Buon 45° compleanno, Kaiser Michael! Svegliati bene
Oggi Michael Schumacher compie 45 anni, ma non può partecipare alla straordinaria dimostrazione di affetto che sta circondando lui e la sua famiglia. Oggi a Grenoble una sfilata silenziosa e rossa manifesterà al pilota tedesco l’attaccamento e il sostegno dei fan della Ferrari, che rendono evidente un legame storico che non evaporerà mai. Schumy dorme il sonno ritemprante di chi sta viaggiando tra le dimensioni del Creato: torna, aspetteremo con pazienza…
Ci sarebbe andato di mezzo il solito florilegio di post su Facebook, di tweet su Twitter, di articolesse dense di quell’affetto retorico di cui sono piene tutte le ricorrenze. Perfino nelle processioni religiose – che di persona colloco tra gli spettacoli folkloristici e la cultura popolare, ma che con la religione hanno poco a che fare – c’è questa retorica salvifica, santificante, sovraesponente e barocca. L’ostentazione della fede elevata alla potenza della partecipazione vociante, mentre il Signore – nella mia visione – parla in privato e ascolta in privato.
In un momento normale è probabile che questo articolo non sarebbe stato scritto, io non lo avrei scritto. Ma oggi non è un giorno normale, perché Michael Schumacher “dorme” stordito dalla botta di domenica scorsa, su quelle nevi che ha sempre affrontato con spensierata responsabilità. Impensabile pensare che abbia affrontato con la spavalderia maleducata dei bulli quella pista di Méribel, soprattutto davanti al figlio Mick Jr, che con buona probabilità è l’unico a sapere davvero cosa sia successo.
Questo dormire indotto dalla scienza avvicina tutti noi a Kaiser Schumacher, perché rappresenta una plastica rappresentazione della vitalità, del brio di vivere, dell’efficienza di un ragazzo di 45 anni immobilizzato in un letto di ospedale come migliaia di altre persone, che non possono godere di analoghe agiatezze derivanti da un lavoro che ha reso ricca la sua famiglia, malgrado le montagne russe della crisi che ha colpito pure il Nostro Eroe e l’ha spinto a fare quel che fa una persona normale di fronte alle difficoltà: si rimbocca le maniche e torna a lavorare.
Insomma, a Schumacher il fato ha dato molto e ha tolto altrettanto, ma ogni volta Mick Sr s’è guadagnato tutto senza lesinare fatica e senza applicare il talento che il Grande Ingegnere gli ha donato a piene mani.
Ora a Grenoble – come hanno voluto marcare i medici in conferenza stampa due giorni fa – Michael Schumacher non è il campione di Formula 1, ma è una persona come le altre, avente bisogno di cure. Come gli altri pazienti, una griglia di speranza e sacrificio, spesso di esultanza per la guarigione, a volte di dolore per il “ritiro”.
C’è stato un non so che di democratico nel voler “cacciare” l’estemporaneo “villaggio media” creatosi nel parcheggio del Centre Hospitalier Universitaire del capoluogo dell’Isère, un richiamo alla “normalità” di un posto dove le uniche cose normali sono le gallerie di dolore che si succedono, in un campionario di varia umanità.
C’è un non so che di speciale in questo legame con Michael Schumacher, amato, osannato, elevato nell’Olimpo degli Invincibili, poi – lasciata Maranello – accusato di tradimento, offeso. Eppure, chi oggi sfilerà in modo silenzioso a Grenoble renderà evidente che esiste un legame inossidabile tra la Ferrari e questo tedesco che ha fatto amare l’asse di passione tra Italia e Germania, all’insegna di uno scudetto giallo con un cavallino rampante nero.
Ci sarà un non so che di emozionante quando potremo rivedere il Re della Formula 1 star meglio, alla fine di questa cavalcata di forza e di coraggio silenzioso corsa da un’intera famiglia normale. Come tutte quelle che affrontano gravi malattie piovute dal cielo.
Noi tutti ci attendiamo un lieto fine, che ridia ai figli un padre normale, alla moglie un marito normale, caduto su un masso nelle Alpi francesi una domenica normale di una normale giornata di sport.
Buon compleanno Michael Schumacher e buon risveglio.
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