Salute dentaria e crisi, 5,5 milioni di famiglie rinunciano a curarsi
Secondo i dati presentati dall’undicesimo Rapporto Aiop Ospedali & Salute, nel 2012 sono state 5,5 milioni le famiglie che, per problemi di natura economica, hanno rimandato o annullato le cure dentarie. «Seguiremo le proposte della seconda spending review sperando si possa attivare un risparmio del sistema», assicura il presidente dell’Aiop Gabriele Polissero
Crisi e attenzione alla salute sembrerebbero non andare particolarmente d’accordo, soprattutto per ciò che riguarda quella dentaria. Secondo le cifre contenute nell’undicesimo Rapporto Aiop Ospedali & Salute, infatti, nel 2012 5,5 milioni di famiglie italiane avrebbero rinunciato o rimandato le cure relative allo stato di salute dei denti a causa delle difficoltà economiche. Uno scenario certamente non confortante quello dipinto dall’Associazione ospedalità privata e presentato nella capitale. Ma non è tutto. Ben 4,7 milioni di famiglie, infatti, avrebbero procrastinato o annullato le visite specialistiche e 2,9 milioni esami di laboratorio.
Dal 2009 al 2012, infatti, secondo un’indagine condotta su 2mila persone che si prendono cura dei familiari, i ticket sanitari sono aumentati del 22 per cento. Mentre i ticket sui farmaci hanno subito un incremento del 63 per cento. Non manca poi una crescita degli addizionali Irpef regionali, che hanno raggiunto vette del 77 per cento. «Il lento processo di erosione del nostro sistema sanità è evidente – dicono dall’Aiop -. Un sistema che rappresenta un patrimonio non solo in termini strutturali, ma anche in termini di servizi e professionalità che operano nel complesso ospedaliero, a cui si aggiunge l’insieme di dotazioni e attività nel campo scientifico e tecnologico».
Il presidente dell’Aiop, Gabriele Polissero, assicura che «nei mesi a venire seguiremo le proposte della seconda spending review – conclude il presidente – nell’auspicio che, in accordo con il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, si possa attivare un risparmio tutto interno al sistema per liberare risorse che in esso devono essere reinvestite».
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