare per primo, “o in ogni caso un grande collasso. Tre o quattro grosse produzioni (o forse di più), dotate quindi d’ingenti budget, si schianteranno al suolo e questo potrebbe rimescolare le carte in tavola”.

Il pensiero di Lucas è perfettamente in linea con quello del collega e amico di lunga data (insieme hanno ideato e prodotto la saga di Indiana Jones); il regista di Star Wars ha avuto modo di elogiare la strategia delle TV via cavo, protagoniste di una nuova spinta creativa. Quello che è certo è che il mercato delle serie televisive non è mai stato così prolifico, mescolando abilmente fantasia, sperimentazione e spettacolarità. Una sintesi che il cinema d’intrattenimento avrebbe perso secondo Spielberg e Lucas.

Ora a distanza di poche settimane dalle parole dei due registi, il colore del volto di Hollywood potrebbe iniziare a sbiancare leggermente: infatti, tre grossi film ad alto budget usciti tra giugno e luglio (quindi la stagione più redditizia per il mercato americano) sono stati o diventeranno a breve clamorosi flop commerciali. Inutile allontanare dalla mente le parole di Spielberg.

Il caso curioso è che le tre produzioni in questione sono film completamente (o almeno sulla carta) originali, ovvero slegati da qualsiasi franchise già iniziato; film come After Earth, The Lone Ranger e White House Down non sono dei sequel o reboot di precedenti versioni. Il pubblico attuale, infatti, predilige andare a vedere un prodotto di cui sa già cosa aspettarsi, e di conseguenza evitare di rimanere deluso.

Non è una mera coincidenza che la classifica dei migliori incassi delle ultime stagioni cinematografiche (anche italiana) rechi nelle posizioni di vertice prodotti che sono o seguiti o riavvii di vecchi franchise.

L’insuccesso del film con Will Smith fa notare come anche un attore che da sempre è collezionista di grandiose performance al box-office è dovuto soccombere a questa inversione di tendenza. La vicenda di The Lone Ranger è invece molto più turbolenta: i guai nell’arco della produzione (sia pre- che post-) sono stati numerosi, tra sforamenti di budget e riscrittura del soggetto. Neanche la presenza di una stella come Johnny Depp, in un ruolo molto simile a quello precedente in Pirates of the Caribbean, ha potuto far nulla per recuperare le grosse perdite che il film avrà certamente. Nel caso dei “Pirati” i numeri mostrano un sostanziale pareggio nel week-end d’apertura, ma quello che sappiamo è che il film esplose per un passaparola frenetico che, sembra, non verrà ripetuto.

White House Down è il disaster-movie (stavolta proprio in tutti i sensi) del veterano Roland Emmerich; prendendo a esempio il suo ultimo film (2012) non si può non rimanere a bocca aperta confrontando le stime: 24 milioni contro 65 nel week-end d’apertura, anche se il grosso dell’incasso finale lo fece al box-office estero.

Unico caso (aspettando Pacific Rim, che non dovrebbe avere difficoltà vista l’ingente campagna marketing) a salvarsi rimane World War Z, il “blockbuster zombie” con Brad Pitt protagonista; il film è però lontano dal gridare al successo e sembra che in fondo recupererà le spese di produzione. I recenti trionfi sono tutti attribuibili a sequel o reboot: Star Trek Into Darkness, Man of Steel, Despicable Me 2 (che ha battuto il record d’esordio di Toy Story 3, altro sequel), Monsters University, Iron Man 3, Fast & Furious 6 (!) e The Hangover Part III.

La domanda successiva a questo punto appare scontata: se il pubblico dovesse spostare nuovamente il suo interesse e ripudiare la valanga di sequel prodotti a ripetizione, potrebbe essere davvero la fine di Hollywood come la conosciamo?   

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