Wto, storico accordo multilaterale tra 159 Paesi a Bali. Letta: nuovi spazi per nostre Pmi

Soddisfazione di Enrico Letta: nuovi spazi per le nostre imprese. Saprà il Governo tradurre questo accordo in alleggerimento burocratico per le imprese italiane? In gioco la sopravvivenza di intere filiere nazionali

Ministerial Conference 2013

Nusa Dua (Indonesia) – La nona Conferenza Ministeriale del Wto, l’Organizzazione Mondiale per il Commercio, si è chiusa con un accordo storico tra 159 Stati membri, riuscendo a sbloccare il negoziato di Doha, fermo dal 2008: l’accordo, siglato tra i ministri del Commercio dei Paesi aderenti, consente la liberalizzazione del commercio internazionale.

«Questa volta abbiamo l’unità tra tutti i membri», ha annunciato il direttore generale del Wto, il brasiliano Roberto Azevedo. L’intesa, raggiunta sul filo di lana – dopo che Cuba aveva minacciato di porre il veto sul pacchetto, se gli Stati Uniti non si fossero impegnati a togliere l’embargo sull’isola governata dalla famiglia Castro – potrebbe garantire un aumento di un miliardo di dollari nell’economia mondiale, ma è criticato dalle organizzazione no-global, secondo cui facilita soprattutto i grandi gruppi.

L’intesa è arrivata nella notte tra sabato 7 e domenica 8 dicembre (ora locale), dopo 12 anni di negoziati che non avevano prodotto alcun frutto. L’accordo ora deve essere ora ratificato dai singoli Stati membri.

Secondo uno studio commissionato da Washington, l’accordo potrebbe iniettare 960 miliardi di dollari nell’economia globale e creare 21 milioni di posti di lavoro, 18 dei quali nei paesi in via di sviluppo.

Il capitolo più significativo del pacchetto di Bali riguarda la facilitazione del commercio: si tratta di un accordo multilaterale per semplificare le procedure doganali riducendo i costi e migliorandone la velocità e l’efficienza.

I benefici in termini economici sono stimati tra i 400 miliardi e i 1.000 miliardi di dollari. Ci sono poi i temi agricoli e cioè: servizi generali, stoccaggio pubblico di materie prime ai fini della sicurezza alimentare, ‘Tariffe Quota Rates’, competizione nelle esportazioni. Inoltre c’è il capitolo relativo al mercato del cotone e, rispetto alle richieste dei Paesi meno sviluppati il rinvio dell’implementazione della liberalizzazione dei servizi.

L’India ha ottenuto una proroga di quattro anni in materia di cereali, dopo aver minacciato di porre il veto alla conclusione dell’accordo

«L’accordo Wto raggiunto a Bali è un risultato storico. Dopo 20 anni, 160 Paesi hanno chiuso un accordo multilaterale sul commercio» ha commentato il vice ministro allo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, a margine della conclusione dei lavori del summit. «Tutti i membri del Wto, dai Paesi meno sviluppati alle grandi economie mondiali – ha proseguito – hanno adottato un testo che prevede: un’ampia gamma di misure per facilitare gli scambi commerciali; la possibilità per i Paesi in via di sviluppo e meno sviluppati di accumulare derrate alimentari da distribuire ai cittadini più poveri; una serie di misure per aiutare i Paesi meno avanzati a inserirsi nei flussi di commercio mondiale».

Per le piccole e medie imprese italiane esportatrici «le misure di facilitazione degli scambi commerciali – ha osservato Calenda – rappresentano una straordinaria opportunità per crescere. Le stime commissionate dal Wto sul potenziale di crescita del Pil mondiale derivante dai capitoli negoziali effettivamente chiusi a Bali, infatti, parlano di un incremento di più di 1.000 miliardi di dollari». «L’Ue e l’Italia – ha concluso il vice ministro degli Affari Esteri – hanno tenuto una posizione di forte supporto al pacchetto presentato, contribuendo alla positiva conclusione del negoziato. E molto del merito del successo va al nuovo DG del WTO Roberto Azevedo, che ha fatto un lavoro davvero straordinario».

Enrico Letta, presidente del Consiglio degli ministri ha commentato con toni entusiastici l’accordo, definendolo «un risultato storico che rafforza il sistema multilaterale degli scambi, li agevola, sostiene il commercio dei paesi meno sviluppati e segna importanti progressi in materia di sicurezza alimentare».

«Per l’Europa e l’Italia sono di particolare importanza le misure di facilitazione commerciale, che permetteranno alle nostre imprese, Pmi in primo luogo, di esportare più facilmente, in tempi più rapidi e con minore burocrazia», ha assicurato Letta in una nota diffusa da palazzo Chigi. Secondo il capo del governo italiano, «si aprono nuovi spazi che sono sicuro che le nostre imprese, a partire dalle Pmi, sapranno cogliere in pieno, grazie al loro dinamismo e alla loro capacità di innovazione».

Resta tuttavia da comprendere quali azioni preparerà il Governo per favorire gli sforzi delle aziende italiane che, malgrado la vocazione all’export, si devono confrontare ogni giorno con la farraginosità della burocrazia italiana e con i costi maggiori che questa comporta per i bilanci delle imprese. Sarebbe un paradosso se le regole amministrative e il peso fiscale italiano cassassero le capacità esportatrici delle imprese nazionali, vanificando il risultato raggiunto in seno al WTO e affibbiando di fatto un vantaggio competitivo a quegli Stati in cui le imprese sono favorite con maggiore vigore. Altrimenti in gioco potrebbero esserci intere filiere nazionali.

Credit: AGI

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