Filippine, i sopravvissuti lottano per gli aiuti. Manila contesta il bilancio Onu delle vittime

Sempre più drammatica la situazione delle popolazioni colpite dal tifone Haiyan: mancano cibo, acqua e medicine. Si moltiplicano i tentativi di saccheggio, l’esercito spara per disperdere gli assalitori. Il presidente rivede al ribasso le stime dei morti, frutto dell’onda “emotiva” del primo momento. I vescovi auspicano “trasparenza” nella gestione dei fondi

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Manila (AsiaNews) – Si fa sempre più dura la lotta per la sopravvivenza nelle zone centrali delle Filippine, devastate dal passaggio del supertifone Haiyan (ribattezzato Yolanda nel Paese) che l’8 novembre scorso ha seminato morte e distruzione. Le operazioni di distribuzione degli aiuti vanno a rilento, diverse municipalità sono ancora oggi isolate a distanza di cinque giorni; le squadre della Protezione civile faticano a raggiungere le aree di maggiore criticità.

Intanto il presidente filippino Benigno Aquino ha smentito il numero delle vittime finora circolato, stimato dalle Nazioni Unite, di oltre 10mila morti.  Intervistato dalla Cnn, Aquino ha difeso l’operato del governo e affermato che le stime iniziali circolate in questi giorni, che parlano di oltre 10mila vittime, sono «troppo alte» e il dato «più probabile» è di circa 2.500 morti. Per il capo di Stato la cifra è sproporzionata e dovuta al «trauma emotivo» subito da agenti di polizia e funzionari locali, sulle cui testimonianze Onu e media internazionali hanno stilato i primi bilanci. Il presidente ha però ammesso che «29 municipalità sono tuttora isolate» e che il governo di Manila è impegnato a raccogliere il maggior numero di informazioni possibili. 

Le parole del capo dello Stato filippino hanno generato critiche e scetticismo fra gli operatori impegnati a portare soccorso alla popolazione civile. L’atteggiamento difensivo del presidente Aquino si spiegherebbe con il tentativo di smorzare le crescenti polemiche sulle politiche di prevenzione e, ancor più, le operazioni di assistenza post tifone. Intanto il National Disaster Risk Reduction and Management Council (Ndrrmc) ha riferito che il numero di vittime ufficiali (alle 6 del 13 novembre ora locale) è di 1.833 morti, con almeno 2.623 feriti e 84 dispersi.  

Le testimonianze che arrivano dalle aree più colpite raccontano di scene di disperazione, di una tragedia nella tragedia che unisce alle devastazioni causate da Yolanda l’impotenza nel portare aiuti e generi di prima necessità. Si fa sempre più urgente il bisogno di cibo, acqua potabile e medicine. Il parlamentare Martin Romualdez, da Leyte, ha affermato che «è sempre più urgente e necessario soccorrere i bisognosi», mentre cresce il numero delle persone colpite che, secondo stime delle Nazioni Unite, ha superato gli 11 milioni. Al momento gli sfollati sarebbero almeno 673mila

Anche la sicurezza continua a peggiorare, con episodi sempre più frequenti di saccheggi e razzie nei negozi o nei centri commerciali che hanno ancora a disposizione qualche genere di conforto. Otto persone sono morte durante l’assalto a un centro governativo, impegnato nella distribuzione di riso. Secondo un testimone citato da AsiaNews, «un muro è collassato e la gente è rimasta schiacciata, morendo sul colpo», mentre altre fonti avevano parlato di spari della polizia.

Infatti, alcune immagini tv circolate in queste ore mostrano soldati governativi inviati dal presidente Aquino a Tacloban, una delle aree più colpite, sparare colpi di arma da fuoco per disperdere gruppi di assalitori. Il sindaco Tecson John Lim ha detto che il 90% della città costiera di 220mila persone è andato distrutto, mentre «solo il 20% degli abitanti» sta ricevendo aiuti. «Saccheggiare non è un atto criminale – ha rincarato la dose – ma è lotta per la sopravvivenza». 

Nel frattempo i vescovi filippini hanno lanciato un appello alla «trasparenza» nella gestione dei fondi destinati all’emergenza provocata da tifone Haiyan, visto che in casi analoghi del passato si sono spesso verificati episodi di corruttela o malaffare. L’ausiliare di Manila – monsignor Broderick Pabillo, presidente della Commissione per l’azione sociale della Conferenza episcopale filippina – ha invitato «il governo a essere trasparente e onesto, per evitare che tutto questo denaro vada sprecato». Il riferimento è alla marea di aiuti che, all’indomani della tempesta tropicale che ha spazzato il Paese nel 2009, sono stati sottratti 45590 SMS SOLIDALE "EMERGENZA FILIPPINE"all’emergenza e diretti a “progetti fantasma” voluti dall’esecutivo di allora. «Incoraggiamo tutti quanti – ha aggiunto l’alto prelato – a fare lo stesso».

La Commissione episcopale per la pastorale giovanile ha invitato a pregare per le vittime. In tutte le parrocchie del Paese vengono celebrate messe e novene di preghiera, un modo per vivere e rafforzare la fede anche in queste tragiche circostanze. 

In questo scenario di devastazione, ricordiamo l’iniziativa lanciata da Unicef Italia e World Food Programme – “SMS solidale 45590 EMERGENZA FILIPPINE – con cui si può donare 1 Euro inviando un SMS dal proprio telefono cellulare e 2 Euro chiamando da telefono fisso.

(Credit: AsiaNews)