Russia-Greenpeace: il Tribunale UNCLOS ordina rimpatrio attivisti, Mosca si oppone
Il Tribunale internazionale del diritto del mare di Amburgo, istituito dalla Convenzione di Montego Bay sul diritto marittimo (UNCLOS), accogliendo il ricorso dell’Olanda, ha ordinato alla Russia di rilasciare la nave di Greenpeace e di rilasciare i 28 attivisti e i due giornalisti arrestati nell’Artico. Perché l’Italia non ha adito il Tribunale di Amburgo sull’illegale arresto dei Marò in India?
Amburgo – Due giorni dopo la liberazione di Cristian D’Alessandro dalla Corte Distrettuale di Kalinin, a San Pietroburgo, il Tribunale internazionale del diritto del mare ha ordinato alla Russia di rilasciare la “Artic Sunrise”, la nave di Greenpeace bloccata nel settembre scorso al termine di un blitz a Murmansk, nell’Artico, al termine del quale sono stati arrestati 28 attivisti e 2 giornalisti. Tra gli arrestati proprio D’Alessandro, liberato ieri su cauzione, ma costretto a non lasciare la Russia per motivi giudiziari. Resta in detenzione fino al 24 febbraio 2014 l’addetto radio della nave, l’australiano Colin Russel, che secondo la magistratura russa sarebbe un elemento chiave per l’accusa, «poiché potrebbe rispondere alle domande tecniche che sono importanti per le indagini, e potrebbe influenzare il corso del caso», secondo fonti russe citate da TMNews.
L’ambasciatore australiano in Russia ha peraltro annunciato una sua visita al ministero degli esteri russo, nel tentativo di scoprire perché solo a Russell per ora è stata rifiutata la libertà su cauzione e ordinato di tornare in prigione per tre mesi.
Tuttavia la Corte di Amburgo, organismo delle Nazioni Unite – sotto la cui egida è stato conclusa la Convenzione Internazionale sul diritto del Mare di Montego Bay 1982 (UNCLOS) – ha ordinato alla Russia (firmataria del trattato) di consentire al gruppo Artic30 e alla nave di lasciare il Paese, dietro il versamento di una cauzione di 3,6 milioni di Euro.
Questa ordinanza è arrivata in accoglimento del ricorso presentato dai Paesi Bassi, che avevano chiesto la liberazione e il rimpatrio dell’equipaggio del rompighiaccio Arctic Sunrise, battente bandiera olandese, in attesa che si completi l’arbitrato richiesto all’Aja.
Greenpeace ha parlato di pronuncia “storica” e ha invitato Mosca a darle attuazione, ma il governo russo ha ribadito di non riconoscere la giurisdizione della Tribunale sul caso. Le decisioni del Tribunale del diritto del mare, un organo indipendente dell’Onu con sede ad Amburgo creato per risolvere le dispute marittime tra gli Stati, sono vincolanti, ma la Corte non ha strumenti per imporne l’applicazione.
L’Olanda chiedeva il rilascio provvisorio della nave e del suo equipaggio, fermato il 18 settembre dopo la protesta contro una piattaforma della Gazprom. A favore della richiesta olandese, ha riferito il presidente del Tribunale, il giapponese Shunji Yanai, si sono pronunciati 19 giudici contro due. «Una giornata storica», ha commentato Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International, che tra l’altro ha appena lasciato Varsavia, dove i colloqui tra i delegati di 195 Paesi per cercare un accordo contro il surriscaldamento globale sembrano destinati al nulla di fatto.
Al momento, tranne Colin Russel, gli attivisti di Greenpeace fermati in Russia non possono lasciare il Paese fino alla conclusione delle indagini. Tra i rimessi in libertà anche l’italiano Cristian D’Alessandro e il capitano della nave, lo statunitense Peter Willcox.
Il presidente russo, Vladimir Putin, ha comunque lasciato capire che la Russia non ha intenzione di esacerbare ancora la situazione, che ha già attirato su Mosca le critiche della Comunità Internazionale, di diversi capi di Stato europei e persino di molti personaggi dello star system.
Il 14 novembre scorso Paul McCartney ha scritto una lettera a Vladimir Putin per chiedergli di liberare i 30 attivisti di Greenpeace. Nel messaggio che accompagna la lettera al presidente russo, pubblicata sul blog dell’ex Beatle, si auspica che i 30 «possano tornare dalle loro famiglie in tempo per il Natale».
«La leadership politica russa non ha alcun desiderio di intervenire in modo particolare nel caso Greenpeace», ha osservato il presidente Putin, che però giovedì aveva invitato lo Stato a mostrare «clemenza», in considerazione del fatto che i fini dietro l’azione di “Arctic30” sono «nobili».
La pronuncia del Tribunale Internazionale sul diritto del mare di Amburgo mostra come in materia penale quella sede giudiziaria internazionale avrebbe potuto essere adita dall’Italia per il caso che coinvolge i due fucilieri del Battaglione San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, coinvolti nell’ipotesi dell’omicidio di due pescatori indiani, mentre scortavano in acque internazionali al largo del Kerala (India) la petroliera “Enrica Lexie”, nave italiana battente bandiera italiana. Il luogo degli eventi e la nazionalità della nave fanno identificare nella magistratura italiana il giudice naturale per indagare sui fatti, contrariamente alle pretese dell’India, che mantiene “sotto sequestro” i due militari italiani.
Lo scorso anno avevamo ipotizzato che adire il Tribunale di Amburgo fosse una delle possibilità in mano all’Italia per ottenere il rilascio dei due militari, il cui esemplare comportamento processuale e militare dovrà essere premiato dal Paese. Ma una domanda nasce spontanea: perché i presidenti del Consiglio dei Ministri pro tempore, Mario Monti prima e Enrico Letta oggi, non hanno dato mandato ai relativi ministri degli Esteri di adire la Corte di Amburgo? E perché il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo pregevole afflato internazionalista non ha inviato un messaggio al Parlamento – per le sue prerogative costituzionali di rappresentante dell’Italia nella Comunità Internazionale – per promuovere questo iter con un percorso parlamentare ad hoc?
Infine, perché Catherine Margaret Ashton, baronessa di Upholland e Alto Rappresentante della Politica Estera dell’Unione Europea (e vicepresidente della Commissione Europea) non ha svolto un ruolo analogo in sede ONU?
Oggi a Roma, a partire dalle 15, si svolgerà “UNA MARCIA PER I MARÒ”, una passeggiata di solidarietà per richiamare l’attenzione sulla vicenda che vede i due militari italiani da oltre 20 mesi ingiustamente trattenuti in India.
Le famiglie di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che hanno organizzato la manifestazione, hanno invitato la cittadinanza a partecipare, per «dimostrare quanto alto sia l’interesse e l’ amore degli italiani tutti nei confronti di questa enorme ingiustizia e quanto ne auspichino una pronta risoluzione che veda finalmente il riconoscimento di diritti finora non considerati» è scritto nella pagina dell’evento promosso su Facebook.
Il corteo partirà alle 15 da Piazza Bocca della Verità e si snoderà per le vie del centro, con «connotazioni assolutamente pacifiche, apolitiche ed apartitiche» tengono a far sapere le famiglie Latorre e Girone, finora silenziose in modo più che esemplare. A quella manifestazione noi aderiamo.
Credits: AGI, ITLOS, TMNews, Greenpeace
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