Federauto critica la lettura sulle vendite di auto nuove nel mese di marzo 2014: nessuna ripresa, auto in piena stagnazione

Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, e Cesare De Lorenzi, presidente dei concessionari Citroën, smentiscono la lettura sulla “ripresa del mercato auto” seguita alla divulgazione dei dati delle vendite di auto nuove e usate nel mese di marzo

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RomaI dati diffusi ieri dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti hanno spinto i media italiani e le agenzie di stampa a diffondere toni ottimistici sull’andamento del mercato dell’auto.

Differente la valutazione di Federauto, che è molto critica con questa lettura ottimistica. Nonostante Federauto “disponesse di una proiezione di chiusura tra l’8 e il 10 per cento”, si legge in un comunicato della Federazione dei concessionari automobilistici italiani, “gli ultimi giorni non hanno confermato l’aumento atteso. Questo – precisano da via Cavour – a dimostrazione che siam in presenza di un mercato isterico, difficile da interpretare”.

Più esplicito il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi, che fornisce una proiezione interessante. “Voglio lanciare un un messaggio chiaro: il risultato delle immatricolazioni di marzo non può essere letto come una ripresa. È vero il contrario: siamo in piena stagnazione, spiega Pavan Bernacchi, che aggiunge: “con il dato di marzo il I trimestre 2014 proietterebbe l’anno a circa 1.380.000, cioè ai numeri del 2012 che hanno prodotto innumerevoli disastri“, ha commentato il presidente di Federauto.

Cesare De Lorenzi, presidente dei concessionari Citroën, ha invece fornito uno scenario interpretativo – verificabile peraltro – diverso. “I dati vanno interpretati con attenzione. Il risultato di marzo è da attribuire principalmente a un movimento di breve periodo delle immatricolazioni delle società di noleggio – spiega De Lorenzi – il cui trend è spiegato, per il lungo termine, dal recupero dei contratti precedentemente prorogati e, per il rental, dall’eccessiva riduzione della flotta nel periodo precedente. A questo si aggiunga che il mese è stato sostenuto da una robusta dose di kilometri 0“. Altro che ripresa.

Sotto questo criterio interpretativo, del tutto verificabile peraltro, “la componente più importante della domanda, ossia quella dei privati – e quindi delle famiglie, riflette Federauto – arranca e, nonostante le aggressive strategie promozionali messe in campo da tutte le marche, continua a generare volumi critici“.

Del resto, il dato veritiero è quello che riguarda le auto usate, il cui trend di vendita è rallentato a marzo, seppur di poco. 

Le conclusioni cui Pavan Bernacchi giunge sono quindi del tutto conseguenziali. “Visti i dati diffusi oggi sul tasso di disoccupazione, a febbraio pari al 13%, non c’è da stupirsi. Più di 3 milioni di italiani senza lavoro sono un limite gravissimo per la nostra economia e grave freno ai consumi interni. Oltre che un dramma sociale“. Sarebbe difficile pensare che questi numeri drammatici non si riflettessero sulle vendite di auto. Anche brand premium operanti in zone d’Italia culla del benessere per molti anni, ora fanno fatica, stringono la cinghia e cercano di sopravvivere limitando gli eccessi o, meglio, tagliando le spese inutili in un clima di spending review senza fine.

La situazione è tale per cui “il governo dovrebbe cambiare marcia all’insegna della discontinuità con il passato. Basta balzelli sugli autoveicoli, che hanno allontanato i nostri clienti dall’acquisto e dall’uso. Tassazione esagerata e insensata che ha danneggiato per primo lo Stato, che l’anno scorso ha introitato circa 3 miliardi di euro in meno dal nostro settore“, il presidente di Federauto suggerisce ammonendo o ammonisce suggerendo: anche in questo caso il cambio degli addendi non muta il risultato finale, che è quello di dare uno scossone a Palazzo Chigi perché si dia finalmente una mossa.

Se le vendite, in questo contesto sfavorevole, si attesteranno su questi bassi volumi – pari al -30% rispetto a quello che il mercato Italia dovrebbe esprimere – a farne le spese – avverte Pavan Bernacchi – saranno le concessionarie, le officine e tutto l’indotto, che contribuiranno a ingrossare le file dei disoccupati in una spirale negativa senza fine“, uno scenario da incubo che però affiora già in molte parti d’Italia, con l’espulsione dal settore di migliaia di lavoratori, spesso di difficile ricollocazione – per esempio nel ramo vendite – a causa della precipua specializzazione professionale.

Insomma, più che davanti a una fantomatica ripresa, stiamo ballando sull’orlo del baratro del settore automotive italiano, con ripercussioni anche sul fronte sportivo: nel mondiale rally non c’è un brand italiano, né piloti ufficiali ai nastri di partenza. In Formula 1 l’assenza di piloti italiani sta diventando una costante che non ci piace, ma che risulta coerente con il “tracollo sistemico” e la “caccia alle streghe” sollevatasi nei confronti dei più tartassati cittadini/contribuenti: i lavoratori che usano l’automobile per lavoro.

Forse è davvero arrivato il momento di una chiara, netta, immodificabile inversione di tendenza dell’esecutivo sull’auto in Italia, per favorire una vera ripresa delle vendite sia da parte delle famiglie che da parte delle imprese, oggi vessate da un sistema fiscale che opprime e che contrasta del tutto con le indicazioni della Commissione Europea su auto aziendali e costi di esercizio (detrazione, limite acquisto, numero auto acquistate, etc).

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.