Alitalia, British Airways insorge. “Aiuti di Stato illegali, l’Ue intervenga”

La holding che controlla la compagnia britannica e quella iberica protesta contro l’eventuale piano di salvataggio con Poste Italiane. Si decide su aumento di capitale da 300 milioni. I sindacati contro Air France. Il ministro Lupi: “Se AF non sottoscrive, il governo lavorerà per altre alleanze”. Monti: “No a intervento pubblico”. Gros Pietro: “L’obiettivo è salvare il nostro investimento”

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Roma – “Siamo sempre stati contrari agli aiuti di Stato. Si tratta di misure protezionistiche che minano la concorrenza e favoriscono le compagnie aeree in fallimento che non sono al passo con la realtà economica”. Così un portavoce di Iag, la holding che controlla British Airways, Iberia e Vueling, commenta un eventuale intervento delle Poste Italiane a favore di Alitalia. La Iag chiede un intervento della Commissione Europea contro quello che definisce ”un aiuto di Stato illegale”.

“Noi – ha sottolineato ancora Iag – auspichiamo e ci attendiamo un intervento della Commissione Europea affinché sospenda questo aiuto di stato manifestamente illegale”. Per quanto riguarda un eventuale interesse per Alitalia da parte del gruppo britannico, il portavoce ricorda le parole dell’amministratore delegato di Iag, Willie Walsh del mese scorso: “Non vediamo nulla di attrattivo per un acquisto o una fusione in Europa in questo momento”.

Nel frattempo è in corso l’assemblea degli azionisti di Alitalia, chiamata a deliberare l’aumento di capitale da 300 milioni di euro, varato dal Cda venerdì scorso, che oggi è già riunito per definire alcuni aspetti tecnici in vista dell’Assemblea dei soci.

Secondo il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, intervistato alla trasmissione radiofonica ‘L’Economia prima di tutto’ su Radio1 Rai, “ci vuole un alleato, bisogna ricostruire Alitalia ma non credo che i francesi di Air France facciano al caso nostro perché loro vogliono solo il loro hub, tant’è che hanno detto che loro aderirebbero” all’aumento di capitale “alla sola condizione che Alitalia non apra nuove tratte internazionali e non acquisti nuovi veicoli”.

“Con loro – prosegue – noi andremmo in ulteriore default; meglio allearsi con i tedeschi oppure con altre compagnie di altre realtà regionali”. Bonanni inoltre respinge l’accusa che Cgil, Cisl e Uil debbano fare autocritica per aver fatto resistenza alla vendita di Alitalia ad Air France già 5 anni fa: “Alitalia a quel tempo era molto molto più debole di oggi perché possedeva circa il 28% del traffico interno italiano e aveva divelto tutte le tratte internazionali; oggi possiede circa il 50% delle tratte italiane e ha rafforzato notevolmente le tratte internazionali. Air France da allora ha licenziato più di 10.000 persone e non capisco perché questo non venga mai sottolineato”.

Ieri Maurzio Lupi, a Sky TG24, aveva detto di augurarsi che Air France “ora sottoscriva l’aumento di capitale”, altrimenti “il governo lavorerà per altre alleanze internazionali”. Lupi ha anche detto che Alitalia non può fare la Cenerentola“, precisando poi che ”lo Stato non ci ha messo un euro delle tasche dei cittadini e non ripianerà di un euro i debiti che i privati hanno creato”.

Di diverso avviso Mario Monti, che consideracurioso l’intervento del capitale pubblico” in Alitalia, “come sarebbe attraverso Poste“, dichiarazione che dà ragione ai rilievi di Iag. L’ex presidente del Consiglio ha invitato a “fare tesoro degli errori commessi nel passato. Se si vuole essere colbertisti, bisogna saperlo essere fino in fondo, il colbertismo de’ noantri non è la cosa che ci rafforza”. Monti non ha risparmiato critiche alle scelte compiute durante il governo di Silvio Berlusconi, quando si volle “tutelare l’italianità respingendo un intervento concreto di Air France e Klm, incoraggiando improbabili investitori italiani a unirsi in crociata capace di gestire un complicatissimo business come quello del trasporto aereo”.

Per Monti perciò “l’Italia deve avere una visione più chiara, meno emotiva e meno superficiale” dell’interesse nazionale, che non significa avere “una bandiera di impresa italiana”, ma fare in modo che “l’Italia non venga penalizzata come luogo di origine e di destinazione del trasporto aereo”.

Tra l’altro, ricorda in conclusione il portavoce di Scelta civica, Benedetto Della Vedova, guardando “i costi per il contribuente dell’operazione patriottica, decolliamo verso i 6-7 miliardi”.

Da parte di Gian Maria Gros-Pietro invece la risposta più concreta, ma che forse non considera la variabile ‘intervento pubblico’: “Siamo in Alitalia e il nostro mestiere è salvare il nostro investimento“. Questa la risposta del presidente del Consiglio di Gestione di Intesa SanPaolo, a chi gli ha chiesto delle prospettive per la banca nell’azionariato di Alitalia. “Per il Paese è importante avere una compagnia in grado di rispondere ai bisogni fondamentali del Paese, non solo dal punto di vista turistico ed economico, ma anche in vista di Expo 2015”, dice, ribadendo che Alitalia “è qualcosa da salvare”.

” È evidente che la compagnia ha bisogno di inserirsi in un network e trovare un partner – conclude – perché noi non possiamo essere azionista di lungo termine”. L’operazione di aumento di capitale di Alitalia, riferiscono all’Adnkronos fonti vicine all’operazione, “è stata strutturata in modo tale da garantire la riuscita dell’operazione stessa, con o senza l’apporto del socio francese”, anche se “naturalmente ci si augura che anche Air France insieme a tutti i soci partecipi all’operazione”.

Insomma, per Gros-Pietro, è importante che Intesa riporti a casa l’investimento, poi che ci rimettano gli italiani nel complesso non importa. Interessante…

(fonte Adnkronos/agenzie)