Missionari rapiti in Camerun: don Allegri denunciò insicurezza territorio

Continua nel massimo riserbo la ricerca di un contatto con i rapitori dei tre religiosi, rapiti ieri da un gruppo armato a Maroua. Gli italiani rapiti nel mondo oggi sono cinque (foto)

Gianantonio Allegri e Giampaolo Marta sono in servizio ecclesiale in Camerun, nella regione di Maroua, che confina con la Nigeria settentrionale, dove opera il gruppo islamista Boko Haram, affiliato alla rete globale di Al Qaeda (foto AP via Al Jazeera)
Gianantonio Allegri e Giampaolo Marta sono in servizio ecclesiale in Camerun, nella regione di Maroua, che confina con la Nigeria settentrionale, dove opera il gruppo islamista Boko Haram, affiliato alla rete globale di Al Qaeda (foto AP via Al Jazeera)

Città del Vaticano – “La situazione di insicurezza del territorio non è cambiata“. È quanto scriveva il 12 marzo scorso in una ‘lettera dalla missione” è don Gianantonio Allegri, uno dei due sacerdoti italiani rapiti in Camerun, insieme al confratello Giampaolo Marta e alla suora canadese Gilberte Bissiere. “Sappiamo – continuava il religioso – le forze dell’ordine e l’esercito sono impegnati ad assicurare che non ci siano infiltrazioni e il Governatore della regione ha chiesto che se gli europei presenti qui per vari motivi, si spostano in gruppo, devono farsi scortare dalla polizia. Comunque state tranquilli, noi siamo sereni e confidiamo in quel Padre che annunciamo, misericordioso e grande nell’amore“.

Dopo la liberazione di un altro religioso francese, rapito lo scorso anno, don Allegri – sottolinea il cooperatore laico Cristiano Morsellin che lo ha avuto come padre spirituale – a gennaio scriveva: “qui la situazione di sicurezza si è un po’ allentata dopo la liberazione del prete francese Georges Vandenbeusch l’ultimo giorno dell’anno. Ma ci dicono di essere prudenti comunque…l’esercito nigeriano sembra aver riconquistato le tre province del nord Nigeria, ma i fondamentalisti non sono stati debellati. Alcuni, sappiamo, sono fuggiti in Camerun, alcuni sono stati arrestati, ma sembra programmassero anche il reclutamento in Camerun. Le forze dell’ordine sono sempre all’erta e le parrocchie sul confine sono sempre presidiate di notte dall’esercito camerunese. C’è anche una specie di coprifuoco là sul confine: le moto (mezzo privilegiato per muoversi agilmente) non possono circolare dalle 18 di sera fino alle 6 di mattina“.

Da parte sua, Morsellin ricorda il forte messaggio di Gianantonio Allegri, che alla vigilia della sua partenza per la diocesi africana di Maroua, aveva avuto modo di spiegare le ragioni della sua missione: “la prima urgenza resta quella di dare solidità alla fede. L’evangelizzazione – aveva osservato nell’occasione il missionario – si sta ulteriormente spingendo verso le montagne, tra le popolazioni Mofu, dove il culto è animista: un bel traguardo in quei luoghi cosi’ legati alla tradizione“.

Con il rapimento in Camerun dei due sacerdoti vicentini Gianantonio Allegri e Giampaolo Marta sale a cinque il numero degli italiani in ostaggio nel mondo

Il palermitano Giovanni Lo Porto, 38 anni, sequestrato il 19 gennaio 2012 in Pakistan, nella provincia del Punjab, insieme a un collega tedesco della Ong tedesca Welt HungerHilfe.

Padre Paolo Dall’Oglio, gesuita romano di 59 anni, scomparso nel luglio del 2013 in Siria, probabilmente rapito da membri del gruppo estremista dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante nel capoluogo settentrionale di Raqqa. Padre Dell’Oglio era in missione di salvataggio di alcuni ecclesiastici rapiti in Siria.

Gianluca Salviato, tecnico di 48 anni originario della provincia di Venezia, scomparso il 22 marzo 2014 in  Cirenaica. Salviato soffre di diabete e ha bisogno di insulina: la sua dotazione è stata rinvenuta nell’auto abbandonata. Lavora per la ditta Ravanelli di Venzone (Udine), una società che opera nel settore edilizio.

(Credit: AGI)

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