Eva Riccobono: “A Palermo mentalità mafiosa” (e non ha tutti i torti)

La senatrice Simona Vicari e l’eurodeputata Sonia Alfano contro le dichiarazioni dell’attrice Eva Riccobono. Ma ha davvero torto?

Eva Riccobono

Tutti contro Eva Riccobono, modella e attrice palermitana. Intervistata da Vanity Fair, infatti, la madrina dell’attuale Festival del Cinema di Venezia ha affermato di andare “una volta al mese a Palermo per ricaricarmi, ma alcune cose dei palermitani non mi piacciono come la mentalità mafiosa. Detesto quelli che si lamentano sempre e e che vogliono la raccomandazione e soprattutto il familismo e i soprusi”.

Apriti cielo.

In primis, la senatrice Simona Vicari, anche lei palermitana, ospite di Klaus Davi: “Attribuire a tutti i palermitani una mentalità mafiosa mi ha profondamente indignata. Per non parlare di quando la Riccobono li descrive come cittadini alla ‘costante ricerca della raccomandazione’. Da una palermitana non me l’aspettavo proprio. Non so che gente frequenti Riccobono a Palermo. Forse non sa che in Sicilia c’è stata una rivoluzione culturale, la gente si è ribellata, c’è molta antimafia nelle scuole e i ragazzi ne sono molto consapevoli”.

Su tutte le furie anche l’eurodeputato Sonia Alfano che, sempre ai microfoni di KlausCondicio, ha affermato che “quanto dichiarato da Eva Riccobono a proposito dei palermitani è gravissimo e ingeneroso, per diverse ragioni. Dire che a Palermo domini la mentalità mafiosa è segno di profonda ignoranza e superficialità. Forse Eva Riccobono, occupandosi di tutt’altro, non sa che in Sicilia centinaia di persone hanno perso la vita per combattere la mafia, per garantire libertà e democrazia. Non sa che i familiari delle vittime girano per le scuole al fine di educare i giovani alla legalità, perché questa terra possa riscattarsi. Palermo è piena di persone oneste, che lavorano, anche se non sono tutti alti e biondi come lei. Magari la supermodella, che peraltro è nata nel capoluogo siciliano, frequenta la gente sbagliata”.

Guai a generalizzare, sia chiaro. Non bisogna mai fare di tutta l’erba un fascio, però non si può nascondere che il ‘familismo‘ e il ‘clientelismo‘ siano due piaghe che hanno danneggiato e continuano a danneggiare il tessuto sociale del capoluogo siciliano. In pratica, non è vero in toto ciò che dice la Riccobono ma non è vero in toto neanche il contrario.

A Palermo, infatti, si continua a respirare la mafia. E il riferimento non è solo alla criminalità organizzata in sé che non è affatto scomparsa come superficialmente si pensa con la caduta dei ‘demoni’ corleonesi, perché è viva e vegeta e cerca di agire in silenzio per non fare troppo rumore. Ma anche e soprattutto alle licenze e agli atteggiamenti mafiosi (sinonimo di prepotenza e egoismo) che si vivono sia di giorno che di notte in città. Ed il palermitano questo lo sa (finanche in cuor loro Simona Vicari e Sonia Alfano).

Perché la mafia non è solo un’attività illecita di un gruppo di persone che hanno ingoiato il progresso economico della città ma è anche una predisposizione culturale e fino a quando questa non si annienterà – con l’aiuto soprattutto delle scuole – difficilmente in Sicilia si potrà parlare di vera “rivoluzione culturale”.

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Walter Giannò

Blogger dal 2003, giornalista pubblicista, ha scritto su diverse piattaforme: Tiscali, Il Cannocchiale, Splinder, Blogger, Tumblr, WordPress, e chi più ne ha più ne metta. Ha coordinato (e avviato) urban blog e quotidiani online. Ha scritto due libri: un romanzo ed una raccolta di poesie. Ha condotto due trasmissioni televisive sul calcio ed ha curato la comunicazione sul web di un movimento politico di Palermo durante le elezioni amministrative del maggio 2012. Si occupa di politica regionale ed internet.