Il rischio amianto negli acquedotti: il caso Bologna

Secondo un documentario diretto da Giuliano Bugani e Daniele Marzeddu, c’è il rischio di dispersione di in acqua dell’ordine di 10mila fibre al litro. L’indagine realizzata dall’Associazione Orfeoinca di Bologna grazie al crowdfunding

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Bologna – Quasi tutti gli acquedotti pubblici in Italia sono in cemento-amianto e Bologna possiede circa 1.800 km di queste tubature dello stesso materiale che disperdono nell’acqua 10mila fibre a litro. A lanciare l’allarme degli acquedotti è “H2A. L’amianto nell’acquedotto“, un documentario di poco più di 30 minuti che racconta la situazione delle tubature della città bolognese che sarà proiettato in anteprima nazionale questa sera e da domani disponibile sul web.

Il documentario è stato diretto da Giuliano Bugani e Daniele Marzeddu, con le riprese di Salvo Lucchese, le musiche di Pasquale Pettrone e Maudit Production, e realizzato grazie all’iniziativa dell’Associazione Orfeonica di Bologna e all’azione di crowdfunding di cittadini e associazioni attraverso il sito di giornalismo partecipativo pubblicobene.it e verrà distribuito in licenza creative commons.

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Già nel 2008, ha spiegato all’Adnkronos Bugani, uno dei due registi, “abbiamo realizzato un documentario sui lavoratori esposti all’amianto dal titolo ‘Anno 2018: verrà la morte’ perché proprio tra il 2015 e 2020 sono previsti in Europa 500mila morti per tumore al polmone”. Proiettato nell’agosto del 2012, il documentario che “ha vinto 10 festival”, ha suscitato l’interesse del pubblico soprattutto in relazione all’acquedotto di Bologna.

Attraverso la formula di crowdfundingabbiamo racimolato poche centinaia di euro e l’anno scorso, a novembre, abbiamo iniziato le riprese. Per prima cosa abbiamo cercato di intervistare tutte le istituzioni bolognesi: dal sindaco, Virginio Merola agli assessori interessati, fino ai consiglieri di maggioranza e opposizione”. Il risultato? “Alcuni non hanno risposto, ad altri invece, come il primo cittadino, non interessava l’argomento. Gli unici a rispondere sono stati Pasquale Caviano di Centro democratico e Massimo Bugani, capogruppo del Movimento 5 stelle”.

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Neanche Hera, che gestisce l’acquedotto, ha risposto al nostro invito”. Per questo, racconta il regista, “abbiamo deciso di intervistare i cittadini: “il 99% non è a conoscenza del problema”. Quanto agli esperti, sia il presidente dell’Associazione esposti amianto, Vito Totire, sia Luciano Mutti, oncologo di Vercelli, che Morando Soffritti, direttore scientifico dell’Istituto Ramazzini, “concordano che la fibra di amianto ingerita è fortemente cancerogena”. Inoltre, “abbiamo documentato la difficoltà a reperire i dati da chi controlla le acque, ossia Asl, Arpa ed Hera”.

A giugno 2013, Bugani sottolinea che “sono stati forniti dei dati dall’Asl relativi ad alcune strade del centro bolognese che hanno registrato 10mila fibre di amianto per litro. Secondo studi americani il pericolo c’è da 70mila fibre a litro a salire, mentre secondo i nostri esperti basta anche solo una fibra ingerita”. Resta comunque un problema, perché “quasi tutti gli acquedotti italiani sono in cemento amianto e in pochi ne sono a conoscenza“.

Il trailer del documentario

(Adnkronos)