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Ginevra, verso svolta trattative con Iran. Arricchimento uranio sotto controllo internazionale?

Ieri sera affermato il viceministro iraniano Abbas Araqchi aveva dichiarato all’agenzia di stampa iraniana Mehr: “Siamo vicini a un accordo”. Il Gruppo dei 5+1 in piena attività, ancora due punti aperti

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Ginevra – Nella trattativa in corso sulle sponde del lago Lemano tra l’Iran e il “Gruppo 5+1” (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite + la Germania), riguardante la controversa questione nucleare, sembra ci sia stata una positiva accelerazione nelle ultime ore.

Sergej Lavrov e John KerryInfatti, dopo l’arrivo del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, giunto venerdì, sono atterrati nella città svizzera anche il segretario di Stato statunitense, John Kerry, e il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius. I vertici della politica estera russa, americana e francese sono affiancati dalle delegazioni degli altri Paesi coinvolti nei talks di Londra, Berlino e Pechino, seduti al tavolo del negoziato in cui sono affiancati dalla vicepresidente della Commissione Europea dell’Unione Europea e Alto Rappresentante della Politica Estera Comune, Catherine Ashton, e al ministro degli Esteri iraniano, Mohammed Javad Zarif.

Questa tornata di negoziati avrebbe dovuto concludersi ieri e segue quella senza esito tenuta a Ginevra all’inizio di novembre e conclusasi con un nulla di fatto produttivo, nel senso che è servito un ulteriore approfondimento delle questioni aperte per arrivare a un accordo che avesse un minimo di possibilità di successo.

Secondo il ministro degli Esteri iraniano, interpellato dalla stampa iraniana, «c’erano ancora delle differenze, in particolare su quattro punti negoziali, ma due di questi sono stati chiariti e abbiamo fatto dei progressi». Una impasse progressiva, quindi, quella dell’inizio del mese, che potrebbe portare oggi a una svolta.

Una certa atmosfera di ottimismo circola infatti negli ambienti diplomatici per un esito positivo dei colloqui, lo testimonierebbe la presenza dei ministri degli esteri già arrivati a Ginevra, ma anche la conferma dell’arrivo di William Hague, ministro degli Esteri di Sua Maestà Britannica, e perfino quello del ministro degli Esteri cinese, Wang Yi.

«Per la prima volta in molti anni» c’è una «concreta possibilità» si raggiunga un accordo, ha dichiarato in una nota il ministro degli Esteri russo, Lavrov, riferendo l’esito di un colloquio avuto con il suo omologo iraniano Zarif. Di “intesa vicina” ha parlato anche il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, sottolineando però che ancora manca la certezza della sigla di un accordo.

«Pensiamo che ci sia un’opportunità realistica, ma c’è ancora molto da lavorare», ha detto Guido Westerwelle, ministro degli Esteri tedesco, precisando che «ci sono ancora delle differenze da colmare» e che «non c’è un accordo fatto».

Ieri sera invece da Teheran erano giunti segnali positivi sulla volontà iraniana di arrivare a un accordo, a a patto che all’Iran fosse riconosciuto il diritto ad arricchire uranio per scopi pacifici. Il nodo infatti è quello di un potenziale uso bellico del materiale fissile, che andrebbe a sconvolgere gli equilibri già precari della regione, il cui probabile primo esito sarebbe un’accelerazionAbbas Araqchi, viceministro degli Esteri dell'Irane decisiva della proliferazione.

«Siamo vicini a un accordo», ha affermato ieri sera il viceministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi, nel corso di una conferenza stampa a Teheran, rilanciata dall’agenzia di stampa Mehr. Il rappresentante del governo iraniano ha comunque ammesso che «nonostante i progressi fatti oggi restano alcuni problemi sul tavolo», in un’alternanza di entusiasmo e precisazioni frenanti, un classico delle trattative diplomatiche.

Insomma, tra oggi e domani sapremo se l’ottimismo delle ultime settimane prenderà la forma di un accordo volto alla normalizzazione delle relazioni con l’Iran, che passano però attraverso le rassicurazioni che i 5+1 sapranno dare a Israele, che non può essere il vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro.

Israele è potenza nucleare non dichiarata e non aderisce al Trattato di Non Proliferazione nucleare (TNP), ma non ha mai minacciato alcuno Stato dell’area di distruzione e non ha mai commentato su questa materia, riservandosi solo di beneficiare di un effetto deterrente di larga scala.

Di fronte a un accordo sul nucleare iraniano, in Israele si è coscienti che il prossimo passo sarà quello della normalizzazione – sostanziale, prima che formale – delle relazioni di tutti gli attori significativi della regione. Iran e Israele avranno perciò la responsabilità di dare corpo al rispettivo status di potenze regionali.

Credits: Adnkronos, AGI, Euronews, New Scientist Global Security

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