Un museo della camicia maschile nel centro della Francia, modello di turismo culturale e sociale da copiare e diffondere

Immagini – Turismo e cultura sociale per rilanciare le sorti italiane. Una testimonianza del tempo che fu nel Berry francese, il Musée de la Chemiserie et de l’Elégance Masculine di Argenton-sur-Creuse

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Girando per i villaggi e le cittadine francesi, si scoprono piccoli musei, molto fruibili per gli oggetti esposti e la cura dei sussidi audiovisivi a corredo dell’esposizione.

Se vi trovate nella Regione francese del Berry (Dipartimento dell’Indre) , al centro della Francia, fermatevi ad Argenton-sur-Creuse, una  gradevole cittadina sull’autostrada A20 (gratuita a tratti), a circa 300 km da Parigi. Si affaccia sul fiume Creuse, vicino al sito della città gallo-romana Argentomagus.

Piacevoli le passeggiate sul lungo fiume e gradevoli, in primavera ed estate, le pause nelle brasserie (piccole trattorie), economiche e veloci.

E se dopo lo spuntino quattro passi fanno bene, perché non recarsi al Museo della Camiceria e dell’Eleganza Maschile (Musée de la Chemiserie et de l’Elégance Masculine, Rue Charles Brillard, in centro storico) per un tuffo gradevole nella moda maschile?

Pochi sanno che la cittadina di cui stiamo parlando è stata soprattutto nel passato la sede delle più importanti camicerie di Francia con tante operaie camiciaie. Nel 1885 la regione impiegava 1259 donne nelle nove industrie presenti.  Vi erano poi le operaie che lavoravano a cottimo in casa.

Nel breve bel documentario che illustra la vita delle operaie e la loro evoluzione, colpisce la testimonianza di una lucida novantenne (all’epoca in cui fu girato il film) che esibisce il suo libretto da lavoro di operaia del 1912: nome, cognome…anni…11…undici, sì! E infatti lei confessa che non ha potuto studiare e che con le proprie manine fu messa a fare delle piccole riparazioni, poi a cucire bottoni. Altri tempi, ma non del tutto terminati purtroppo per quanto riguarda il lavoro minorile e il relativo sfruttamento.

Le foto del Museo della Camiceria e dell’Eleganza Maschile

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Nel 1930 le manifatture censite erano ben 150, ma nel 1966 il loro numero era già sceso a 66, di cui 16 avevano la base ad Argenton-sur-Creuse e sulla vicina Saint Marcel. Dal 2006 è rimasta una sola industria camiciaia nell’area.

Nel 1980 un industriale delle confezioni e sua moglie Solange ebbero l’idea di creare un Museo delle Industrie della Camiceria-Lingerie. I tempi stavano mutando e anche il modo di confezionare questo essenziale indumento maschile. Le catene di montaggio e il robot ‘camiciaio’ aveva iniziato a prender il posto delle operaie che cucivano e rifinivano a mano le confezioni da più di un secolo.

Iniziò allora presso tutte le imprese di confezioni del settore la ricerca di macchine dismesse e altri strumenti da lavoro. Anche le donne che avevano lavorato nella camiceria si prestarono a dare oggetti conservati. Nel 1993 il Muso fu aperto al pubblico e, infatti, quest’anno ha festeggiato i primi venti anni di attività.

I pezzi esposti sono più di 12.000. Per quanto riguarda la parte tecnica, possono essere viste rare curiosità: antichi tini per la tintura dei tessuti, macchine da cucire, stoffe, bottoni di vari materiali (madreperla inclusa), modelli in carta, con giornali d’epoca e bozzetti di stilisti del tempo. 

Al primo piano del museo è possibile seguire l’evoluzione della camicia, sia con pezzi originali sia con ricostruzioni secondo bozzetti. È molto interessante dal punto di vista della storia della moda che è poi ‘storia’ tout-court dell’evoluzione sociale dell’uomo nel mondo occidentale. Al secondo piano invece è stato ricostruito con accuratezza un atelier, ripercorrendo tutte le fasi di manifattura dell’indumento base dell’eleganza maschile.

Il Museo è un luogo che ‘vive’: numerose sono le esposizioni temporanee (questa fino alla fine dell’anno) come quella, ad esempio, della SOGEC, una industria del settore tessile che dedicò una parte della produzione alla confezione della moda infantile: camicini da neonati, pantaloncini, gonnelline che vestirono bimbi francesi tra il 1950 e il 1960, con la marca ‘Babyfil’. Foto delle prime passerelle di moda infantile ci riportano a quella moda per bimbi che ora forse ci lascia solo benevolmente sorridenti, ma che allora doveva essere un ‘must’ per la borghesia (oggi in via di sparizione).

Spazi sono dedicati ai bambini di oggi per accoglierli e insegnar loro a disegnare, tagliare, incollare, cucire bottoni su carta e/o su tessuti di ogni genere per fare patchwork o qualsiasi cosa la fantasia infantile creativa li spinga a farlo.

Il Museo è chiuso dal 24 dicembre 2013 a metà febbraio 2014; biglietto d’ingresso: 4.50 euro, ma se aveste la fortuna di esserci la prima domenica di ogni mese, entrereste gratuitamente per un’ora di divertimento interessante e colto. La cultura è un settore su cui l’Italia potrebbe fare fortuna, se solo avesse contezza delle potenzialità straordinarie che ha, non solo nelle grandi occasioni – musei, gallerie, luoghi canonici del turismo – ma anche nelle occasioni diffuse sul territorio, poco veicolate nei circuiti turistici concentrati sulle mete classiche. Per ora non accade, speriamo in una inversione di tendenza, perché il nostro petrolio si chiama “Italia”.

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Maria Gabriella Pasqualini

Maria Gabriella Pasqualini si è laureata cum laude alla Sapienza in Scienze Politiche, Già distaccata presso il servizio diplomatico, poi docente universitario, è autore di numerosi volumi di storia militare e di saggi storici. Esperta di Medio e Vicino Oriente, collabora con numerose riviste scientifiche. A THE HORSEMOON POST è Vicedirettore e Responsabile Esteri e Difesa.