Strage immigranti: a Porto Empedocle bare e sopravvissuti. La Libia chiede aiuto alla Ue

Giunti nel porto agrigentino i feretri delle vittime del naufragio del 3 ottobre e i naufraghi recuperati nei tre interventi effettuati tra la sera di venerdì e il mattino di sabato. Il mare restituisce altri 4 corpi, che portano il bilancio a 362 morti. Spari sui migranti, Zeidan: “Apriamo un’inchiesta”. Poi chiede il sostegno dell’Europa. Continua l’invasione di disperati. Da domani “Mediterraneo Sicuro”, ma restano oscuri mezzi e fondi. Tricarico, ex CSM Aeronautica: tamponare traffico dai porti di partenza e usare i droni

20131013-lampedusa_sbarco-352x264Roma – Bare e sopravvissuti, il doppio volto che vive Porto Empedocle, la cittadina a pochi chilometri da Agrigento, dove in mattinata sono giunti i 235 naufraghi (tra cui 8 donne e 9 bambini) recuperati nei tre interventi effettuati tra la sera di venerdì e il mattino di sabato. Nel pomeriggio, invece, sono arrivate le bare di 150 vittime del naufragio del 3 ottobre. Le salme saranno consegnate ai comuni siciliani che nei giorni scorsi hanno dato la disponibilità ad accogliere le vittime nei loro cimiteri.

Nell’hangar dell’aeroporto di Lampedusa restano ancora più di 200 bare. In mattinata sono stati recuperati in mare da una motovedetta della Guardia Costiera i corpi di altri quattro migranti: il bilancio, ancora provvisorio, sale così a 362 morti. Stando a quanto riferito dai superstiti, mancherebbe all’appello ancora un’ultima persona.

A questi si aggiungono i 22 profughi deceduti naufragio dell’11 ottobre a 70 miglia dall’isola. Tra loro ci sono anche diversi bimbi. Le cifre ufficiali di quest’ultima tragedia non sono ancora del tutto definite. Sembra però che 200 persone siano state tratte in salvo.

Tuttavia, secondo l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), un alto numero di migranti mancherebbe all’appello. I sopravvissuti avrebbero infatti raccontato ai soccorritori che a bordo del barcone capovoltosi viaggiavano in 400 e che poco dopo essere partiti da Zwara, in Libia, alcuni di loro sono stati colpiti da proiettili sparati dai libici. A riguardo, il premier libico Ali Zeidan ha annunciato l’apertura di un’inchiesta e, in un incontro a Tripoli con il primo ministro maltese Joseph Muscat, ha ribadito che la Libia non “ha spalancato le porte” di fronte al problema dell’immigrazione. Nell corso del colloquio ha anche chiesto l’aiuto dell’Europa per affrontare il problema. Il premier maltese ha assicurato che porrà la questione all’attenzione del vertice Ue della prossima settimana.

Sono invece stati portati nella tensostruttura della protezione civile nell’area di Porto Empedocle i 180 profughi – tra egiziani, somali ed eritrei – soccorsi nel canale di Sicilia e i 56 siriani sopravvissuti al naufragio nelle acque maltesi, giunti con la Nave Libra della Marina Militare.

Continua intanto l’emergenza, una “invasione” di disperati che sembra non avere fine. Altri due barconi con centinaia di migranti sono stati soccorsi a circa 60 miglia a sud di Lampedusa, in acque maltesi. Il primo intervento è stato eseguito da un pattugliatore di Malta, ma sul posto è stato dirottato anche un mercantile.

Il secondo intervento vede invece impegnati soccorritori italiani, con la nave Espero della Marina Militare e la nave Cavallari della Guardia Costiera. Sul posto dirottato anche il mercantile italiano ‘Asso 30’, che per la seconda volta in una settimana è stato chiamato a partecipare alle operazioni di trasbordo degli immigrati, per poi trasferirli verso il porto di Pozzallo.

Da domani l’avvio della missione militare umanitaria, unilaterale italiana, denominata “Mediterraneo Sicuro”. Il generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, ha sollevato a RaiNews24 qualche perplessità sui mezzi da destinare a questa ambiziosa operazione, quanto meno nella denominazione. Restano infatti oscuri i termini del dispiegamento di mezzi che sarà attuato per un obiettivo troppo ampio per le sole FFAA italiane, che non dispongono di un così alto numero di mezzi da destinare al Search and Rescue in alto mare. Tricarico ha suggerito piuttosto un coordinamento multinazionale e un intervento di supporto nel monitoraggio – e nell’eventuale tamponamento – del traffico di migranti irregolari, anche con l’ausilio combinato delle forze aeree a comando remoto, ossia quei droni in dotazione all’AMI.

(Adnkronos/Ign)