Sting torna con The Last Ship, album semi-autobiografico sull’inghilterra tatcheriana

A dieci anni dal suo ultimo disco di inediti, il cantautore inglese realizza un’opera potente e malinconica che diventerà un musical

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Uscito lo scorso 20 settembre, The Last Ship segna il ritorno di Sting nel panorama musicale dopo If on a Winter’s Night del 2009, ma per risalire al suo ultimo album di inediti bisogna arrivare a Sacred Love, uscito nel 2003.

L’album, un vero e proprio concept come nella tradizione inglese, è composto da 12 tracce (nell’edizione standard, altre cinque sono inserite nella versione “deluxe”, mentre sono otto le tracce aggiuntive della versione “extra deluxe”), scritte e composte dall’iconico cantautore inglese ed ex componente dei The Police.

È sostanzialmente un ritorno alle origini quello del cantautore inglese, non tanto canore e musicali quanto storiche. The Last Ship nasce come concept album e nella mente di Sting si configura come la perfetta colonna sonora di un musical in preparazione e in fase di scrittura da parte dello stesso artista. L’album, ambientato nell’Inghilterra tatcheriana, racconta la storia di alcuni operai di un cantiere navale in via di chiusura che decidono di costruire un’ultima nave (da qui il titolo) per evitare il fallimento del cantiere stesso.

Le canzoni che compongono l’opera hanno carattere profondamente autobiografico: il nonno e il padre di Sting erano progettisti all’interno di un cantiere navale a Wallsend (periferia di Newcastle upon Tyne, sua città natale), il padre si occupava principalmente della progettazione delle turbine (come dichiarato dallo stesso cantautore durante un’intervista al David Letterman Show). Il nome del protagonista del concept poi, Gideon, ricollega al vero nome dell’autore (ovvero Gordon).

La voce di Sting non è l’unica a comparire nell’opera: l’artista inglese si è avvalso della collaborazione di Jimmy Nail per il brano What Have We Got?, e della sensibilità vocale di Becky Unthank (membro del duo folk The Unthanks) per quanto riguarda So to Speak.

L’album, tra malinconia e amore incondizionato per la musica tradizionale, viaggia spedito dall’inizio al suo epilogo ricordandoci ancora una vota quello che Sting rappresenta non solo per la musica britannica, ma mondiale. Lo testimoniano i 16 Grammy Award vinti e le tre nominations ai premi Oscar per la migliore canzone originale nel 2001, 2002 e 2004. 

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